Per la riforma del Parlamento Berlusconi rilancia il ddl di iniziativa popolare

 “Sto veramente pensando di portare i deputati a 300 e i senatori a 150. Perché un testo di iniziativa popolare? Perché voglio vedere il Parlamento non votare positivamente una legge presentata con il sostegno di milioni di elettori”.

Berlusconi rilancia il ddl di iniziativa popolare per riformare il Parlamento in una intervista a Rtl. Il premier tenta di smorzare i toni usati all’ assemlea di Confindustria e definisce il Parlamento pletorico (e non inutile). Berlusconi è chiaro: “630 deputati sono troppi, a causa di questo regolamento per fare una legge ci vogliono venti mesi. Non si può pretendere di essere uno Stato moderno se andiamo avanti così”.

Poi una battuta sul caso Mills che “sarà ancora una volta un boomerang che rafforzerà la mia parte politica e indebolirà la sinistra e i suoi giudici. L’ obiettivo del Pdl è molto di più del 40 per cento. I sondaggi ci danno al 45 per cento e io al nostro congresso ho indicato come obiettivo il 51 per cento, come risultato da attingere nei prossimi anni per il nostro partito”.

Il premier non perde di vista l’ appuntamento elettorale del 6 – 7 giugno e avverte: “Bisogna mandare in Europa gente non solo capace ma che sia presente, entrando a far parte dell’ Europarlamento. Se gli italiani non disperderanno il loro voto sulle piccole formazioni o sulla sinistra, il nostro gruppo parlamentare avrà la possibilità di essere determinante in Europa. Anche perché dobbiamo dare un drizzone all’ Europa». Il premier ha ribadito che a suo avviso serve un presidente del Consiglio europeo che non duri in carica solo sei mesi.

Nuovi ddl per regolare il processo. L’ Idv: un altro Lodo Alfano

 Il giorno dopo la sentenza Mills, e lo sfogone del premier, il Pdl riparte di slancio dalle leggi che regolano i giudici e i tribunali. Il sottosegretario alla Giustizia, Giacomo Caliendo, si precipita alla Camera per depositare gli emendamenti del governo al ddl sulle intercettazioni. Il governo di colpo ha fretta. Caliendo arriva convinto che il ddl si voterà la settimana prossima e sa che il risultato è scontato, visto che sarà un voto di fiducia.

Gli emendamenti non apportano grandi sorprese: si ammorbidiscono i vincoli e le sanzioni per i giornalisti e si alleggerisce la formulazione degli indizi di colpevolezza che serviranno per autorizzare un’ intercettazione. L’ unica novità è un sistema di salvaguardia per le conversazioni degli 007. I magistrati dovranno prima chiedere il permesso al presidente del Consiglio. Il Pd grida all’ ennesimo scandalo. Con sorpresa del sottosegretario Caliendo, però, la questione slitterà di un mese o addirittura due.

Nel pieno della riunione, la presidente Giulia Bongiorno viene informata dallo staff di Fini che la Conferenza dei capigruppo ha appena deciso di chiudere la Camera per la campagna elettorale. Insomma, nessuna accelerazione. Anzi. E c’ è persino chi pensa a uno sgambetto dei leghisti. Ma Roberto Cota, il capogruppo, precisa: “Nessun dissidio. Il rinvio è solo tecnico. L’ accordo tra noi è saldo”.

Il caso Berlusconi – Lario: un sondaggio Ipr Marketing per Repubblica.it

 Il divorzio Berlusconi – Lario divide gli italiani. Ma non sposta gli equilibri. Caso mai li cristallizza. Li radicalizza. Almeno per ora. Il divorzio, mediatico, tra Veronica Lario e Silvio Berlusconi non provoca mutamenti significativi negli elettori. Che tendono a considerarla una vicenda dalle scarse influenze sulle loro scelte politiche.

Il sondaggio Ipr Marketing realizzato per Repubblica.it è chiaro. Dopo la partecipazione a Porta a Porta del premier, i numeri danno gli elettori del centrodestra arroccati intorno al Cavaliere e quelli del centrosinistra che traggono ulteriore linfa per criticare il premier. Ed anche un malessere dei cattolici che appare molto inferiore alle previsioni. Nonostante la dura reprimenda dell’ Avvenire.

Stando ai numeri la fiducia nel premier dopo Porta a Porta resta invariata (66%). Uno stallo che si registra anche nella parte degli elettori che si dicono cattolici praticanti (61%). Fiducia in calo per il 20% e in aumento per il 13%. Positiva anche l’ impressione fatta dal premier nel salotto di Vespa: convincente per il 57%, sincero per il 51%, rilassato per il 52%. Percentuali che diventano plebiscitarie tra gli elettori del Pdl (80% circa). Di altro avviso il 47% che l’ ha trovato provocatorio e presuntuoso (42%).

Traballa, invece, la tesi “del complotto organizzato dalla sinistra e dalle sue gazzette”. Per il 59% non c’ è stata nessuna macchinazione (lo pensano anche il 27% degli elettori del Pdl). Gli irriducibili complottisti, invece, si attestano al 28%.

Referendum. L’ annuncio a sorpresa di Berlusconi (“Sul referendum voterò sì”) scuote la maggioranza già alle prese con le candidature per le Europee

 La Lega, che per stessa ammissione del premier, sarebbe il partito più penalizzato in caso di esito positivo della scadenza referendaria, fa scattare l’ allarme rosso. Nelle parole del ministro dell’ Interno Maroni c’ è timore misto a rabbia. “Mi ha sorpreso Berlusconi e mi preoccupa perché è una presa di posizione che noi non condividiamo e che cercheremo di fargli correggere” avverte Maroni.

Il ministro leghista invita il Pd a correggere l’ errore che ha compiuto sostenendolo a sua volta e lanciando così la volata a Berlusconi. Quindi chiosa: “Se il referendum raggiungesse il quorum e vincesse il sì sarebbe inevitabile trarre le conseguenze di una così forte spinta popolare”. Dario Franceschini prova invece a seminare zizzania. L’ affondo del leader Pd è diretto: “Berlusconi più che masochista è surrealista perché vuole abrogare una legge che hanno fatto lui e la sua maggioranza. Nessun problema per noi, visto che Berlusconi tutti i giorni si sta impegnando ad umiliare la Lega, bocciando le ronde, le norme sui Cie e ora dicendo sì al referendum”.

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