Estero. Oslo: Obama ha ritirato ieri il Nobel per la Pace

 Il presidente americano Barack Obama, nell’ accettare il premio Nobel per la Pace, ha ribadito spesso il concetto di una pace giusta che talvolta deve essere difesa anche con le armi, perché “gli strumenti della guerra hanno un ruolo nel preservare la pace”, a condizione però che i conflitti rispettino certe regole di condotta. “Gli Stati Uniti, ad esempio, non hanno mai combattuto contro una democrazia2, ha detto.

Teheran – Washington: è tensione. L’ Iran sfida l’ Occidente e annuncia la costruzione di dieci nuovi siti per l’ arricchimento dell’ uranio

 L’ Iran ha reagito ad una risoluzione approvata dall’ organo direttivo dell’ agenzia dell’ Onu che gli chiedeva di fermare immediatamente i lavori per la messa in funzione del suo secondo sito per l’ arricchimento, quello di Fordo, vicino alla città di Qom, annunciando la costruzione di dieci nuovi siti per l’ arricchimento dell’ uranio, possibile innalzamento del livello di arricchimento dal 3,5 al 20 per cento e minaccia di ridurre la cooperazione con l’ Agenzia internazionale per l’ energia atomica (Aiea) per il controllo dei suoi siti.

Teheran. Il presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad: “Non invieremo l’ uranio all’ estero”

 L’ Iran ha confermato il proprio rifiuto a inviare il suo uranio arricchito all’ estero in cambio di combustibile per il suo reattore di ricerca. L’ accordo tra Teheran e la comunità internazionale sul dossier nucleare iraniano appare quindi ancora più lontano. L’ annuncio non è ancora la risposta ufficiale e definitiva di Teheran alla proposta di accordo dell’ Occidente, mediata dall’ Aiea, ma va interpretato come un preciso segnale di chiusura delle autorità locali.

Estero. “Un processo incostituzionale” quello di Teheran contro manifestanti e leader riformatori

 Una “farsa”. Così l’ ex presidente riformatore iraniano Mohammad Khatami ha definito il processo di massa in corso da ieri a Teheran contro un centinaio di manifestanti e leader riformatori, arrestati dopo le dimostrazioni seguite alla rielezione del presidente Mohammad Ahmadinejad, il 12 giugno.

Nel contempo – mentre altri dieci oppositori sono andati ad aggiungersi ai cento già ieri portati davanti ai giudici – il capo dell’ opposizione iraniana Mir Hossein Mussavi (uno dei candidati sconfitti alle presidenziali secondo i dati ufficiali) ha alzato il tiro contro il regime affermando che tutte le confessioni fatte ieri da alcuni imputati sono state estorte con la tortura e non hanno quindi alcun valore.

“Le confessioni fanno venire in mente le torture medioevali”, scrive Mussavi nel suo sito e pone una domanda retorica, che non chiede risposta: “Di cosa vogliono convincere il popolo con queste confessioni che ricordano le torture del Medioevo? Dicono che i ragazzini della rivoluzione hanno confessato durante il processo i loro legami con i nemici e un piano per rovesciare la Repubblica Islamica. Tutto quello che io ho sentito, sono i gemiti che fanno capire quello che hanno subito durante questi cinquanta giorni di detenzione”.

Mussavi poi, come l’ ex presidente riformista Mohammad Khatami, afferma che questo è un processo dove tutto è truccato. “Presto vedremo invece finire sotto processo chi ha commesso questi crimini, le torture e gli interrogatori”. In particolare Khatami ha definito il processo contrario alla Costituzione, alla legge e ai diritti dei cittadini. Questo tipo di messa in scena è innanzitutto contraria agli interessi del regime e mina la fiducia dell’ opinione pubblica e le confessioni ottenute in queste condizioni non hanno alcuna credibilità.

Estero. Caos a Teheran. I riformisti vogliono ricordare i morti del 20 giugno scorso. La polizia interviene con i manganelli

 Risale la tensione a Teheran. L’ opposizione avrebbe voluto commemorare le vittime della repressione post – elettorale, ma la polizia ha picchiato con bastoni, manganelli e cinture le persone che si erano raccolte nel cimitero dove sono sepolti Neda Agha – Soltan (nella foto) e altri giovani uccisi nella manifestazioni del 20 giugno.

Numerosi anche gli arresti. Nel cimitero di Behesht – e – zahra, a sud di Teheran, gli agenti si erano raccolti soprattutto attorno alla tomba di Neda, la giovane diventata il simbolo della repressione. Il leader riformista Mir Hossein Mossavi, che aveva preannunciato la sua presenza, è stato costretto ad allontanarsi appena pochi minuti dopo il suo arrivo.

