Attentato in Afghanistan. Il cordoglio di Giorgio Napolitano: “Un augurio ai nostri valorosi che rappresentano l’ Italia”

 Il mondo politico si unisce nel cordoglio per le vittime dell’ attentato talebano a Kabul. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano ha indirizzato ai familiari dei caduti “l’ espressione del mio più sincero e accorato cordoglio, un augurio ai feriti e ai nostri valorosi che rappresentano l’ Italia in questa difficile missione internazionale per la pace e la stabilità l’ espressione della nostra riconoscenza e vicinanza”.

Il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha espresso il profondo cordoglio suo e del Governo ed ha sottolineato che il governo è vicino alle famiglie delle vittime, condivide il loro dolore in questo tragico momento ed esprime la sua solidarietà a tutta la missione italiana in Afghanistan impegnata a sostegno della democrazia e della libertà in questo sfortunato Paese.

Renato Schifani, presidente del Senato, ha affermato che il sacrificio di questi eroi costituisce un ulteriore doloroso contributo che i nostri militari, con grande coraggio e professionalità, continuano a dare per difendere la democrazia, la pace e la sicurezza internazionale. L’ Italia si inchina davanti a questi nostri ragazzi e si stringe commossa intorno alle loro famiglie.

Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, ha affermato: Le forze armate hanno pagato un ulteriore tributo di sangue a difesa della democrazia in Afghanistan. La Camera si stringe intorno alle famiglie delle vittime e a tutte le forze armate.

Il Tricolore, simbolo dell’ Italia unitaria, oggetto di polemiche. La Lega vuole bandiere e inni regionali

 L’ articolo 12 della Costituzione, immutato e indiscusso dal 1948, recita: “La bandiera della Repubblica è il tricolore italiano: verde, bianco e rosso”. Ma alla Lega non basta più, vuole le bandiere regionali e anche gli inni. Bisognerebbe aggiungere, secondo la proposta di legge del capogruppo al Senato Federico Bricolo, le parole: “Ciascuna regione ha come simboli la bandiera e l’ inno”. I vessilli regionali sarebbero così equiparati al tricolore. Mentre gli inni lombardo, toscano o campano, supererebbero per rango l’ inno di Mameli, che non è citato dalla Costituzione e cui pure la Lega ha sempre preferito il “Va pensiero” di Giuseppe Verdi.

Questa iniziativa del Carroccio, che risale al luglio 2008, ma che oggi è stata segnalata dall’ ufficio stampa della Lega al Senato, solleva le aspre polemiche non solo dell’ opposizione, ma anche di alcuni esponenti della maggioranza. Nonostante il tentativo di Bricolo di stopparle sul nascere: “Non è una proposta di legge che va contro qualcosa o qualcuno – sottolinea – ma chiede il riconoscimento delle bandiere e degli inni regionali per valorizzare simboli identitari che sono ricchezza per tutti”.

Il progetto di legge, spiegano i senatori della Lega, è coerente con la riforma federalista. Per di più, non si tratta di una proposta nordista, ma riguarderebbe tutte le Regioni. “Voglio ricordare ai tanti sepolcri imbiancati che credono che la realtà nazionale debba essere un museo – aggiunge il ministro per le Politiche agricole Luca Zaia – che invece la gente e le culture si modificano”. Ma il messaggio del Carroccio viene capito solo dal movimento autonomista siciliano di Raffaele Lombardo. Il capogruppo alla Camera Carmelo Lo Monte dice che l’ Mpa è d’ accordo con quella che non esita a definire “una felice intuizione”.

Approvato dalla Camera, il Decreto anticrisi arriva in Senato

 La manovra estiva del governo con le nuove misure anticrisi ottiene il primo ok del Parlamento. L’ Aula della Camera ha approvato il decreto. Il provvedimento passa ora al Senato, ma la partita non sembra essere affatto chiusa. Infatti Governo e maggioranza sollevano forti polemiche dell’ opposizione a causa di alcuni nodi irrisolti.

Il primo problema da risolvere riguarda la riattribuzione al ministro Stefania Prestigiacomo almeno di una parte dei poteri di controllo sull’ energia che le erano stati sottratti. E poi la questione del depotenziamento della Corte dei Conti, il cosiddetto lodo Bernardo con le norme che riducono il potere di indagine della magistratura contabile sui danni erariali e la tassazione sulle plusvalenze delle riserve auree su cui è arrivato il parere negativo della Bce. In quanto alla questione Sud è una partita tutta politica che dovrebbe essere affrontata prima fuori dal Parlamento.

