Il presidente del Consiglio: “Una exit strategy dall’ Afghanistan, ma solo concordata con gli altri partner”

 È la prima, cauta apertura a un’ ipotesi – ritiro da Kabul che arriva dal premier, dopo giorni di polemiche nella maggioranza, cominciate a partire dalle dichiarazioni del leader della Lega, Umberto Bossi: “Io li porterei a casa tutti, la missione costa un sacco di soldi e visti i risultati e i costi bisognerebbe pensarci su”.

Il ministro del Carroccio, Roberto Calderoli è d’ accordo: “Il Libano e i Balcani intanto lasciamoli. E sull’ Afghanistan ragioniamo”. “Bossi ragiona da papà, ma noi siamo ministri, il commento del ministro della Difesa, Ignazio La Russa. La presenza dei nostri militari in Afghanistan è imprescindibile”. Sulla stessa linea il collega del Pdl titolare degli Esteri, Franco Frattini: “In Afghanistan si lavora anche per la sicurezza dell’ Italia e quindi di Calderoli”.

Finp a due giorni fa il premier Berlusconi è stato categorico: La nostra linea non cambia. Poi, mercoledì, per la prima volta, ha prospettato un termine oltre al quale è lecito cominciare a parlare di uscita dall’ Afghanistan: Dopo le elezioni, cioè dopo agosto, e solamente concordata con gli altri partner. A partire da americani e inglesi: pronta ad aggiungere truppe ai novemila già inviati la Gran Bretagna.

Tremonti: “Il sistema economico italiano tiene. L’ Italia non è in declino”

 Il sistema economico italiano va anche meglio rispetto ad altri paesi europei. Questo indica che la scelta di fiducia e prudenza fatta dal governo ha portato buoni risultati. Il ministro dell’ Economia, Giulio Tremonti, nel corso della replica in Senato sul Dpef, torna a criticare i teorici del declinismo e sottolinea che l’ Italia ha retto bene l’ urto della crisi.

Ieri mattina la Camera ha votato sì alla risoluzione Pdl – Lega, presentata identica sia alla Camera che al Senato, che impegna il governo ad attuare il Dpef e fissa i saldi della Finanziaria. La risoluzione di maggioranza è stata approvata con soli 10 voti in più della maggioranza richiesta ed appena 21 di scarto dall’ opposizione. I sì sono stati 254 contro la maggioranza richiesta di 244 e a fronte dei 344 deputati di Pdl e Lega che contano a Montecitorio. I voti contrari al Dpef dell’ opposizione sono stati 233: solo 21 in meno di quelli a favore.

Michele Vietti, capogruppo vicario Udc alla Camera dei Deputati, punta il dito: “Evidentemente le crepe politiche tra partito del Nord e partito del Sud stanno minando la granitica autosufficienza del Governo. Così è chiaro perché il decreto Anticrisi non tornerà ad agosto alla Camera”.

Per il Pd il Dpef testimonia l’ assoluto disastro a cui la scellerata gestione del governo Berlusconi ha portato il Paese. Anna Finocchiaro, Presidente dei senatori del Pd, afferma: “Basta guardare lo stato dei conti pubblici e il costante aumento della pressione fiscale, i saldi tutti negativi, una spesa pubblica assolutamente fuori controllo”. “Nel Dpef non ci sono proposte di alcun genere relativamente alle riforme essenziali per il Paese” rincara Alfonso Mascitelli, capogruppo dell’ Italia dei Valori in Commissione Bilancio al Senato.

Il presidente del Senato: “Il governo non si giudica per vicende estranee alla politica”

 “Un Governo deve essere giudicato per come governa, non per vicende estranee alla politica o all’ interesse comune del Paese. Certe campagne scandalistiche applicate impropriamente alla politica rischiano di danneggiare l’ immagine dell’ Italia”.

Il presidente del Senato, Renato Schifani, nel corso della presentazione a Palazzo Giustiniani della relazione del garante della Privacy, non manca di rivolgere un monito ai mezzi dell’ informazione sulle polemiche che hanno coinvolto nelle ultime settimane il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. “Penso che l’ informazione – ha proseguito Schifani – debba essere veritiera, corretta, equilibrata, rispettosa del diritto alla riservatezza della vita di ogni persona. Con le polemiche strumentali non si costruisce una sana democrazia”.

