Processo Mediaset, il PM: Lodo Alfano incostituzionale

 MILANO – Il pm Fabio De Pasquale ha sollevato un’eccezione di costituzionalità del Lodo Alfano (la legge entrata in vigore lo scorso luglio e che riguarda l’immunità per le quattro cariche più alte dello Stato) nel processo che vede imputato, fra gli altri, il premier Silvio Berlusconi per presunte irregolarità nella compravendita dei diritti televisivi da parte di Mediaset.

«INCOSTITUZIONALE SOTTO VARI PROFILI» – Secondo il pm il lodo Alfano è costituzionalmente illegittimo sotto svariati profili. Per il rappresentante dell’accusa, tra le altre cose rimarrebbero irrisolti svariati problemi che la Corte Costituzionale pose nel 2004 quando dichiarò illegittimo in parte il cosidetto lodo Schifani-Maccanico sempre riguardante la sospensione del processo per le più alte cariche dello stato.

Blocca-processi: è il giorno del Csm, oggi il voto

Sui temi della giustizia, la tensione resta alta.
E lo scontro fra maggioranza e opposizione rischia di assumere toni ancora più accesi se questo pomeriggio, nella riunione del plenum del Consiglio superiore della magistratura, dovesse essere approvato il parere negativo alla norma cosiddetta ‘blocca-processi’ inserita nel pacchetto sicurezza, da oggi in commissione alla Camera.
Il provvedimento era già stato criticato dal Csm in sede di commissione.
Nella bozza del parere su cui dovrebbe votare l’organo di autogoverno dei magistrati si contestava la legittimità costituzionale della norma e si parlava espressamente di “amnistia occulta”.

Tenaglia (PD): Il lodo Schifani bis un colpo di mano ad personam

 Sono andati avanti. Da soli. Per una norma che appare pesantemente “ad personam” garantendo l’immunità al Presidente del Consiglio, carica attualmente ricoperta da Silvio Berlusconi.
Il Consiglio dei Ministri ha dato via libera al cosiddetto “lodo Schifani bis” il disegno di legge sull’immunità delle più alte cariche istituzionali per il quale il Partito Democratico ha già annunciato il suo no.
Il provvedimento – presentato dal ministro della Giustizia, Angelino Alfano – esonera per tutta la durata dell’incarico le prime quattro cariche dello Stato (presidente della Repubblica, presidente del Consiglio, presidenti del Senato e Camera) da tutti i “reati extrafunzionali”, non commessi cioè nell’esercizio delle loro funzioni, garantendo loro l’immunità giudiziaria.

Via libera dal Governo al “lodo Schifani-bis”

Il Consiglio dei ministri ha approvato il disegno di legge sull’immunità delle quattro più alte cariche istituzionali, il cosiddetto lodo Schifani bis.
Il provvedimento, messo a punto dal ministro della Giustizia Angelino Alfano garantisce l’immunità per il Capo dello Stato, il primo ministro e i presidenti di Camera e Senato per tutta la durata del loro mandato per i reati non commessi nell’esercizio delle loro funzioni.
Un provvedimento simile, approvato nel 2003, era stato giudicato l’anno successivo incostituzionale dalla Consulta.

Decreto Sicurezza, c’è il sì del Senato

 Tutto come previsto. Arriva dal Senato il via libera al decreto sulla sicurezza che contiene la norma blocca processi contestata dall’opposizione. Il decreto passa ora all’esame della Camera. A favore ha votato il Pdl, contro il Pd, l’Idv e l’Udc. Il provvedimento è stato approvato con 166 sì, 123 no e un astenuto. Inserite le norme che consentono di utilizzare fino a tremila militari e l’ergastolo in caso di omicidio di un agente delle forze dell’ordine.

Il governo incassa così il primo sì dal Senato al decreto che blocca per un anno i processi per i reati meno gravi con meno di 10 anni di reclusisone commessi entro il 30 giugno 2002. Un altro argomento, contanuto nel provvedimento, che ha fatto molto discutere maggioranza e opposizione è l’uso dell’esercito per motivi di ordine pubblico nelle grandi città: saranno circa tremila gli uomini delle Forze Armate per un periodo di massimo sei mesi e rinnovabile una sola volta che saranno a disposizione dei prefetti delle aree metropolitane o delle zone densamente popolate per servizi di vigilanza, a siti e obiettivi sensibili.

La relazione di Veltroni all’Assemblea Nazionale del PD

 La lettera che il Presidente del Consiglio ha inviato lunedì scorso al Presidente del Senato è uno spartiacque che rischia di segnare negativamente l’intera legislatura.

Con quella missiva, l’on. Berlusconi ha assunto la paternità politica di un emendamento al decreto sulla sicurezza che stravolge il senso del provvedimento all’esame del Senato, colpisce il ruolo di garanzia del Capo dello Stato, strappa la delicatissima tela del dialogo istituzionale con l’opposizione.

Siamo preoccupati, per questa svolta all’indietro. Siamo preoccupati per l’Italia, che rischia di perdere una nuova occasione per darsi un sistema politico maturo: una democrazia compiuta, nella quale si possa competere lealmente tra avversari, scontrarsi a viso aperto sui programmi di governo e allo stesso tempo convergere sui valori costituzionali e collaborare nella manutenzione e nella riforma delle istituzioni e delle regole democratiche, come avviene in tutti i grandi paesi occidentali.

Veltroni: O il governo cambia o non ci sarà più il dialogo

 “O il governo cambia o non ci sarà più il dialogo. Il governo è nato da un mese e la sequenza di strappi ripetuti è inaccettabile”.

È un ultimatum quello lanciato da Veltroni al governo durante un incontro su ruolo e obiettivi del Governo ombra alla fondazione Fare futuro. Veltroni ha elencato almeno sei provvedimenti che non vanno: “Prima la norma salva Rete 4, stoppata in Parlamento, poi l’introduzione del reato d’immigrazione clandestina, l’assenza di proposte su Alitalia, il disegno di legge sulle intercettazioni presentato senza discutere né con le opposizioni né con i magistrati, poi la proposta di inviare 2.500 militari nelle strade e infine l’inserimento del Lodo Schifani nel decreto sicurezza. E ancora più grave gli atteggiamenti di un ministro contro l’Europa (il riferimento è a Calderoli, ndr) che definisce il Trattato di Lisbona un documento da pompe funebri. Noi siamo di fronte ad una sequenza di fatti che finisce per conformarsi come una linea politica da parte del governo”.

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