Se saranno apportate queste modifiche al decreto, anche altri problemi potrebbero trovare una soluzione a palazzo Madama. Ad esempio si potrebbe chiarire che i terremotati abruzzesi avranno più tempo per riprendere a pagare le tasse dopo l’ annuncio del titolare dell’ Economia Giulio Tremonti, si potrebbe inserire la norma sulla proroga degli studi di settore in revisione che non si è riusciti a introdurre nel passaggio alla Camera o le misure sull’ interconnessione e sulle agevolazioni per la interrompibilità da parte delle aziende energivore, anche queste cassate alla Camera. Eventuali modifiche al Senato determinerebbero un ritorno del testo a Montecitorio. La Camera, infatti, lavorerà fino al 4 agosto per la terza lettura.

News del Decreto anticrisi. Scudo, pensioni, badanti e piccole imprese: le principali norme del testo

 Scudo fiscale per i capitali esportati illegalmente alla ministretta sull’ età pensionabile, aiuti per le imprese grandi (Tremonti – ter per chi reinveste gli utili) e piccole (moratoria dei debiti bancari e incentivi alla capitalizzazione), sanatoria di colf e badanti. Sono queste le misure principali del decreto anticrisi che passa ora all’ esame del Senato per diventare legge prima delle ferie, dopo aver ottenuto il voto favorevole della Camera.

Scudo fiscale
Sarà possibile rimpatriare fino al prossimo aprile, pagando un’ imposta sostitutiva, i capitali esportati illegalmente fuori dalla Ue o anche solo regolarizzarli se si tratta di Paesi europei o in Paesi aderenti – secondo l’ ultima versione della norma – allo spazio economico europeo che garantiscono un effettivo scambio di informazioni fiscali. Lo scudo fiscale in Svizzera sarà utilizzabile solo con l’ effettivo rimpatrio, mentre potrebbe aprirsi la possibilità di regolarizzazione senza rimpatrio per Paesi come Liechtenstein se ci sarà collaborazione informativa. L’ aliquota da pagare è pari ad un forfait del 5%, ma esiste ancora qualche incertezza interpretativa.

Pensioni, mini stretta dal 2015
Arriva una mini stretta sulle pensioni. Partirà dal primo gennaio 2015 e comporterà, come primo passo, al massimo tre mesi di aumento dell’ età pensionabile. Il decreto contiene anche l’ innalzamento a 65 anni di età per il pensionamento delle donne che lavorano nella pubblica amministrazione: partirà dal 2010 con l’ innalzamento di un anno ogni due fino ad arrivare nel 2018 a 65 anni. Rientra nel capitolo pensioni anche la possibilità di rottamare gli impiegati pubblici con 40 anni di contributi (anche figurativi), con la sola esclusione dei primari, dei professori universitari, dei dirigenti e dei magistrati.

Aiuti pmi, da moratoria a capitale
Il decreto introduce norme per rendere più solide le piccole imprese con uno sconto fiscale. Per investimenti fino a 500.000 euro viene considerato un rendimento del 3% annuo escluso dalle tasse per cinque anni. Sul fronte bancario, invece, arriva una norma ponte per la moratoria dei debiti nei confronti delle banche: consente di prevedere agevolazioni (anche temporali) per i costi finanziari delle sole piccole e medie imprese da realizzare con una convenzione con l’ Associazione Bancaria Italiana (Abi) entro 4 mesi dall’ entrata in vigore della legge di conversione.

Verso un maxiemendamento al decreto anticrisi. Fini: “Lo valuteremo”

 Il governo porrà la fiducia su un maxiemendamento al decreto anticrisi. Il testo messo a punto dal governo è stato presentato ed è al vaglio della presidenza della Camera per l’ ammissibilità, mentre già circola una bozza che contiene modifiche sulle riserve auree, che elimina la sanatoria sulle slot machine e le modifiche al testo originario sulle banche.

I deputati hanno deciso ieri mattina di interrompere in anticipo il dibattito generale e iniziare la discussione sul complesso degli emendamenti per accelerare i tempi, visto che il passaggio parlamentare del dl 78 si sta confermando piuttosto complicato. Il vaglio che attende il maxiemendamento sarà molto rigido da parte del presidente della Camera Gianfranco Fini che anche stamani ha ribadito l’ intenzione di sottoporre l’ eventuale maxiemendamento a un rigoroso e attento esame. Nel caso Fini bocciasse alcune delle richieste, l’ esecutivo potrebbe solo introdurre le modifiche in Senato, ma si prospetterebbe per Montecitorio una terza lettura agostana.

