Appello a Casini: “Torni con noi. Non c’ è spazio per un terzo polo”. Pdl e Lega fanno a gara nel tendere la mano all’ Udc in vista delle amministrative. Il leghista Roberto Calderoli ha annunciato la volontà di aprire un confronto con i centristi sul ddl per il federalismo fiscale. In un’ intervista al Mattino, il capogruppo del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto va anche più avanti, rispondendo al ministro del Carroccio.
“Personalmente – dice Cicchitto – mi spingerei anche oltre con una proposta di alleanza per le amministrative e di confronto su temi quali la giustizia. L’ Udc, infatti – conclude – ha avuto finora un modo di fare opposizione molto diverso dal Pd che va a rimorchio di Di Pietro”. Anche il ministro per le Politiche europee Andrea Ronchi, intervistato da Repubblica a proposito del convegno dell’ Udc svoltosi a Todi nel fine settimana, intensifica il pressing sui centristi.
Partito Democratico
Renzi, “l’Obama italiano”, scrive il Time
Matteo Renzi, il trentaquattrenne trionfatore alle primarie del Pd a Firenze e candidato alla poltrona di sindaco nelle elezioni del prossimo giugno, potrebbe essere l’ Obama italiano. Lo sostiene un
Dario Franceschini: nuovo segretario del Pd
Un’ elezione meno problematica di quanto si pensasse. Ma ora comincia la fase più difficile. Il discorso con cui Dario Franceschini si è candidato ha coinvolto molti, ma altrettanti si chiedono se il nuovo segretario riuscirà nell’ impresa di rimettere in piedi un partito in forte crisi. Franceschini però si è posto un obiettivo: dare una sterzata al progetto del Pd veltroniano. Su quanta discontinuità ci stia tra Franceschini e Veltroni si è aperto il dibattito all’ assemblea. E se Enrico Letta parla di discontinuità assoluta, i veltroniani, invece, si dicono rassicurati di aver letto nelle parole di Franceschini tutta l’ ispirazione del Lingotto.
Certo, su alcuni punti (i temi etici, l’ unità sindacale, la collocazione europea), Franceschini ha fatto passi avanti rispetto a Veltroni. Il segnale di discontinuità più evidente comunque è nella struttura del partito a cui Franceschini inizierà a lavorare subito. Un partito solido, radicato. Di certo, non liquido. Da ieri sera Franceschini ha iniziato a lavorare ai nuovi organismi dirigenti visto che coordinamento e governo ombra sono stati azzerati.
Il Pd verso una reggenza Franceschini
L’ orientamento prevalente è quello di affidare a Dario Franceschini la guida del partito fino al congresso. Frastornato per l’ improvvisa uscita di scena di Veltroni, al gruppo dirigente del Pd è sembrata questa la via d’ uscita più praticabile. Tuttavia, si è aperta una riflessione all’ interno del partito. La soluzione-ponte di Franceschini non è convincente per la maggior parte dei dirigenti, che ha molti dubbi al riguardo. Dubbi che riguardano la solidità dell’ operazione che rischia di essere percepita come una soluzione da “ceto politico” e non in grado di intercettare la richiesta di cambiamento che viene dalla base del partito. Per questo, infatti, viene giudicata importante la riunione di ieri sera con i segretari regionali a cui ha partecipato Dario Franceschini. Un incontro per sondare gli umori del territorio e capire se c’ è il sostegno alla “reggenza” dell’ attuale numero due del Pd.
