Silvio Berlusconi in Medio Oriente

Nel primo giorno di visita a Israele, Berlusconi ha portato al premier Benjamin Netanyahu questo messaggio: “Il mio sogno è annoverare Israele tra i Paesi dell’ Ue. Sono qui per

Obama nel campo di Buchenwald per ricordare le vittime del nazismo

 La prima visita di un presidente americano al campo di sterminio di Buchenwald, in Germania. È questo uno dei momenti più simbolici e toccanti del viaggio di Barack Obama in Medio Oriente e in Europa. L’ inquilino della Casa Bianca ha visitato il lager in cui furono uccise oltre 56 mila persone, accompagnato dalla cancelliera Angela Merkel, dal premio Nobel Eli Wiesel, un superstite di Buchenwald e da Bertrand Hertz, un altro superstite. I quattro hanno deposto una rosa bianca sul monumento che ricorda “tutte le vittime” del campo di sterminio. Obama ha chinato lievemente la testa, in raccoglimento, prima di allontanarsi dal memoriale.

“Non dimenticherò mai cosa ho visto oggi qui a Buchenwald – ha detto il presidente americano nel discorso pronunciato dopo aver visitato il lager – Questo posto è una risposta a chi nega l’ Olocausto. Il passare del tempo non ha diminuito l’ orrore di questi luoghi”. aggiungendo che l’ indignazione per quanto è avvenuto non è diminuita.

“Mi inchino davanti a tutte le vittime” del nazismo, ha detto la Merkel, al termine della sua visita a Buchenwald. In una intervista alla Nbc andata in onda prima della sua visita al campo di concentramento, Obama ha affermato che anche il presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad dovrebbe visitare Buchenwald. “Non ho pazienza con chi nega la storia. E la storia dell’ Olocausto non ha nulla di ipotetico”, ha detto Obama del leader di Teheran, che di nuovo questa settimana ha definito il genocidio di sei milioni di ebrei sotto il nazismo il grande inganno.

Nel corso di una conferenza stampa a Dresda con la Merkel, tenutasi prima della visita a Buchenwald, il presidente americano aveva comunque spiegato che gli Stati Uniti sono pronti ad avviare un dialogo serio con l’ Iran, che dovrà essere portato avanti in collegamento con il 5+1, il gruppo di mediatori formato dai membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell’ Onu più la Germania. “Dobbiamo evitare una corsa agli armamenti in Medio Oriente”, ha sottolineato Obama.

Dopo lo straordinario discorso de Il Cairo, Obama è tornato a parlare durante i colloqui con il cancelliere Angela Merkel, di Medio Oriente, spiegando che è adesso il momento di agire per arrivare a una soluzione definitiva basata sui due Stati, quello israeliano e quello palestinese, e si è detto fiducioso che già quest’ anno si potranno fare seri progressi.

Il presidente americano ha sottolineato che con il suo discorso al Cairo gli Usa hanno creato l’ atmosfera e lo spazio per far ripartire i negoziati. In particolare, ha osservato, i palestinesi devono risolvere le loro questioni interne, altrimenti Israele potrebbe avere problemi a negoziare. Obama si è detto molto favorevole alle pressioni politiche sul governo Netanyahu, perché fermi l’ espansione degli insediamenti ebraici in Cisgiordania, ma ha aggiunto che i Paesi arabi devono compiere scelte difficili per venire incontro a Israele e che le concessioni fatte dal presidente dell’ Anp, Abu Mazen, sono importanti ma non sono abbastanza.

“Sono fiducioso che, se ci applichiamo, essendo partiti presto possiamo ottenere qualche serio progresso quest’ anno”, ha spiegato il presidente americano.

Estero. Washington: incontro di Barack Obama e il leader dell’ Anp, Abu Mazen

 “Basta violenze contro lo Stato ebraico. Ma stop all’ espansione in Cisgiordania”. Il presidente Usa rilancia l’ avvertimento degli Stati Uniti a Israele perché interrompa l’ espansione degli insediamenti in Cisgiordania, ma nello stesso tempo ammonisce i palestinesi a non tollerare alcun ricorso alla violenza. In un incontro alla Casa Bianca con il presidente dell’ Autorità nazionale palestinese (Anp) Abu Mazen, Obama si è detto comunque fiducioso sul futuro del processo di pace e sull’ accettazione da parte di Israele della soluzione dei due Stati.