Il Ddl sicurezza diventa legge. Fra le norme il reato di clandestinità

 In meno di ventiquattr’ ore il governo porta a casa la terza fiducia e poi l’ ok definitivo del Senato sul ddl sicurezza con 157 voti favorevoli, 124 contrari e 3 astenuti. In mattinata l’ aula di Palazzo Madama aveva dato il via libera anche al terzo maxiemendamento del provvedimento che ora è legge.

Fra le norme contenute nel pacchetto è da ricordare il reato di clandestinità: lo straniero illegalmente in Italia, recita il testo, non rischia la reclusione ma un’ ammenda da 5 mila a 10 mila euro e l’ espulsione. I rilievi dell’ Ue e il rischio di una nuova emergenza carceri hanno pesato nell’ esclusione della detenzione dalle pene previste. Gli immigrati, inoltre, dovranno pagare un contributo di soggiorno che avrà un importo di un minimo di 80 euro e di un massimo di 200. Si pagherà per il rinnovo del permesso di soggiorno, ma non se questo è per asilo e per la richiesta di asilo, per la protezione sussidiaria e per motivi umanitari. Infine, è prolungata dagli attuali 60 giorni a 180 giorni la permanenza nei Cie, i centri di identificazione ed espulsione, degli immigrati clandestini.

Abrogate alla Camera le norme su medici e presidi spia, resta nel testo l’ obbligo di esibire agli uffici della pubblica amministrazione il permesso di soggiorno non solo ai fini del rilascio di licenze, autorizzazioni, iscrizioni ed altri provvedimenti di interesse ma anche per i provvedimenti inerenti agli atti di stato civile o all’accesso ai pubblici servizi. Con questa norma, accusa l’ opposizione, sarà impossibile per i figli dei clandestini essere iscritti all’ anagrafe.

Referendum a rischio quorum: gli ultimi appelli alla partecipazione

 “Andiamo tutti a votare per picconare il porcellum, la peggior legge elettorale della storia repubblicana”, si affannano a gridare Antonio Segni e Giovanni Guzzetta. I promotori si sono perfino appellati al presidente Napolitano, perché garantisca la visibilità del referendum come ha fatto con successo per la lista Pannella alle europee.

La moral suasion del presidente Rai Garimberti sui direttori di tg, gr e reti è stata forse tardiva, se a cinque giorni dal voto di domenica a cui in teoria sono chiamati 47,5 milioni di elettori, un italiano su due ignorava che si tratta di un referendum e un numero altissimo non ne conosceva i contenuti. E va bene che in 30 località ci sono i ballottaggi, ma l’ estate è scoppiata. E riuscire a portare alle urne il 50 per cento dei votanti e raggiungere il fatidico quorum appare un’ ardua impresa.

I quesiti
Sono tre, su schede di colore diverso. La legge attuale, proporzionale, prevede un premio di maggioranza da attribuire (su base nazionale alla Camera, regionale al Senato) o alla singola lista vincente o alla coalizione di liste. Il primi due quesiti propongono di eliminare la seconda possibilità. Chiedono infatti di cancellare il collegamento fra liste alla Camera (scheda viola) e al Senato (scheda beige chiaro) e il premio alla coalizione. Il terzo (scheda verde) chiede invece di abrogare le candidature plurime, cioè la possibilità, per la stessa persona, di candidarsi in più circoscrizioni.

Cosa cambia
Se passasse il sì alle prime due domande, il premio di maggioranza verrebbe attribuito alla singola lista vincente. E verrebbero innalzate le soglie di sbarramento, al 4% alla Camera, all’ 8% al Senato. Il sì alla terza domanda cancellerebbe invece i ripescaggi, che permettono all’ eletto in più circoscrizioni di decidere il destino degli altri, stabilendo dove ritirarsi. La porcata resterebbe però intatta: le liste rimarrebbero bloccate e scelte dall’ alto.

Gheddafi ritarda all’ appuntamento. Gianfranco Fini cancella la visita dopo oltre due ore di attesa

 Il presidente della Camera annulla la visita di Muammar Gheddafi a Montecitorio dopo averlo atteso nel suo studio per due ore. “Un ritardo ingiustificato”, fa sapere Fini, che poi rende noto il discorso che avrebbe dovuto tenere davanti al leader libico: quattro cartelle di critiche sul rispetto dei diritti umani a Tripoli e sul discusso giudizio sugli Stati Uniti pronunciata da Gheddafi al Senato.

