La fascia più colpita della crisi è quella under 30. Oltre 500.000 occupati in meno rispetto a un anno fa e un mercato del lavoro che «continua a deteriorarsi»: i dati diffusi dall’ Istat sulle forze di lavoro nel terzo trimestre 2009 fotografano un Paese in cui è più difficile trovare impiego e nel quale cominciano a perdere il posto non solo i precari ma anche coloro che hanno un impiego «standard» ovvero un contratto da dipendente a tempo pieno e indeterminato.
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Lavoro: disoccupazione ancora in crescita
Secondo l’Istat, il tasso di disoccupazione nel terzo trimestre dell’anno è aumentato di mezzo punto percentuale rispetto ad un anno prima, posizionandosi al 6,1%. In confronto al secondo trimestre 2008, al netto dei fattori stagionali, il tasso di disoccupazione è diminuito di un decimo di punto. Nel terzo trimestre dell’anno il numero delle persone in cerca di occupazione ha registrato il terzo aumento tendenziale consecutivo, portandosi a 1.527.000 unità (+127.000 unità, pari al +9% rispetto al terzo trimestre 2007). L’innalzamento del livello della disoccupazione risente soprattutto della crescita degli ex-occupati nel Nord e nel Centro e degli ex-inattivi nel Mezzogiorno. Nel terzo trimestre è proseguita la crescita del numero delle persone in cerca di occupazione, sia per la componente maschile (+10,5%, pari a 69.000 unità) sia per quella femminile (+7,8%, pari a 58.000 unità). La crescita della disoccupazione ha continuato a interessare soprattutto gli uomini ex-occupati nelle regioni settentrionali e centrali (+32.000 unità) e le donne ex-inattive nel Mezzogiorno (+29.000 unità). Il tasso di disoccupazione, nel terzo trimestre, è aumentato rispetto a un anno prima di 0,5 punti percentuali per gli uomini e di 0,4 punti percentuali per le donne, portandosi rispettivamente al 4,9 e al 7,9%. Ad eccezione del Nord-est, l’aumento e’ diffuso in tutte le ripartizioni territoriali.
Confindustria conferma il calo di ordinativi e Pil
Le stime sul peggioramento degli ordinativi e della produzione industriale, unite «alla debolezza del terziario, secondo il Centro studi Confindustria «sono coerenti con un calo del Pil dello 0,8% nel trimestre in corso». I dati di contabilità nazionale diffusi dall’Istat, spiegano gli economisti di Viale dell’Astronomia «certificano ufficialmente l’entrata in recessione dell’economia italiana come ampiamente annunciato.
Il Centro Studi Confindustria ha diffuso anche le nuove stime sulla produzione industriale. A novembre rallenterà dell’1,8% congiunturale e dell’11,4% tendenziale (dati grezzi).
Istat: Ad ottobre, crollo della produzione industriale
Nel mese di ottobre 2008, sulla base degli elementi finora disponibili, l’indice della produzione industriale con base 2000=100 è risultato pari a 102,4 con una diminuzione del 6,7 per cento
Ufficiale: l’Italia è in recessione
Il prodotto interno lordo italiano nel terzo trimestre del 2008 è calato dello 0,5% rispetto al trimestre precedente e dello 0,9% rispetto al terzo trimestre 2007. Lo ha comunicato l’Istat, precisando che si tratta di una stima preliminare. L’Italia è dunque in recessione tecnica perché è il secondo trimestre consecutivo che registra il Pil in calo congiunturale (-0,4% nel secondo trimestre, rivisto in peggioramento dalla precedente stima di-0,3%).
L’Italia non era in recessione tecnica dall’inizio del 2005. Si trattava però di una situazione non così negativa in quanto l’entità dei cali era molto inferiore: -0,2% congiunturale nell’ultimo trimestre 2004 e -0,1% nel primo trimestre 2005.
In “rosso” gli ultimi dati sulla produzione industriale
A luglio la produzione industriale è diminuita dello 0,6% rispetto allo stesso mese dello scorso anno e dell’1,1% in confronto a giugno. Lo ha comunicato l’Istat, precisando che l’indice della
Industria: a giugno produzione in calo
Produzione industriale in calo del 4,4% a giugno 2008 (dati grezzi) rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Lo comunica l’Istat rilevando come l’indice corretto per i giorni lavorativi ha registrato una flessione dell’1,8% (i giorni lavorativi sono stati 20 contro i 21 di giugno 2007). Nella media dei primi sei mesi dell’anno, il calo è dell’1,2% (125 giorni lavorativi contro i 126 del primo semestre del 2007), con un -1,5% se si considerano i dati grezzi. Su base mensile, l’indice destagionalizzato ha registrato una sostanziale stabilità, con un +0,1% rispetto a maggio 2008.
Istat: in calo la spesa “reale” delle famiglie
Nel 2007 la spesa media mensile delle famiglie italiane è stata 2.480 euro, lo 0,8% in più rispetto all’anno precedente. La variazione se confrontata con l’inflazione all’1,8% e alla crescita del valore del fitto figurativo evidenzia che l’aumento in termini nominali e’ in realtà una flessione in termini reali. E’ la prima volta dal 2002 che i consumi delle famiglie mostrano una flessione in termini reali. Per la prima volta, in sostanza,
l’Istat riscontra nell’andamento delle spese delle famiglie italiane un calo nei consumi che, negli anni precedenti erano invece risultati fermi. Secondo i tecnici dell’Istituto di Statistica “le famiglie si sono attrezzate con una strategia generalizzata di contenimento della spesa attraverso diminuzioni nelle quantità e razionalizzazione negli acquisti”:
L’inflazione “vola” ai massimi dal 1996
Nuovo record per l’inflazione a giugno. L’indice dei prezzi al consumo cresce, infatti, del 3,8% annuo, l’aumento più forte dal luglio del 1996 (quando si registrò lo stesso valore), contro il +3,6% registrato a maggio. A spingere i prezzi sono soprattutto gli energetici che registrano una crescita del 14,8% su base annua, in accelerazione rispetto al +13,1% di maggio. Lo rende noto l’Istat diffondendo le stime preliminari e aggiungendo che i prezzi, rispetto al mese scorso, crescono dello 0,4%, contro il +0,5% di maggio.
L’inflazione di fondo (quella depurata dalle componenti più volatili come energia ed alimentari) è al 2,7%, in accelerazione rispetto al 2,6% di maggio. La crescita dell’indice al netto degli energetici è pari al 2,9%, mentre il tasso di inflazione acquisito per il 2008 raggiunge il 3,2%. Contribuiscono maggiormente alla nuova spinta dei prezzi il comparto abitazione, acqua, elettricità e combustibili (+7,2%), quello dei trasporti (+6,9%) e quello degli alimentari e bevande analcoliche (+6,1%). L’indice armonizzato (quello utilizzato per fare i confronti con gli altri Paesi europei) aumenta su base annua del 4% (rispetto al 3,7% di maggio) e dello 0,5% rispetto a maggio.