Il presidente americano ha respinto l’ idea di fissare qualsiasi “calendario artificiale” per il cammino del processo di pace, sottolineando però la necessità di non sprecare tempo. Un’ esigenza ribadita anche da Abu Mazen, che alla Casa Bianca ha ribadito l’ impegno palestinese a rispettare gli obblighi previsti dalla Road Map per il Medio Oriente.

L’ incontro è avvenuto in un periodo di sforzi americani nel tentativo di far ripartire il processo di pace in Medio Oriente, ormai in stallo da mesi, e sullo sfondo di una insolita tensione tra Stati Uniti e Israele. Il colloquio di dieci giorni fa alla Casa Bianca tra Obama e il nuovo premier israeliano Benjamin Netanyahu, il primo tra i due leader, ha mostrato infatti un ampio solco nelle posizioni di Washington e Tel Aviv sulla questione dei due Stati e su quella dello stop agli insediamenti ebraici in Cisgiordania.

Il Medio Oriente è divenuto una questione europea

 A caso o con precisi obiettivi Washington ha consentito alla decisione di invitare l’ Iran alla conferenza di Trieste, che ha per tema Afghanistan e Pakistan? Il presidente americano Barack Obama dimostra apertamente che la prima preoccupazione degli Stati Uniti saranno gli Stati Uniti stessi. Passata, infatti, l’ era dell’ impero americano, che aveva sostituito il lungo impegno internazionale degli Stati Uniti nella Guerra fredda contro l’ Unione Sovietica. E questo accresce l’ importanza del ruolo degli Stati europei, soprattutto di quelli mediterranei, nel conflitto del Medio Oriente. Essi, però, non hanno la potenza militare americana e quindi devono agire per la via della diplomazia e dell’ economia, impegnandosi, nella guerra contro il terrorismo, a prendere parte a una lotta non solo contro al Qaeda ma contro i talebani in Afghanistan e in Pakistan, mentre gli Stati Uniti hanno scelto con Obama di non definire più tra i fini della loro politica militare la guerra contro il terrorismo.

Berlusconi a Benedetto XVI: La famiglia tra le priorità dell’azione del governo

Il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, è stato oggi ricevuto in Vaticano da Sua Santità Papa Benedetto XVI. Al termine dell’udienza con il Santo Padre, il Presidente del Consiglio ha avuto un incontro con il Segretario di Stato, Sua Eminenza il Cardinale Tarcisio Bertone.
Ad entrambi i colloqui, lunghi e cordialissimi, il Presidente del Consiglio è stato accompagnato dal Sottosegretario Gianni Letta.

Sono stati affrontati i principali temi dell’attualità internazionale, la situazione in Libano, l’andamento del processo di pace in Medio Oriente ed i rapporti con la Russia e con la Cina, registrando ampie identità di vedute. Un’attenzione particolare è stata dedicata al tema dell’emergenza alimentare.

Berlusconi: Israele è sotto assedio, dobbiamo rassicurarla

 “Bisogna tenere presente che Israele si sente sotto assedio, minacciato da un leader di un Paese” che potrebbe dotarsi di armi nucleari.

Lo ha affermato il premier Silvio Berlusconi nel corso di una conferenza stampa a Villa Madama con il presidente egiziano Hosni Mubarak, parlando delle difficolta’ del processo di pace in Medio Oriente. “Tanto piu’ Israele si sentira’ rassicurata, tanto piu’ noi europei possiamo persuadere lo stato ebraico a concessioni ai palestinesi”, ha sottolineato Berlusconi, ricordando l’importanza del ruolo dell’Egitto e dello stesso Mubarak come fattore di moderazione nella complicata regione mediorientale.

“Noi – ha osservato Berlusconi – possiamo fare molto sul piano diplomatico. L’Italia e’sempre stata politicamente vicina ad Israele, ma ha anche sempre avuto rapporti di dialogo ed amicizia con i Paesi Arabi, soprattutto quelli che si affacciano sul Mediterraneo”.

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