Il caso Berlusconi – Lario: un sondaggio Ipr Marketing per Repubblica.it

 Il divorzio Berlusconi – Lario divide gli italiani. Ma non sposta gli equilibri. Caso mai li cristallizza. Li radicalizza. Almeno per ora. Il divorzio, mediatico, tra Veronica Lario e Silvio Berlusconi non provoca mutamenti significativi negli elettori. Che tendono a considerarla una vicenda dalle scarse influenze sulle loro scelte politiche.

Il sondaggio Ipr Marketing realizzato per Repubblica.it è chiaro. Dopo la partecipazione a Porta a Porta del premier, i numeri danno gli elettori del centrodestra arroccati intorno al Cavaliere e quelli del centrosinistra che traggono ulteriore linfa per criticare il premier. Ed anche un malessere dei cattolici che appare molto inferiore alle previsioni. Nonostante la dura reprimenda dell’ Avvenire.

Stando ai numeri la fiducia nel premier dopo Porta a Porta resta invariata (66%). Uno stallo che si registra anche nella parte degli elettori che si dicono cattolici praticanti (61%). Fiducia in calo per il 20% e in aumento per il 13%. Positiva anche l’ impressione fatta dal premier nel salotto di Vespa: convincente per il 57%, sincero per il 51%, rilassato per il 52%. Percentuali che diventano plebiscitarie tra gli elettori del Pdl (80% circa). Di altro avviso il 47% che l’ ha trovato provocatorio e presuntuoso (42%).

Traballa, invece, la tesi “del complotto organizzato dalla sinistra e dalle sue gazzette”. Per il 59% non c’ è stata nessuna macchinazione (lo pensano anche il 27% degli elettori del Pdl). Gli irriducibili complottisti, invece, si attestano al 28%.

Referendum: rinvio o election day? Bossi: “La legge prevede che elezioni e referendum non si possano abbinare: sarebbe incostituzionale”

 Dopo la burrasca dei giorni scorsi sulla data del referendum, le acque sembrano calmarsi, almeno nella maggioranza, mentre sale l’ ipotesi di un rinvio della consultazione all’ anno prossimo. Ipotesi che Di Pietro e i referendari bocciano, mentre dal Pd si attende una proposta ufficiale. Intanto, dopo le affermazioni del premier, Umberto Bossi spiega: “Io non ho bisogno di mettere Berlusconi con le spalle al muro. I nostri rapporti sono troppo cordiali per cose del genere. A Berlusconi basta chiedere…”.

“Si fanno strumentalizzazioni sulla pelle dei terremotati – prosegue Bossi – non è vero che separare le europee dal referendum costerà 400 milioni in più. Costerà qualcosa, ma molto meno: bisogna dividere almeno per dieci. Inoltre Maroni sta preparando un provvedimento per cui lo spoglio delle schede sarà a costo zero. E comunque la legge prevede che elezioni e referendum non si possano abbinare: sarebbe incostituzionale”.

Referendum. Il Pdl dice no all’ election day

 Berlusconi converge sulla posizione della Lega: niente accorpamento tra la consultazione sulla legge elettorale e le elezioni europee e amministrative. Il referendum sulla legge elettorale non si svolgerà insieme a amministrative e europee, ma il Pdl sonderà il Pd sulle date del 14 o 21 giugno. È l’ accordo raggiunto a Palazzo Grazioli tra i vertici del Pdl e della Lega.

Lasciando la riunione, i capigruppo Pdl, Maurizio Gasparri e Fabrizio Cicchitto, hanno spiegato che la maggioranza “chiederà una consultazione alle opposizioni per verificare se l’ ipotesi migliore per svolgere il referendum sia il 14 o il 21 di giugno. Se si vuole risparmiare, il 21 è l’ ipotesi più percorribile”.

Sulla “soluzione 21 giugno” c’ era stato un primo disco verde dal leghista Angelo Alessandri: “Abbiamo valutato con il segretario – dice ad Affaritaliani.it – diverse ipotesi e quella del 21 giugno ci sembra quella più congeniale, una buona soluzione per evitare di mandare la gente a votare tre volte di fila. Poi c’ è da guardare al discorso dei costi e ci ragioniamo”.

Apertura dai lumbard che Maurizio Gasparri aveva valorizzato subito: “È un chiaro segnale di distensione – dice il presidente dei senatori Pdl – che potrebbe presto sciogliere questo nodo ed avviare con la necessaria chiarezza e tranquillità la campagna elettorale”.

Ad ogni modo, Anna Finocchiaro ricordava che “non esiste un problema di incostituzionalità. Fa sinceramente sorridere che oggi la Lega, che non sempre ha avuto tanta sensibilità, si scopra così attenta alla nostra Costituzione e la tiri in ballo per dire no all’ election day”.

Edilizia. Fumata nera: stop dalle Regioni al piano casa

 No al decreto, il provvedimento slitta ora alla prossima settimana. Quindi nessun decreto e nessuna forzatura contro le Regioni. Il testo del piano casa voluto – e poi disconosciuto – da Silvio Berlusconi finisce definitivamente nel cassetto. La forte opposizione dei governatori, soprattutto quelli targati Pd, lo hanno convinto a soprassedere. Da ieri mattina, e fino a martedì, il ministro delle Regioni Raffaele Fitto lavorerà con i presidenti per mettere a punto un testo condiviso. Sarà una legge quadro, e non permetterà aumenti generalizzati dei volumi. “Vogliamo lavorare in sintonia con gli enti locali”, dice Berlusconi alla fine del vertice.