Parlando a Palazzo Giustiniani, in apertura della cerimonia sulla relazione annuale del garante della privacy Francesco Pizzetti, il presidente del Senato Renato Schifani affronta il tema caldo delle intercettazioni in relazione alla privacy. “I temi delicatissimi di cui si occupa il Garante – spiega Schifani – riguardano spesso la vita quotidiana personale; un sistema di comunicazione non corretta o la diffusione di dati che dovrebbero rimanere riservati, crea un’ onda lunga di effetti dannosi con conseguenze a volte molto negative o drammatiche”.

Da Bruxelles via alla procedura Ue contro l’ Italia. Roma non si è adeguata alla sentenza: “Donne in pensione come gli uomini”

 L’ Italia rischia le sanzioni europee per il mancato adeguamento alla sentenza della Corte Ue che chiede di innalzare l’ età pensionabile delle donne nel settore della pubblica amministrazione, per equipararla a quella degli uomini. Lo rende noto un comunicato Ue.

“La Commissione europea ha deciso di intraprendere azione legale contro l’ Italia per il mancato adempimento alla sentenza della Corte Ue sulla equiparazione età pensionabile tra uomo e donna”. Nel dettaglio a Roma è stata inviata una lettera formale sulla base della procedura d’ infrazione. Se l’ Italia non dovesse prendere le misure richieste, Bruxelles invierebbe un secondo e ultimo avvertimento prima delle eventuali sanzioni.

Bruxelles ricorda che lo scorso 13 novembre la Corte di giustizia europea si era pronunciata contro l’ Italia poiché, in base alle leggi italiane, i funzionari pubblici hanno diritto a ricevere la pensione di vecchiaia a età diverse a seconda se siano uomini o donne, e cioè 65 per i primi e 60 per i secondi.

Giorgio Napolitano: “Non bisogna confondere la crisi della politica con la crisi della democrazia. Servono punti fermi”

 Tenere i piani ben distinti. Non confondere la crisi della politica con quella della democrazia e delle istituzioni. Se la prima c’ è, questo non significa che abbia contagiato anche il resto. “Non bisogna confondere la crisi della politica con la crisi della democrazia e bisogna trovare un punto di riferimento nelle istituzioni che hanno bisogno del necessario rispetto” dice il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, durante la cerimonia di inaugurazione dell’ archivio storico del Quirinale.

Guarda al presente il capo dello Stato e osserva che siamo nel momento in cui si discute molto, in Italia e fuori del nostro paese, della crisi e delle difficoltà della democrazia rappresentativa. Un’ ondata di sfiducia che Napolitano vede come un fatto negativo. Ha un’ impressione Napolitano, quella che talvolta si discuta in modo astratto o per formule, cercando una definizione nella fase complessa e senza dubbio difficile che stiamo attraversando. Una generalizzazione che rischia di unire, in un unico calderone, le difficoltà della politica spacciandole anche per quelle delle istituzioni e della democrazia.

Incontro Silvio Berlusconi – Barack Obama ieri a Washington: vertice su G8

 Un incontro “strumentale” all’ appuntamento con il G8 dell’ Aquila, un’ occasione per parlare dello scenario politico internazionale, ma anche dei rapporti tra Italia e Stati Uniti. Silvio Berlusconi, arrivato in nottata a Washington, ieri è stato alla Casa Bianca per il suo primo bilaterale con il presidente americano Barack Obama.

Priorità nell’ incontro tra Berlusconi e Obama soprattutto al G8, del quale l’ Italia quest’anno ha la presidenza. Il premier ha più volte sottolineato la necessità che il vertice dei Grandi dia il via a nuove regole dell’ economia e della finanza mondiale e suo obiettivo sarà certamente quello di incassare il consenso del capo americano sulla proposta di varare un Global legal standard, ossia un codice di regole per il mercato che eviti il ripetersi della crisi. Ma tra i temi dell’ incontro anche i cambiamenti climatici, l’ emergenza idrica e alimentare e il nodo sanitario, vista la diffusione delle recenti pandemie.

Economia, ma anche politica estera internazionale. Silvio Berlusconi ha pubblicamente elogiato le posizioni prese da Barack Obama sin dal suo insediamento, affermando che «finora non ha sbagliato una mossa e definendo bellissimo il discorso pronunciato all’ Università del Cairo. Nel colloquio, si sono presi in considerazione alcuni scenari internazionali particolarmente caldi come Afghanistan, Iran, Medioriente e Libano.

