Economia. L’ Immobiliare attende una politica

 L’ attuale momento, e il futuro, dell’ immobiliare, sono al centro dell’ attenzione (per i riflessi che il settore da sempre ha sul resto dell’ economia, e quindi della crisi in atto). Lo scudo fiscale, però, non promette gran che (tantomeno a breve), nonostante interessate previsioni che spingono sugli immobili di pregio.

Economia. Confindustria: “La ripresa è partita”. Per l’ Istat disoccupazione in rialzo

 La fascia più colpita della crisi è quella under 30. Oltre 500.000 occupati in meno rispetto a un anno fa e un mercato del lavoro che «continua a deteriorarsi»: i dati diffusi dall’ Istat sulle forze di lavoro nel terzo trimestre 2009 fotografano un Paese in cui è più difficile trovare impiego e nel quale cominciano a perdere il posto non solo i precari ma anche coloro che hanno un impiego «standard» ovvero un contratto da dipendente a tempo pieno e indeterminato.

Casa, Confedilizia: l’ immobiliare attende una politica

 “Un rilevante ritorno di attenzione per l’ immobiliare è prevedibile per la seconda metà dell’ anno prossimo, in una con la ripresa dell’ inflazione, ormai data per certa dagli osservatori appunto per tale periodo. Ma, per quell’ appuntamento, l’ Italia non ha ancora una politica che non intralci la ripresa nel settore e, anzi, la valorizzi”.

Lo ha affermato il Presidente della Confedilizia, Corrado Sforza Fogliani, parlando ai quadri dirigenti dell’ Organizzazione della proprietà immobiliare riuniti a Roma per la nona Conferenza organizzativa nazionale.

Allarme occupazione. Per l’ Ocse nel 2010 le persone senza lavoro potrebbero superare anche il 10%

 Ora le politiche economiche devono concentrare gli sforzi sul mercato del lavoro, perché secondo l’ Ocse è una vera emorragia occupazionale quella che la crisi economica si sta lasciando alle spalle: una crisi del lavoro con 57 milioni di disoccupati in più nelle economie avanzate per la fine del 2010, di cui oltre un milione in Italia.

L’ ente parigino lancia il suo allarme con il rapporto annuale sul lavoro, pubblicato a pochi giorni dal G20 dei capi di Stato e di governo del 24 – 25 settembre a Pittsburgh. Per la fine del prossimo anno i tassi di disoccupazione raggiungeranno o supereranno il 10 per cento, livelli prossimi a nuovi massimi dal dopoguerra, dice l’ Ocse.

I governi devono evitare che questa ecatombe si trasformi in disoccupazione di lungo termine. Altrettanto allarmanti le previsioni per l’ Italia, dove il peggio della crisi in termini occupazionali deve ancora arrivare. Secondo l’ Ocse si registreranno un milione e centomila disoccupati in più per la fine del 2010, rispetto ai livelli del 2007, con il tasso di disoccupazione che balzerà dal 6,1 al 10,5 per cento. E come se non bastasse i salari in Italia crescono più lentamente rispetto alle altre economie avanzate ed europee, e sono più bassi.

Ocse. La recessione rallenta nei Paesi industrializzati, la ripresa arriverà prima del previsto ma sarà lenta

 “Le notizie economiche sono state in larga parte favorevoli negli ultimi mesi”, spiega l’ Ocse, che segnala il buon andamento dei mercati finanziari, la ripresa già in corso in economie emergenti come la Cina e la stabilizzazione del mercato immobiliare in Usa e Gran Bretagna, anche se la stretta sul credito prosegue e la salute del sistema bancario desta ancora preoccupazioni.

L’ organizzazione parla di una ripresa più vicina di quanto previsto alcuni mesi fa e di una conseguente attenuazione del deterioramento senza precedenti del mercato del lavoro. Tuttavia, il ritmo della ripresa sarà probabilmente modesto per un certo periodo avverte l’ organizzazione di Parigi. Per vari fattori: la crescita della disoccupazione e la stagnazione delle retribuzioni, che manterranno sotto pressione la domanda privata.

