Si è svolto nella giornata di domenica l’ atteso incontro tra la comunità ebraica e il Papa, appuntamento storico dopo ventiquattro anni dalla visita dell’ allora Pontefice Giovanni Paolo II al medesimo luogo (era il 13 aprile 1986). L’ incontro è stato preceduto, in settimana, da critiche e forti prese di posizione (in particolare dal Presidente dei Rabbini Italiani Giuseppe Laras, a tale proposito, è possibile leggere quanto scritto già dalle colonne di questo blog), con riguardo alla Shoah e alla beatificazione di Pio XII, motivo per il quale c’ era molta attesa sia per il discorso ufficiale del Papa che per le parole pronunciate dai massimi esponenti dell’ ebraismo romano e italiano.
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Il Papa in Sinagoga: comunità ebraica divisa
Il giorno 27 gennaio si celebra in tutto il mondo la Giornata della Memoria, in occasione dell’ anniversario della data di liberazione del campo di concentramento di Auschwitz (avvenuta il 27 / 01 / 1945) dove si consumò uno dei più grandi genocidi della storia e dove morirono oltre un milione di ebrei.
Berlino in festa vent’ anni dopo la caduta del Muro
Berlino ricorda con una grande festa la caduta del Muro che divideva la città e l’ Europa, ma anche due diverse visioni strategiche del mondo. Gli atti commemorativi del ventesimo aniversario della caduta del Muro, sono cominciati con una messa ecumenica nella chiesa di Gethsemane, alla quale hanno assitito tra gli altri il presidente Horst Kohler e la cancelliera, Angela Merkel.
La Merkel aveva inviato un messaggio ai tedeschi, ricordando però che “la riunificazione non è ancora compiuta, perchè all’ Est la disoccupazione rimane con un tasso doppio di quello dell’ Ovest e restano ancora differenze strutturali ed è su queste che bisogna mettere l’ accento, se si vuole arrivare a condizioni di vita uguali o paragonabili, senza creare gelosie tra le due parti della Germania”.
Poco dopo la messa, il sindaco – governatore di Berlino, Klaus Wowereit, ha visitato la cappella della Riconciliazione, non lontano dall’ antica postazione di frontiera della Bernauer Strasse, dove sono state accese decine di candele in memoria di quelli che persero la vita nel tentativo di attraversare il Muro per scappare in Occidente.
Obama nel campo di Buchenwald per ricordare le vittime del nazismo
La prima visita di un presidente americano al campo di sterminio di Buchenwald, in Germania. È questo uno dei momenti più simbolici e toccanti del viaggio di Barack Obama in Medio Oriente e in Europa. L’ inquilino della Casa Bianca ha visitato il lager in cui furono uccise oltre 56 mila persone, accompagnato dalla cancelliera Angela Merkel, dal premio Nobel Eli Wiesel, un superstite di Buchenwald e da Bertrand Hertz, un altro superstite. I quattro hanno deposto una rosa bianca sul monumento che ricorda “tutte le vittime” del campo di sterminio. Obama ha chinato lievemente la testa, in raccoglimento, prima di allontanarsi dal memoriale.
“Non dimenticherò mai cosa ho visto oggi qui a Buchenwald – ha detto il presidente americano nel discorso pronunciato dopo aver visitato il lager – Questo posto è una risposta a chi nega l’ Olocausto. Il passare del tempo non ha diminuito l’ orrore di questi luoghi”. aggiungendo che l’ indignazione per quanto è avvenuto non è diminuita.
“Mi inchino davanti a tutte le vittime” del nazismo, ha detto la Merkel, al termine della sua visita a Buchenwald. In una intervista alla Nbc andata in onda prima della sua visita al campo di concentramento, Obama ha affermato che anche il presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad dovrebbe visitare Buchenwald. “Non ho pazienza con chi nega la storia. E la storia dell’ Olocausto non ha nulla di ipotetico”, ha detto Obama del leader di Teheran, che di nuovo questa settimana ha definito il genocidio di sei milioni di ebrei sotto il nazismo il grande inganno.
Nel corso di una conferenza stampa a Dresda con la Merkel, tenutasi prima della visita a Buchenwald, il presidente americano aveva comunque spiegato che gli Stati Uniti sono pronti ad avviare un dialogo serio con l’ Iran, che dovrà essere portato avanti in collegamento con il 5+1, il gruppo di mediatori formato dai membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell’ Onu più la Germania. “Dobbiamo evitare una corsa agli armamenti in Medio Oriente”, ha sottolineato Obama.
Dopo lo straordinario discorso de Il Cairo, Obama è tornato a parlare durante i colloqui con il cancelliere Angela Merkel, di Medio Oriente, spiegando che è adesso il momento di agire per arrivare a una soluzione definitiva basata sui due Stati, quello israeliano e quello palestinese, e si è detto fiducioso che già quest’ anno si potranno fare seri progressi.
Il presidente americano ha sottolineato che con il suo discorso al Cairo gli Usa hanno creato l’ atmosfera e lo spazio per far ripartire i negoziati. In particolare, ha osservato, i palestinesi devono risolvere le loro questioni interne, altrimenti Israele potrebbe avere problemi a negoziare. Obama si è detto molto favorevole alle pressioni politiche sul governo Netanyahu, perché fermi l’ espansione degli insediamenti ebraici in Cisgiordania, ma ha aggiunto che i Paesi arabi devono compiere scelte difficili per venire incontro a Israele e che le concessioni fatte dal presidente dell’ Anp, Abu Mazen, sono importanti ma non sono abbastanza.
“Sono fiducioso che, se ci applichiamo, essendo partiti presto possiamo ottenere qualche serio progresso quest’ anno”, ha spiegato il presidente americano.