No a una reggenza precaria. Congresso subito
Con tutto il rispetto dovuto a Dario Franceschini, non sembra proprio il caso di perdere tempo nominando reggenti e rinviando il confronto, o lo scontro, e insomma il congresso, al prossimo autunno. Si sa, i tempi tecnici di un congresso sono lunghi, ma in certi frangenti la volontà politica deve pur trovare la strada per imporsi. Purché il congresso non si svolga per procura. I protagonisti veri della contesa, quelli chiamati a far capire alla loro gente e all’ opinione pubblica qual è il “nuovo” di cui sono portatori, devono scendere in campo con le loro idee e con i loro programmi. Tutto questo il Pd lo deve in primo luogo a se stesso e alla sua gente e alle reiterate divergenze all’ interno del partito stesso. E così si è trovato all’ improvviso a stabilire se ha un futuro o se la sua storia è finita prima ancora di cominciare. Ma lo deve pure a quella democrazia italiana di cui voleva essere la principale forza di rinnovamento.
Il futuro del Pd: Pierluigi Bersani favorito dagli iscritti
Chi potrebbe essere il nuovo leader del Pd? La coppia Bersani-Letta starebbe bene? Tutta una corsa a individuare il prossimo leader. Piace l’ ipotesi dell’ ex ministro emiliano segretario. “Spero in Bersani”, conferma Alberto Marani alla sezione romana del Pd centro storico. Tra la base ex ds c’ è una prevalenza di consenso per Pierluigi Bersani, perché rappresenta una sorta di garanzia, di sicurezza rispetto al passato. Lo dicono i militanti nei circoli, soprattutto i 50 – 60enni; lo ribadisce il sondaggio pubblicato sul sito di Repubblica, dove l’ ex governatore dell’ Emilia è stato votato dal 20% degli oltre 60 mila che hanno partecipato. È il nome che ricorre anche nei dibattiti in radio: “È l’ unico nominato da qualcuno dei nostri ascoltatori”, racconta Danilo De Biasio, direttore della storica frequenza di sinistra milanese, Radio Popolare, “ma non è molto indicativo: perché in realtà tra i nostri ascoltatori prevale una critica che include tutto il gruppo dirigente”. La stessa critica si legge sui blog di Internet: “Veltroni si è dimesso! E D’ Alema, Latorre, la Binetti & C. E tanti altri restano?”, si legge, più o meno uguale, in quasi tutti i messaggi sul sito del Pd.
Pd: il partito riformista senza riforme
Le cause? Gli errori del capo oppure le troppe idee inconciliabili? Il fallimento di Walter Veltroni come leader del Partito democratico non può essere spiegato solo con i suoi limiti personali e politici, che pure non sono mancati. Il fallimento non si chiama Veltroni, ma Partito democratico, un Partito di cui il leader dimissionario è stato l’ interprete più fedele. Un Partito sarebbe una associazione di persone che hanno più o meno le stesse idee sul mondo: questo il Pd non lo è mai diventato. Perché quelli che lo dirigono, lo sostengono e lo votano hanno opinioni molto diverse, spesso anche opposte, su ogni singola questione. Dall’ economia al lavoro, dalla giustizia alla bioetica, dalle alleanze fino al tipo di opposizione da fare. Negli scorsi anni, e ancora oggi, ci hanno spiegato che il Pd è nato per unire i riformisti, quindi che si tratta del più grande Partito riformista presente in Europa, un esperimento unico nel suo genere che mette insieme le due grandi culture uscite dal Novecento.
Il volto nuovo del Pd: Matteo Renzi
Vincitore delle Primarie, Renzi è candidato a sindaco di Firenze. “D’ Alema voleva i quarantenni? Eccomi”, dice Renzi. “Per svecchiare il partito” dice D’ Alema. Ma i fatti sono andati esattamente così. Racconta Renzi: “Dopo l’assemblea nazionale, a cena, tra sfida e sfottò, “voi trenta quarantenni dite sempre che volete più spazio, no? Prendetelo. Abbiate il coraggio di una lotta in campo aperto”. Voleva la sfida? Eccola. Io non dico che sarò il leader nazionale del Pd, ora la mia battaglia è semplicemente vincere Firenze, ridare alla città un ruolo nazionale che con Domenici non ha mai avuto. Questa vittoria dimostra però che li possiamo affrontare, loro, con le loro logiche antiche, e battere. E se l’ ho fatto io possono farlo anche altri, spero che lo facciano. Basta far capire alla gente che sei fuori dagli apparati, e giocarsi tutto: se perdevo l’ ho detto, sarei tornato a lavorare in azienda. Questo è piaciuto. Ho tifato per Soru, anche se molti amici di sinistra erano delusi da lui, mi hanno detto che stavolta non l’ avrebbero più votato…”.
