Una lunga lettera pubblicata in prima pagina dal primo quotidiano italiano per rivendicare al partito la capacità di “uscire più forte e più credibile da questo passaggio critico” a patto di “rifuggire dalla tentazione di chiuderci a difesa dell’indifendibile e se sapremo invece nutrire il coraggio di scommettere in modo ancora più deciso sull’innovazione”. E su questo Veltroni indica tre dimensioni di innovazione: la prima è politica ed è la “vocazione maggioritaria. Che non è vacua ricerca della solitudine o presunzione di autosufficienza, ma ambizione di cambiare in profondità i rapporti di forza politici nella società italiana”. Da costruire con alleanze programmatiche chiare pena “ammucchiate eterogenee” o scarsa presa sull’elettorato.
La seconda dimensione dell’innovazione è programmatica, per governare “il Paese come il più piccolo dei comuni italiani, non per gestire l’esistente, ma per rappresentare il bisogno e la domanda di cambiamento che la società italiana esprime. La tensione riformatrice, insieme alla vicinanza quotidiana alle persone, è la condizione indispensabile per il successo delle nostre esperienze amministrative e di governo, ma anche il migliore antidoto alla riduzione della politica ad una lotta senza scrupoli per un potere che diventa fine a se stesso.