Secondo testimoni locali, Moussavi è riuscito a scendere dall’ auto, accolto dagli slogan festosi dei manifestanti, e a camminare fino alla tomba di Neda, la giovane di cui oggi ricorre il quarantesimo giorno dalla morte. A Moussavi però non è stato permesso di recitare i versi del Corano: è stato immediatamente circondato da agenti in assetto antisommossa che lo hanno ricondotto alla sua auto.

Altre persone che si erano raccolti al cimitero hanno circondato la sua auto, tentando di non farlo andar via. Ma la polizia ha cominciato a spingere gli attivisti e Moussavi è ripartito. Nonostante la polizia avesse bloccato le strade che conducono alla tomba di Neda, una quarantina di manifestanti – tutti con foulard e T – Shirt verdi – il colore distintivo della campagna elettorale di Moussavi – erano riusciti a raccogliersi sul luogo della sepoltura decorata con candele e fiori. I vertici della Repubblica islamica avevano vietato anche la cerimonia commemorativa nel Grande Mossala (luogo di preghiera) della capitale. La sfida è stata subito raccolta dal popolo della blogosfera iraniana. Su Twitter si rincorrono appelli a recarsi in massa al cimitero.

Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi: “Al G8 nuove sanzioni contro l’ Iran”. Ma Obama intende valutare le proposte

 Al G8 de L’ Aquila probabilmente prevarrà la linea dura contro il governo iraniano. Ad accennare oggi esplicitamente a nuove possibili sanzioni nei confronti di Teheran – per la prima volta dopo la contestata rielezione del presidente Mahmud Ahmadinejad e gli scontri di piazza che ne sono seguiti – è stato il premier Silvio Berlusconi, presidente di turno del G8.

“Anche dalle recenti telefonate che ho avuto con gli altri leader mondiali credo che si andrà in questa direzione, ha anticipato il presidente del Consiglio, assicurando che “al summit dell’ Aquila il nodo iraniano sarà il primo argomento che esamineremo”.

Fonti di palazzo Chigi hanno poi precisato all’ agenzia Ansa che in questa fase le sanzioni sono una possibilità che è sul tavolo degli otto Grandi ma non è una decisione che è stata presa. Comunque, hanno aggiunto le fonti, si sta andando verso un chiaro segnale nei confronti dell’ Iran. Non a caso, ad esempio dalla Gran Bretagna, vengono pressioni affinché l’ Unione europea prenda delle posizioni comuni ad alto valore simbolico, come la chiusura delle ambasciate a Teheran.

Nel giorno in cui arriva la scontata conferma della vittoria di Ahmadinejad da parte del Consiglio dei Guardiani della costituzione dopo un limitato riconteggio dei voti, si irrigidisce quindi la posizione degli occidentali. Berlusconi ha premesso di non voler anticipare quello che accadrà all’ Aquila.

Estero. In Iran il governo smorza la polemica con Londra e libera cinque degli arrestati

 L’ Iran ha dato ieri l’ impressione di volere smorzare i toni dello scontro diplomatico in atto con la Gran Bretagna, dopo gli arresti, avvenuti venerdì, dell’ intero staff iraniano dell’ ambasciata britannica a Teheran. Cinque dei nove arrestati, ha detto il portavoce del ministero degli Esteri, Hassan Qashqavi, sono stati rilasciati.

Il ministro degli Esteri iraniano Manuchehr Mottaki (nella foto) e quello britannico David Miliband hanno avuto nelle ultime ore una conversazione telefonica, ha aggiunto il portavoce, assicurando che il governo della Repubblica islamica non ha in programma la chiusura di alcuna ambasciata europea a Teheran la riduzione del livello delle relazioni diplomatiche, nemmeno con Londra.

Gli arresti sono seguiti di una settimana all’ espulsione di due diplomatici britannici a Teheran, con l’ immediata ritorsione della Gran Bretagna, che ha espulso due diplomatici iraniani. Mottaki aveva accusato Londra di avere ordito un complotto contro le elezioni in Iran, fomentando tra l’ altro i disordini che ne sono seguiti.

Estero. Il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad: “Obama come Bush”

 Ahmadinejad ha invitato ieri il presidente statunitense Barack Obama a non interferire nelle questioni interne della Repubblica Islamica. È quanto riporta l’ emittente televisiva del Qatar ‘al Jazeerà. Le dichiarazioni di Ahmadinejad arrivano dopo la notizia di ieri secondo cui Obama ha scritto all’ ayatollah Ali Khamenei, leader supremo dell’ Iran, prima delle elezioni presidenziali del 12 giugno scorso, chiedendo un miglioramento delle relazioni tra Iran e Stati Uniti. Due giorni fa, inoltre, il presidente americano ha espresso una dura condanna per la repressione attuata dal governo iraniano contro i manifestanti che protestano per i risultati del voto.