Biotestamento, bocciato l’ emendamento. Pd sullo stop a nutrizione e idratazione

 La maggioranza blinda il testo sul fine vita rifiutando qualsiasi apertura che possa schiudere la porta a forme di suicidio assistito e di eutanasia, ma anche sulla questione dell’ idratazione e dell’ alimentazione, oggetto di un emendamento a prima firma Finocchiaro frutto di una mediata sintesi all’ interno del Pd. Sparisce dal testo anche qualsiasi riferimento all’ accanimento terapeutico: l’ emendamento a firma Michele Saccomanno (Pdl), cancella infatti il comma 3 dell’ art.3 che prevedeva, per il soggetto in grado di intendere e di volere, la possibilità di accettare o meno trattamenti sanitari che, anche a giudizio del medico, abbiano potenziale, ma non evidente carattere di accanimento terapeutico.

Gianfranco Fini: “Berlusconi al Colle? Un’ ipotesi”

 Il presidente della Camera, in una lunga intervista che “El Pais” pubblica in prima pagina, ha scattato un’ istantanea della vita politica italiana e della destra che rappresenta e ha affrontato con il quotidiano spagnolo tutti i temi più caldi attualmente sul terreno: dalle riforme alla legge sull’ immigrazione; dalle ronde dei cittadini alla crisi della sinistra: “Walter Veltroni ha salvato il Pd, perché senza di lui le elezioni sarebbero andate molto peggio. Ora il Pd è travagliato da gravi problemi, ma il sistema bipolare dei grandi blocchi, nel quale io credo, sta in piedi solo se il governo è forte e l’ opposizione anche”.

Casini: riserve sulla politica del nuovo segretario del Pd

 Pier Ferdinando Casini può essere considerato un osservatore imparziale visto che occupa quel segmento elettorale che divide il Pdl e il Pd. Egli nutre più di una riserva sulla politica del nuovo segretario del Pd, Dario Franceschini. E ne spiega i motivi. Casini è convinto che quelli del Pd pensino che, se si arrivasse alla rivolta sociale, Berlusconi sarebbe spazzato via, ma si sbagliano, dice, perché un’ ondata del genere spazzerebbe via l’ intera classe politica e Casini, D’ Alema, Franceschini sono parte della classe politica come, se non più, di Berlusconi. A parte il battage mediatico, sembra che il “rimedio” Franceschini serva a poco. L’ ultimo sondaggio arrivato lunedì sulla scrivania di Berlusconi è impietoso. Si tratta di quei sondaggi che hanno centrato le previsioni nelle due ultime elezioni politiche e quest’ ultimo assegna al Pdl quasi il doppio dei voti del Pd: il partito del Cavaliere è al 42% (il premier ha un indice di gradimento del 64%), quello di Franceschini è al 22%.

Silvio Berlusconi: “l’ assegno per i disoccupati sarebbe una licenza a licenziare”

 Il governo boccia la proposta del Pd di un fondo attraverso cui erogare sussidi per coloro che perdono il lavoro a causa della crisi economica, ma il premier illustra i motivi della sua contrarietà all’ assegno di disoccupazione e lo definisce una misura che equivarrebbe alla “libertà di licenziare”. Le aziende, cioè, in presenza di un “ombrello” protettivo garantito dal governo, potrebbero affrontare con maggiore leggerezza i ridimensionamenti dei propri organici in un periodo non particolarmente facile. A questo proposito, tuttavia, il capo del Pdl ha spiegato che la crisi esiste, ma è vissuta sui media in maniera più drammatica della realtà. “Considero dannoso, dice, che i media continuino a presentare la crisi come qualcosa di definitivo e tragico. È una crisi pesante, ma l’ aggettivo tragico è esagerato”.

Berlusconi stoppa l’ assegno anti crisi

 Reduce dal vertice europeo sulla crisi. il premier stoppa la proposta di un assegno mensile a chi è rimasto senza lavoro fatta dal segretario del Pd, Dario Franceschini. Il rifiuto di Berlusconi arriva senza troppi giri di parole: “Il costo equivarrebbe ad oltre un punto e mezzo di Pil, non è sostenibile per le finanze pubbliche: una scelta del genere innalzerebbe il debito pubblico, cosa che non possiamo fare per i vincoli di Maastricht”. Franceschini, a sua volta, suggerisce che le risorse per l’ assegno si possono ricavare dal taglio della spesa pubblica nello spreco. ma soprattutto dall’ evasione fiscale”. Dello stesso parere Cesare Damiano, fresco di nomina alla guida del settore Lavoro del Pd: “Il governo sbaglia a sottovalutare la proposta del segretario. È sconcertante l’ atteggiamento di supponenza di alcuni ministri che sono stati generosi nel togliere l’ Ici sulla prima casa a chi percepisce alti redditi, con un costo di 3 miliardi di euro, e molto avari quando si tratta degli ammortizzatori sociali. Come mai del debito pubblico ci si ricorda soltanto quando si tratta di aiutare i più deboli?”.

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