La direttiva Ue sulla tutela penale ambientale: un’occasione persa per l’Italia
Lo schema di decreto legislativo con cui, ad aprile, il governo ha dato seguito all’obbligo imposto dall’Unione europea di tutelare penalmente l’ambiente rappresenta un’occasione mancata per una ”riforma di civiltà’‘: inserire nel codice penale i delitti contro l’ambiente. Il nostro Paese sconta, infatti, fenomeni di ecomafia e di criminalità ambientale gravissimi e il recepimento delle direttive 2008/99 e 2009/123 avrebbe potuto essere l’occasione per porre rimedio alla situazione attuale di norme solo contravvenzionali, sparse in diversi testi unici, codici, decreti legislativi, e per disciplinare con pene efficaci, proporzionate e dissuasive, come richiesto dall’Europa, alcune fattispecie specifiche e ben individuate. Tra queste: i delitti ambientali in forma organizzata, l’inquinamento ambientale, il danno ambientale e pericolo per l’incolumità pubblica, il disastro ambientale, l’alterazione del patrimonio naturale (flora e fauna), il traffico illecito di rifiuti, la frode ambientale, il ravvedimento operoso.
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Condono. Nuova proposta del Pdl Rispunta l’ ipotesi condono. Altra proposta di legge, a cura di altri firmatari, ma stesso obiettivo: fare cassa velocemente, concedendo un sostanziale via libera a
Ddl imprese. Legambiente: ”Sì alla semplificazione legislativa per le imprese”
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”Sì alla semplificazione legislativa per le imprese, no al controllo ex post dei fabbricati: così è un condono preventivo. Un conto è semplificare la nascita di nuove imprese, eliminando la bulimia giuridica che si è impossessata del Paese, altro è passare al regime del controllo ex – post, secondo cui i comuni non potranno controllare l’ edificabilità di un fabbricato ad uso impresa, se non a posteriori. Questa decisione priva di senso e strutturata in questo modo rappresenta, infatti, solo un chiaro invito all’ abusivismo edilizio, dal momento che una volta edificato nessuno chiederà la demolizione di uno stabile industriale”.