Intercettazioni, carcere solo per chi le pubblica

 È passato in commissione giustizia della Camera l’ emendamento presentato dalla parlamentare Pdl Debora Bergamini: carcere da uno a tre anni per chi pubblica le intercettazioni da distruggere. Via libera anche alla proposta di Nino LoPresti che vieta la pubblicazione delle intercettazioni espunte dal processo perché riguardanti fatti e persone estranee alle indagini. Anche in questo caso la pena è la reclusione da uno a tre anni.
“È l’ ennesimo strappo della maggioranza – commenta il ministro ombra del Pd, Lanfranco Tenaglia – dopo lo strappo fatto allo strumento di indagine, ora quello al diritto di cronaca”. Si sta andando verso “l’ oscurantismo totale” afferma la capogruppo Pd in Commissione, Donatella Ferranti, “non si vuole il controllo democratico dei cittadini sull’ attività giudiziaria”. La cronaca giudiziaria “diventa una corsa ad ostacoli”.

Intercettazioni: indagato Gioacchino Genchi

 Un italiano su dieci nell’ archivio Genchi. Anche per quattordici utenze fisse del Quirinale, Gioacchino Genchi, (ex) consulente tecnico dell’ (ex) pm di Catanzaro, Luigi De Magistris, ha chiesto le intestazioni anagrafiche, per conoscere l’ identità, le generalità, il codice fiscale, il ruolo svolto da chi aveva la disponibilità di quelle utenze della Presidenza della Repubblica. Durissima la denuncia del Copasir, il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, che all’ unanimità ha approvato e poi consegnato ai presidenti di Camera e Senato, Gianfranco Fini e Renato Schifani, una relazione sul cosiddetto archivio Genchi (lo stesso consulente ha ammesso nella sua audizione a palazzo San Macuto di aver trattenuto copia integrale del materiale). Il vicequestore Genchi ha sviluppato tabulati telefonici, schede anagrafiche, tracciati dei cellulari di molti cittadini apparentemente estranei all’ inchiesta giudiziaria, tra i quali anche parlamentari e soggetti che rivestono ruoli istituzionali.

Garante della privacy: Intercettazioni anomale. E lancia un appello ai media

Ci ha messo un po di tempo ma alla fine il Garante della privacy afferma che ci sono intercettazioni anomale e lancia un allarme ai media. “Troppo frequentemente le informazioni raccolte durante le indagini sono state oggetto di pubblicazione e di diffusione al di fuori dei processi. Fenomeno questo che costituisce una anomalia tutta italiana”. Lo dice il presidente del Garante per la protezione dei dati personali Francesco Pizzetti nella sua relazione annuale al Parlamento. Pizzetti ha poi lanciato un “accorato appello” agli uomini dei media: “Fermatevi e riflettete”.

Intercettazioni
“Le intercettazioni – sostiene il Garante – oltre che strumento di indagine, sono una delle forme più invasive della nostra sfera personale. Quelle raccolte durante le indagini e oggetto di pubblicazione e di diffusione al di fuori dei processi incidono pesantemente quindi su quella libertà di comunicazione che l’art. 15 della Costituzione considera un diritto fondamentale, comprimibile solo con atto motivato dell’autorità giudiziaria”.

Finocchiaro (PD): Sulle intercettazioni rispettata la decenza, ora via la salva-premier

 Due passi indietro in meno di 24 ore. Silvio Berlusconi, dopo aver annunciato che non sarebbe andato in tv a farsi intervistare da Enrico Mentana, ha ritirato dall’ordine del giorno dei Consiglio dei ministri il decreto legge sulle intercettazioni telefoniche che lui stesso aveva sponsorizzato nei giorni scorsi in sostituzione al disegno di legge da presentare in Parlamento. Un rigurgito di saggezza da parte del premier, come qualcuno sostiene?

Forse sì, ma dalle motivazioni addotte per giustificare la sua rinuncia a comparire a Matrix traspare qualcosa di paradossale. “Non andò in televisione per non alimentare pettegolezzi e perché i problemi degli italiani sono bene altri”. Come se fosse stato qualcun altro, se non lui stesso, a mettere al centro dell’agenda politica provvedimenti volti a risolvere prevalentemente i suoi problemi con la giustizia.

Donadi (IdV): Clinton non ha nominato ministro la Lewinsky

 da un’intervista rilasciata dal deputato IdV Massimo Donadi a Repubblica Tv

Paolo Garimberti: E’ vero che lei ha detto a Radio Radicale che Clinton non avrebbe fatto ministro Monica Lewinsky?
Massimo Donadi: Ho detto non solo che non l’ha fatta, ma ho anche detto che quando si parla della privacy di un uomo politico, in primis di un capo di Governo, la sfera del privato da un lato è veramente sottile, dall’altro veramente labile. Dove finisce questa privacy? Allora ho fatto scherzosamente questo esempio, volutamente riferito all’America per toglierlo da ogni riferimento e fatti o intercettazioni che potrebbero arrivare.

Berlusconi: Intercettazioni solo per reati con pene da 10 anni in su

“Le intercettazioni si faranno per un periodo massimo di tre mesi e saranno autorizzate da un organo non monocratico ma collegiale composto da tre magistrati”. Lo ha affermato il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, il quale nel corso della conferenza stampa di Napoli ha spiegato il contenuto del disegno di legge che il Consiglio dei ministri varerà venerdì 13 giugno.

Intercettazioni, Berlusconi corregge il tiro: Nessun decreto è stato un errore materiale

Decreto legge o disegno di legge? Si è rischiato lo scontro istituzionale sulla nuova normativa che regola le intercettazioni. A chiarire il ‘giallo’ è il premier Berlusconi da Napoli: «Il provvedimento è stato definito decreto legge per un mero errore materiale, come confermato dal sottosegretario Gianni Letta. Nell’ordine del giorno del Consiglio dei ministri di venerdì 13 al primo punto c’è il disegno di legge e norme in materia di intercettazioni telefoniche giudiziarie». «Non ci sono le condizioni di urgenza – spiega Berlusconi -. Non credo che questa situazione, anche se si protrae da tempo, ha la necessità d’urgenza per poter fare un decreto». Il ‘refuso’ è stato corretto anche sul sito internet del governo. L’ipotesi del decreto legge aveva rischiato di aprire uno scontro istituzionale con il Quirinale, che aveva ricordato le parole di martedì di Napolitano («Come debba essere congegnato il provvedimento, se possa preoccupare per altri aspetti si saprà quando ci sarà un disegno di legge approvato dal Consiglio dei ministri e quando poi inizierà la discussione in Parlamento»).

preload imagepreload image