Per quanto riguarda l’ inflazione, il recente rincaro dei prezzi delle materie prime fa sì che i rischi di deflazione riguardino il solo Giappone. Nel rapporto l’ Ocse ha migliorato le stime sul Pil dei paesi del G7. Secondo le nuove previsioni, il Pil dei paesi dell’ area calerà del 3,7% nel 2009, mentre le stime di giugno parlavano di un calo del 4,1%. Per quanto riguarda l’ Italia, la contrazione stimata passa da un 5,5% a un 5,2%.

Crisi nell’ eurozona. La Bce: la ripresa inizierà entro la metà del 2010

 La crisi nell’ area euro sta rallentando e la ripresa inizierà entro la metà dell’ anno prossimo. È la previsione contenuta nel bollettino mensile diffuso dalla Banca Centrale Europea. L’ attività economica – si legge nel documento – dovrebbe restare debole per tutto il 2009, ma con una riduzione meno pronunciata rispetto al primo trimestre di quest’ anno.

Dopo una fase di stabilizzazione, è prevista una graduale ripresa, con tassi di crescita positivi sul trimestre precedente entro la metà del 2010. I rischi al ribasso comunque persistono, per via dell’ ulteriore deterioramento che interesserà il mercato del lavoro e la possibilità di un rialzo superiore al previsto dei prezzi delle materie prime.

Quanto all’ inflazione – prosegue la Bce – la fase attuale di tassi bassissimi o negativi è destinata a durare ancora per pochi mesi, dopo i quali i prezzi torneranno a crescere. L’ Eurotower sottolinea come i miglioramenti delle prospettive economiche siano legate al successo delle misure anticrisi varate dai governi, misure che hanno però avuto forti ripercussioni sulle finanze pubbliche, sia pure in maniera diversa da paese a paese (ad esempio, le misure a sostegno delle banche, calcola la Bce, avranno un impatto pari a zero sui conti italiani e pari addirittura a un massimo del 242% del Pil nel caso dell’ Irlanda).

Proprio per questo, avverte Francoforte, i governi dell’ area euro nel 2011 dovranno intensificare gli sforzi di risanamento dei conti pubblici. Secondo il Consiglio direttivo, il processo di aggiustamento deve iniziare al più tardi con la ripresa economica, e gli interventi di risanamento dovranno arrivare almeno all’ 1% del Pil nei paesi con i disavanzi più elevati.

Economia. Inflazione ai minimi dal 1968. Conferma dai dati Istat

 A maggio l’ inflazione è scesa allo 0,9% dall’ 1,2 di aprile: si tratta del livello più basso dal novembre del 1968, quando si attestò allo 0,7%. Lo conferma l’ Istat in base ai dati definitivi, precisando che su base mensile i prezzi sono aumentati in media dello 0,2%. Ma le associazioni dei consumatori avvertono: “È una situazione assurda, il costo della spesa continua a salire.

I ricercatori parlano di prezzi freddi nel carrello della spesa. Nel mese scorso, infatti, il tasso d’ inflazione per i prodotti ad alta frequenza di acquisto (come alimentari, bevande, tabacchi, carburanti, beni per la casa, giornali) risulta sceso allo 0,6%, quasi dimezzato rispetto all’ 1,1 di aprile.

Per i beni a media frequenza di acquisto (abbigliamento, tariffe elettriche, medicine, alberghi, trasporti stradali, ferroviari e aerei) l’ inflazione si è invece attestata allo 0,9% contro l’ 1,2 di aprile. Infine, lieve accelerazione per quelli a bassa frequenza (elettrodomestici, auto, tv, computer), che passano dall’ 1,3 di aprile all’ 1,4 di maggio.