Intanto, il grand’ ayatollah Hossein Montazeri, il più importante leader religioso dissidente dell’ Iran, ha avvertito che la repressione delle proteste può portare alla caduta del regime iraniano.”Se gli iraniani non possono parlare dei loro legittimi diritti in riunioni pacifiche che vengono invece soppresse, ci saranno complicazioni che potrebbero sradicare le fondamenta del governo, per quanto potente”, ha dichiarato Montazeri in un comunicato diffuso dalla città santa di Qom.

Montazeri ha invocato l’ istituzione di una commissione imparziale per risolvere la peggior crisi in 30 anni di storia della repubblica islamica. Montazeri, 87 anni, aveva proclamato tre giorni di lutto nazionale per le vittime delle proteste. A suo tempo fu indicato come il favorito alla successione di Ruhollah Khomeini, ma cadde in disgrazia per aver criticato le esecuzioni capitali dopo il rovesciamento dello Scià, nel 1979. È stato in prigione dal 1997 all’ inizio del 2003 per aver denunciato l’ eccessiva concentrazione di potere nelle mani della Guida suprema, l’ ayatollah Ali Khamenei.

Teheran. I sostenitori di Ahmadinejad in piazza per protestare contro la Gran Bretagna

 Il Consiglio dei Guardiani ha annunciato che non saranno annullate le elezioni presidenziali del 12 giugno in Iran, nonostante le accuse di brogli lanciate dai candidati riformisti dopo la rielezione del presidente Mahmud Ahmadinejad con il 62,63% dei voti.
Il regime degli ayatollah accelera quindi nella normalizzazione, incurante dello sciopero generale proclamato dall’ opposizione e dei nuovi cortei di protesta. Il Majlis, il Parlamento, ha fissato tra il 26 luglio e il 19 agosto il periodo in cui il presidente e il nuovo governo dovranno giurare.

Il vice capo della magistratura, Ebrahim Raisi, ha preannunciato pene esemplari per i manifestanti arrestati: le loro condanne daranno una lezione a tutta la popolazione.

Poi un monito sulla libertà di espressione: “L’ intera nazione deve fare attenzione a quello che dice e i giornalisti a quello che scrivono”, ha avvertito Raisi, richiamando l’ appello lanciato venerdì scorso nella preghiera collettiva dalla Guida suprema, ayatollah Ali Khamenei, perché cessino le proteste.

Intanto sale intanto la tensione tra l’ Iran e la Gran Bretagna. Un gruppo di miliziani Basiji armati ha scandito slogan contro Londra all’ esterno dell’ ambasciata britannica a Teheran. La manifestazione si è svolta poche ore dopo che il ministero dell’ Interno aveva negato l’ autorizzazione per un sit – in di protesta davanti all’ ambasciata britannica organizzato da quattro gruppi studenteschi.

Caos ancora in Iran. L’ Europa condanna: “Basta repressione”

 L’ Unione Europea reagisce fermamente alle sempre più brutale repressioni con cui la teocrazia iraniana cerca di respingere, proprio nel trentennale della democrazia islamica khomeinista, la protesta popolare contro i brogli elettorali che confermano il fondamentalista Ahmadinejad alla presidenza.

Ma è una condanna al momento espressa per comunicato, stilato dalla presidenza ceca di turno, su pressioni francesi, tedesche ed inglesi, e proprio mentre a Teheran vengono convocati gli ambasciatori dei 27, non si sa ancora se per rispedirli in patria. Cosa che non si può escludere, visto che era stata una colomba come Ali Larijani, il presidente del parlamento già volto di mediazione con l’ Occidente, a chiedere di rivedere le relazioni con Londra, Parigi e Berlino.

Una giornata calda, quella di ieri, per le principali diplomazie, apertasi con un forte attacco alla Gran Bretagna. La tv iraniana, che è sotto diretto controllo della Guida Suprema Ali Khamenei, ha sostenuto di aver notato che nel Paese sono entrati numerosi terroristi mujaheddin – organizzazione che fino a poco tempo fa era sulla black list di Bruxelles, ed è ancora in quella americana – dalla Gran Bretagna.

E il ministro degli Esteri persiano Manoushehr Mottaki aveva accusato Londra di «complotto per sovvertire le elezioni», secondo la linea tracciata da Khamenei, che s’ era ben guardato dal confliggere direttamente con Washington e, usando la taqqya cara agli sciiti, ovvero la dissimulazione, aveva puntato il dito contro la sola Gran Bretagna.

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