I preparativi per accogliere il leader libico alla Camera iniziano alle 15 (l’ incontro con Fini è fissato alle 16.30, il convegno con D’ Alema e Pisanu alle 17): piazza Monte Citorio off limits per passanti e turisti, grande dispiegamento di forze dell’ ordine fuori dal Palazzo, di commessi dentro.

Visti i precedenti (al Quirinale mercoledì si era presentato con oltre mezz’ ora di ritardo, al Senato con 50 minuti, all’ Università La Sapienza dopo due ore), già poco dopo le 16.30 si sparge la voce alla Camera che Gheddafi non arriverà prima delle 17.45. La Sala della Lupa è gremita di persone accreditate al convegno e Fini attende il rais nel suo studio con D’ Alema e Pisanu. Intorno alle 18, si sparge la voce tra i commessi che Gheddafi è ancora in camera.

Allo scoccare delle due ore di ritardo, la decisione. Presa in piena autonomia e assumendosene tutte le responsabilità. Fini comunica l’ annullamento del convegno alla Sala della Lupa che accoglie la notizia con un applauso di approvazione. E la ragione della terza carica dello Stato viene pienamente compresa anche dal premier Silvio Berlusconi, che Fini sente dopo aver raggiunto telefonicamente anche il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.

Una decisione giusta anche per il ministro degli Esteri, Franco Frattini, e per il suo predecessore D’ Alema: “Per il decoro delle istituzioni e il rispetto delle personalità invitate la decisione di Fini è ineccepibile”. Prima di lasciare Montecitorio D’ Alema motiva il ritardo di Gheddafi con un malore e annuncia ai cronisti che insieme a Pisanu lo sta andando a trovare a Villa Doria Pamphili.

Il ritardo di Gheddafi assume i contorni di un giallo diplomatico. L’ ex ministro degli Esteri e Giuseppe Pisanu si sono poi recati a Villa Pamphili a trovare il leader libico Muammar Gheddafi.

“Abbiamo avuto con Gheddafi – ha spiegato D’ Alema – uno scambio di opinioni sui rapporti tra la Libia e l’ Italia. Gheddafi ha anche espresso rammarico per il mancato appuntamento organizzato dalle Fondazioni Italianieuropei e Medidea a Montecitorio”. Anche Giuseppe Pisanu ha riferito che il colonnello libico si è scusato.

Mediazione Creditizia: dura battaglia con il Governo

 L’ On. Santelli (Pdl) e l’ On. Marsilio (Pdl) presentano degli Ordini del Giorno, in difesa delle linee politiche sindacali dei mediatori su Forma Societaria e Formazione Continuativa. Dura battaglia con il Governo sulla mediazione creditizia alla Camera dei Deputati per un atto di indirizzo parlamentare voluto da Fiaip sul Disegno di Riforma della Professione dei mediatori creditizi.

Con questi Ordini del Giorno l’ intento di Fiaip era quello di voler assicurare una maggiore trasparenza e professionalità dei soggetti che operano nel settore della mediazione creditizia tenendo conto che, nel fissare le soglie minime di accesso alla professione mediante l’ obbligo di costituzione di società di capitali, si rischia di compromettere gravemente la libertà di iniziativa economica ed imprenditoriale di coloro che oggi esercitano la professione di mediatore, in maniera trasparente e professionale, senza disporre di grandi patrimoni. L’ obiettivo era quello di consentire ai piccoli mediatori creditizi di operare al meglio in un contesto legislativo di indirizzo politico più chiaro da parte dello stesso Governo.

Grazie al lavoro di pressione sul Parlamento ed all’ attività di tutti i Delegati Regionali alla Mediazione che hanno con me collaborato per la presentazione di una Proposta di Legge Ventucci (C.2055), sulla riforma della professione del mediatore, indirizzata da Fiaip e condivisa dalle principali Associazioni di Settore, oggi la Federazione, unica associazione in Italia, ha cercato nuovamente di convincere i membri del Governo, grazie agli Ordini del Giorno presentati da Jole Santelli (Pdl) ed altri, e da Marco Marsilio (Pdl), a tener conto delle istanze rappresentate da Fiaip.

Con gli Ordini del Giorno si raccomandava al Legislatore di imporre a tutti gli operatori del Settore l’ iscrizione all’ elenco, previa frequentazione di un corso di formazione organizzato dalle associazioni di categoria maggiormente rappresentative sul piano nazionale, con la supervisione del costituendo organismo associativo che provvederà alla tenuta dell’ elenco dei mediatori creditizi.

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