Berlusconi è pronto a rinnovare l’ impegno diplomatico e militare e a dare anche garanzia di un rafforzamento della presenza italiana, come accadrà in occasione delle prossime elezioni afghane. Tuttavia, sul tema dell’ aumento delle truppe due giorni fa il ministro della difesa La Russa puntualizzava: “Non abbiamo ancora avuto nessuna richiesta in tal senso”. Tra i temi in discussione anche il rapporto tra Usa e Russia: il Cavaliere da tempo spiega che l’ Italia è pronta a mettere a disposizione i suoi buoni rapporti con Mosca per evitare il ritorno ad un clima di guerra fredda.

Berlusconi ai giovani industriali: “La stampa dipinge Italia non vera. Contro di me un progetto eversivo”

 “Su quattro calunnie messe in fila, veline, minorenni, Mills e voli di stato, è stata fatta una campagna che è stata molto negativa per l’ immagine all’ estero». Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, lo ha detto sottolineando che è stato “un comportamento colpevole, ed anche un comportamento eversivo”. Volevano far decadere il presidente del Consiglio per mettere un’ altra persona non eletta dagli italiani: se questa non è eversione ditemi cosa è?”.

Il premier, arrivando al convegno con i giovani imprenditori, ha scherzato con i fotografi e le telecamere che lo stavano fotografando, come è tradizione, con il presidente di Confindustria Emma Marcegaglia e il presidente dei Giovani imprenditori Federica Guidi: “Prendete atto che sono l’ unico uomo e che queste due donne non sono minorenni”.

Gheddafi ritarda all’ appuntamento. Gianfranco Fini cancella la visita dopo oltre due ore di attesa

 Il presidente della Camera annulla la visita di Muammar Gheddafi a Montecitorio dopo averlo atteso nel suo studio per due ore. “Un ritardo ingiustificato”, fa sapere Fini, che poi rende noto il discorso che avrebbe dovuto tenere davanti al leader libico: quattro cartelle di critiche sul rispetto dei diritti umani a Tripoli e sul discusso giudizio sugli Stati Uniti pronunciata da Gheddafi al Senato.

I preparativi per accogliere il leader libico alla Camera iniziano alle 15 (l’ incontro con Fini è fissato alle 16.30, il convegno con D’ Alema e Pisanu alle 17): piazza Monte Citorio off limits per passanti e turisti, grande dispiegamento di forze dell’ ordine fuori dal Palazzo, di commessi dentro.

Visti i precedenti (al Quirinale mercoledì si era presentato con oltre mezz’ ora di ritardo, al Senato con 50 minuti, all’ Università La Sapienza dopo due ore), già poco dopo le 16.30 si sparge la voce alla Camera che Gheddafi non arriverà prima delle 17.45. La Sala della Lupa è gremita di persone accreditate al convegno e Fini attende il rais nel suo studio con D’ Alema e Pisanu. Intorno alle 18, si sparge la voce tra i commessi che Gheddafi è ancora in camera.

Allo scoccare delle due ore di ritardo, la decisione. Presa in piena autonomia e assumendosene tutte le responsabilità. Fini comunica l’ annullamento del convegno alla Sala della Lupa che accoglie la notizia con un applauso di approvazione. E la ragione della terza carica dello Stato viene pienamente compresa anche dal premier Silvio Berlusconi, che Fini sente dopo aver raggiunto telefonicamente anche il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.

Una decisione giusta anche per il ministro degli Esteri, Franco Frattini, e per il suo predecessore D’ Alema: “Per il decoro delle istituzioni e il rispetto delle personalità invitate la decisione di Fini è ineccepibile”. Prima di lasciare Montecitorio D’ Alema motiva il ritardo di Gheddafi con un malore e annuncia ai cronisti che insieme a Pisanu lo sta andando a trovare a Villa Doria Pamphili.

Il ritardo di Gheddafi assume i contorni di un giallo diplomatico. L’ ex ministro degli Esteri e Giuseppe Pisanu si sono poi recati a Villa Pamphili a trovare il leader libico Muammar Gheddafi.

