Fecondazione assistita: polemica politica dopo la sentenza della Consulta

 La sentenza della Consulta, infatti, boccia diverse parti della legge sulla fecondazione assistita. A difendere la legge 40 è quasi tutto il centrodestra, ma anche voci autorevoli del Pd, a partire da Francesco Rutelli: la legge è comunque positiva e dalla sentenza della Corte emerge che “l’ impianto della legge è confermato”, anche se “alcune parti importanti vengono modificate”. Sulla stessa linea Fabrizio Cicchitto, presidente dei deputati Pdl, secondo il quale “la sentenza della Corte Costituzionale ha eliminato i due punti più discutibili della legge, ma l’ impianto rimane comunque valido e non richiede nuovi interventi”.

Prodi e il caso Mastella: “Questa non è politica”

 La notizia della migrazione di Clemente Mastella alla corte berlusconiana provoca il commento ironico di Romano Prodi. “Non la considero questa una politica” dice infatti l’ ex premier, intercettato al telefono da Radio Capital. E aggiunge che la vicenda è purtroppo “un segnale di continuità con la tradizione e che comunque lui è lontano mille miglia da queste cose”, compresa l’ inevitabile scia di sospetti che accompagna il nuovo matrimonio politico dell’ uomo che un anno fa fece cadere il governo dell’ Unione. Contrario a qualsiasi discorso che riguardi la politica italiana, l’ ex premier ha fatto una piccolissima eccezione durante un recente viaggio in Messico. Interrogato sui motivi della caduta del suo governo, ha dovuto ammettere “che non è stato sempre agevole spiegare perché l’ Ulivo sia prematuramente appassito”.
Non è chiaro se, con il termine Ulivo, Prodi intendesse riferirsi all’ insieme della sua esperienza di governo o piuttosto alla scarsa incidenza della filosofia ulivista nel Pd veltroniano. La sostanza comunque non cambia: “Io, per questa politica, non voglio esistere” ha più volte confidato ai suoi.

Franceschini (PD): Un governo frutto di equilibri di partito e con poche donne

 “Quello annunciato oggi da Berlusconi è un governo costruito tutto su equilibri di partito, senza personalità esterne e della società civile – così Dario Franceschini vicesegretario del PD – e con solo quattro donne non su dodici ministri, come aveva detto il leader PDL, ma su ventuno”. Così Franceschini poco dopo le ore 20 del 6 maggio, appena il leader PDL ha reso nota la lista dei ministri.

Una sorpresa, almeno per la velocità: 21 sono i dicasteri, 12 i ministri con portafoglio e 9 quelli senza. Questa la squadra. Ministri con portafoglio. Esteri: Franco Frattini; Interno: Roberto Maroni; Giustizia: Angelino Alfano; Economia Giulio Tremonti; Difesa: Ignazio La Russa; Sviluppo economico: Claudio Scajola; Pubblica istruzione: Maria Stella Gelmini; Politiche agricole: Luca Zaia; Ambiente: Stefania Prestigiacomo; Iinfrastrutture: Altero Matteoli; Welfare: Maurizio Sacconi; Beni culturali: Sandro Bondi.

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