Afghanistan, un nuovo handicap del governo. Umberto Bossi: “Sarebbe opportuno tornare a casa”

 E quindi, mentre la Lega chiede il ritiro delle truppe, il Pdl parla di una presenza “irrinunciabile” dei soldati italiani a Kabul. Calderoli chiede di ragionare sulla missione in Afghanistan, pur andando avanti fino in fondo, e di lasciare Libano e Balcani.

“Sull’ Afghanistan – dice il ministro – la stragrande maggioranza degli italiani la pensa come Bossi. Prima o poi il mondo occidentale dovrà fare autocritica perchè la democrazia non si esporta e non si impone». In un’ intervista a Repubblica, l’ esponente leghista ammette di essere stato un tempo interventista, ma di avere fatto poi il mea culpa.

Arriva con La Russa la risposta del Pdl. “La presenza dei nostri militari in Afghanistan è imprescindibile. Lasceremo il Paese solo quando saranno garantite le condizioni di sicurezza, dice il ministro della Difesa. Il governo non pensa né può pensare al ritiro della missione. E le parole di un ministro di peso come Umberto Bossi (io li porterei a casa tutti) sono state dettate da uno slancio affettivo, un sentimento paterno”.

Frattini sottolinea come in Afghanistan servono elezioni credibili, e quindi con una reale partecipazione del popolo afghano. Quanto alla situazione nel Paese, il ministro ha aggiunto che “è noto che i nemici della democrazia cercheranno di colpire maggiormente durante il periodo di preparazione del voto. Tuttavia, continueremo a lavorare in Afghanistan per la sicurezza anche dell’ Italia e di Calderoli”.

Ma le affermazioni del leader della Lega e di Calderoli mettono in difficoltà il governo. Sia perché per la prima volta mostrano possibilità di spaccature sulle missioni militari all’ estero, sia perchè scoprono il fianco all’ opposizione: il Partito democratico invoca sicurezza per i militari e l’ Italia dei valori chiede di ridiscutere in Parlamento il senso della missione.

Italia-Usa, Berlusconi incontra Bush a Villa Madama

“Abbiamo trovato in George W Bush un alleato con cui abbiamo rapporti che non hanno mai avuto una tale eccellenza in passato”. Lo ha detto il presidente Berlusconi nel corso della conferenza stampa congiunta dopo i colloqui a Villa Madama.

“Bush è un amico mio personale e un grande amico dell’Italia ed ha dato a Roma il privilegio di essere la capitale europea dove è venuto più volte: ci ha onorato sei volte della sua presenza” – ha continuato Berlusconi.

Pdl: via dal Libano e torniamo in Iraq

Sulla politica estera dell’Italia – nel giorno in cui riesplode il dramma del Tibet – manca una visione bipartisan e la questione dell’impegno militare e civile dal Libano all’Afghanistan contribuisce a infiammare la campagna elettorale. Ad accendere la miccia è stato l’iper atlantista Antonio Martino, già ministro della difesa nel governo Berlusconi, pronosticando un rovesciamento della linea fin qui tenuta nelle linee guida della politica estera. “Cambio delle regole d’ingaggio per i nostri soldati impegnati in Libano” che avranno mani più libere, meno peace keeping e più peace enforcing; “istruttori in Iraq e più uomini in Afghanistan”.

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