Tengenti a Pescara: Il PD contro i giudici
Mentre infuriano le polemiche sull’inchiesta sulle presunte tangenti al comune di Pescara, la Cassazione interviene per affermare che l’indagine non è minata dalla scarerazione del sindaco Luciano D’Alfonso.
Le polemiche: Pd contro i giudici. «Si tratta di una vicenda grave, e Veltroni ha fatto bene a definirla così». Il ministro della Giustizia del governo ombra del Pd Lanfranco Tenaglia commenta così, in un’intervista a Sky Tg24, la vicenda del sindaco di Pescara finito agli arresti domiciliari per qualche giorno e poi liberato. Il gip di Pescara Luca De Ninis infatti due giorni fa, dopo l’interrogatorio di garanzia e le dimissioni del “primo cittadino”, ha deciso di scarcerare l’ex sindaco Luciano D’Alfonso per il quale aveva convalidato, nove giorni prima (il 15 dicembre), gli arresti domiciliari.
«Forse – sottolinea Tenaglia – sarebbe stata necessaria più prudenza nell’emettere i provvedimenti di custodia cautelare, anche perché ci sono state conseguenze gravi, come le dimissioni del sindaco di Pescara. Quando prendono questo tipo di decisioni, i magistrati devono agire con prudenza e rispetto delle procedure». «Ora – aggiunge l’esponente dei democratici – ai magistrati chiediamo di fare presto, perchè i cittadini hanno diritto di sapere presto quello che è accaduto a Pescara e quale sarà il destino della giunta».
PD: Da Berlusconi una deriva di onnipotenza
Un nuovo deliro di onnipotenza. Tutto va bene, tutto è migliore di prima. Abbiamo fatto questo, fatto quest’altro e continuiamo a promettere di fare altro ancora. Insomma il solito Berlusconi che davanti le telecamere ed evitando ogni confronto possibile, dà il resoconto di fine anno di quanto sia stato bravo e di quanto lo sarà anche il prossimo anno. Un copione sbagliato, trito che ormai non incanta più nessuno ma che evidenzia gli ultimi colpi a salve del declino del berlusconismo.
Nei 46 minuti del suo discorso, Berlusconi ha elencato tutte le manovre compiute e poi promesso nuove riforme come quella della giustizia, alla ripresa dei lavori parlamentari e con il prossimo Cdm, più la riforma degli ammortizzatori sociali. Ma non solo. Il ritorno al nucleare e il riavvio delle grandi opere. E soprattutto ottimismo, tanto ottimismo, come la cura per risolvere ogni male. Del resto, la colpa della crisi a suo giudizio è dell’opposizione e dei giornalisti perché sono troppo pessimisti.
Il colpo di scena questa volta è la promessa della riforma dell’interno ordinamento e il passaggio al presidenzialismo. Peccato che solo l’indomani della dichiarazione choc è arrivata subito la prima smentita da parte della Lega che con Bossi prima e Calderoli poi hanno bocciato le proposte del premier. “Il presidenzialismo? E’ un’idea che ha sempre avuto Berlusconi. Noi non abbiamo mai pensato al presidenzialismo”. Così il ministro per le Rforme che ha aggiunto “ora pensiamo al federalismo poi vediamo…”. “Presidenzialismo? Io con ‘ismo’ conosco solo il federalismo”, ha chiosato invece con una battuta il ministro della Semplificazione normativa.