“Abbiamo avuto con Gheddafi – ha spiegato D’ Alema – uno scambio di opinioni sui rapporti tra la Libia e l’ Italia. Gheddafi ha anche espresso rammarico per il mancato appuntamento organizzato dalle Fondazioni Italianieuropei e Medidea a Montecitorio”. Anche Giuseppe Pisanu ha riferito che il colonnello libico si è scusato.

La visita di Gheddafi a Roma: “Si volta pagina”

 Muammar Gheddafi è arrivato a Roma per la visita di Stato di tre giorni in Italia. L’ Airbus con a bordo il leader libico è atterrato a mezzogiorno all’ aeroporto di Ciampino. Il colonnello, in alta uniforme, è sceso lentamente lungo la scaletta dell’ aereo ed è stato accolto dal presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, che lo ha abbracciato e gli ha detto che con questa visita “si chiude una lunga pagina dolorosa”.

Gheddafi ha ringraziato il coraggio dell’ Italia, per aver voltato pagina. “Salutiamo questa generazione di italiani per aver risolto con estremo coraggio le questioni del passato”. Ha spiegato di avere pronta una chiave per risolvere il problema della pirateria: “Sono in procinto di presentare una bozza di accordo durante l’ assemblea generale delle Nazioni Unite”.

Il primo impegno ufficiale per Gheddafi è stato al Quirinale per la colazione con il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Il Capo dello Stato ha detto di prevedere l’ avvio di una nuova fase nei rapporti con Tripoli. “Abbiamo convenuto con il Colonnello, ha spiegato il presidente della Repubblica al termine del colloquio, sull’obiettivo di rendere il Mediterraneo un’ area di pace, stabilità e benessere intensificando le relazioni politiche e diplomatiche, ma anche rafforzando la cooperazione economica, culturale ed in materia di immigrazione, anche nel contesto dei più stretti legami con l’ Ue”.

Network europeo di microfinanza, un settore in crescita

 Si va sviluppando sempre più nel nostro Paese la microfinanza di aiuto sociale, quella che sostiene le famiglie sull’ orlo del lastrico. Anche l’ Italia ha scoperto il magico mondo della microfinanza. Ieri e oggi questo piccolo mondo di banchieri sociali – banchieri pazzi, si potrebbe pensare, visto che prestano senza garanzie confidando in parole come fiducia, orgoglio, indipendenza – si ritrova a Milano.

L’ occasione è la conferenza annuale della Emn, il network europeo di microfinanza, dove i principali operatori si scambiano informazioni, progetti, programmi, con uno sguardo rivolto all’ esperienza dei Paesi in via di sviluppo. Ed è per questo che a dare la linea agli europei è un marocchino, Fouad Abdelmoumni, che racconta la storia della sua Associazione Al Amana.

“Quando abbiamo iniziato tutti pensavano fosse un’ utopia – dice -. Sono passati sette anni prima di raggiungere 100 mila clienti attivi, poi nei successivi tre siamo arrivati a 400 mila”. Laman Trip, già presidente di Ing e ora a capo del consiglio di microfinanza olandese, gli risponde obamianamente: “Yes we can”, si può fare. In Europa il faro è la Francia dove già nel 2007 si sono erogati oltre 10 mila prestiti a soggetti cui le banche voltano le spalle. In Italia erano oltre 20 volte meno.

Ma ora c’ è un motivo in più che spinge questo mondo sotterraneo verso l’ emersione. Il problema si chiama povertà. Nell’ Italia dove il 25% della popolazione è escluso dal credito tradizionale (nei Paesi in via di sviluppo il tasso sale all’ 80%), c’ è pure chi il credito l’ ha avuto, ne ha abusato e sta con l’ acqua alla gola. Se la microfinanza classica si occupa di finanziare – con un meccanismo di fiducia, basato sulla corresponsabilizzazione sociale – le idee di imprese che possono far campare chi non ha mai avuto nulla, si va sviluppando sempre più la microfinanza di aiuto sociale, quella che sostiene le famiglie sull’ orlo del lastrico.

Si chiama credito d’ emergenza, da dare a famiglie in difficoltà temporanea, affinché non finiscano in mano agli strozzini o alzino bandiera bianca, finendo per sfasciarsi. Gli italiani, però, si fermano qui. In pochissimi, anche tra i più poveri, i disoccupati, quelli hanno alle spalle problemi con le banche o e che allo sportello si sentono dire no, grazie», si rivolgono al classico prestito per mettersi in proprio.

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