Di situazione assurda, che per le famiglie sta diventando sempre più insostenibile, parla Federconsumatori commentando questi dati in una nota. Particolarmente grave viene definito il +0,6% segnato dai prodotti alimentari. “Un dato – si legge – in evidente controtendenza rispetto all’ andamento dei costi delle materie prime che sono in forte calo”.

Economia. Bce: “Aumenta la disoccupazione, la ripresa è rinviata a metà 2010”

 Nell’ area euro il mercato del lavoro è in forte sofferenza a causa della recessione, ma a metà 2010 dovrebbe arrivare la ripresa. La Banca Centrale Europea nel suo bollettino mensile fa così il punto sulle condizioni dell’ economia di Eurolandia.

Secondo gli esperti di Francoforte, il Pil dell’ eurozona dovrebbe subire una contrazione tra il 5,1% e il 4,1% nel 2009, ma, in un contesto di normalizzazione dei mercati finanziari e di ripresa della fiducia, potrebbe tornare a crescere nel 2010, anno per il quale è prevista una variazione tra il -1% e il +0,4%.

L’ inflazione, invece, dovrebbe diminuire ulteriormente nei prossimi mesi, fino a diventare temporaneamente negativa, per poi tornare a crescere alla fine del 2009. Nell’ attuale fase recessiva, la disoccupazione dell’ area euro è intanto salita fino al 9,2% dello scorso aprile.

I settori più in sofferenza sono il manifatturiero e le costruzioni, e particolarmente colpiti sono i dipendenti a tempo determinato, più vulnerabili alle fluttuazioni dell’ economia.

La Bce lancia poi l’ allarme spesa pubblica. Nel 2009 e nel 2010 Francoforte prevede che la maggior parte dei paesi dell’ eurozona superi il tetto del 3% che il patto di stabilità prevede per il rapporto deficit / Pil.

CGIL: Dall’Istat, la conferma di una grave questione salariale

 Il dato Istat sulle retribuzioni nelle grandi imprese “conferma l’esistenza di una grave questione salariale che investe il paese”. È quanto afferma il segretario confederale della Cgil, Agostino Megale, che così motiva: “Seppur formalmente al 4,6%, le retribuzioni effettive, quelle che l’istituto statistico chiama continuative, risultano essere vicino al tasso di inflazione, 3,5 – 3,6%, così come da noi anticipato nei giorni scorsi e riferito al totale degli occupati privati, e con retribuzioni nette addirittura al di sotto dell’inflazione”.

Il dirigente sindacale della Cgil evidenzia, infatti, “così come rileva la stessa nota dell’Istat, che la variazione del 4,6% comprende non solo i premi di produttività, già erogati nei primi 9 mesi dell’anno, e cioè prima dell’impatto drammatico della crisi di questi ultimi tre mesi, ma è anche comprensiva dei cosiddetti incentivi per esodi occupazionali, che determinano una variabilità consistente dell’indice, nonché di una tantum contrattuali, le quali non possono essere considerate retribuzioni continuative poiché ripagano semplicemente ritardi contrattuali precedenti”. Inoltre, continua Megale, “con circa 30mila occupati in meno nella grande impresa, solo per il mese di ottobre, le retribuzioni lievitano nominalmente seppur di poco”.

A novembre inflazione in forte calo

Secondo i dati provvisori dell’Istat, a novembre l’inflazione rallenta in modo deciso scendendo su base annua al +2,7% dal +3,5% di ottobre. Su base mensile i prezzi hanno registrato un calo dello 0,4%. Si tratta del calo più alto dal 1959. Sulla base dei dati finora pervenuti gli aumenti mensili più significativi dell’indice per l’intera collettività si sono verificati per i capitoli Comunicazioni (+0,3%), Mobili, articoli e servizi per la casa, Servizi sanitari e spese per la salute e Altri beni e servizi (+0,2% per tutti e tre); una variazione nulla si è registrata nel capitolo Ricreazione, spettacoli e cultura. Variazioni negative si sono verificate nei capitoli Trasporti (-2,3%), Servizi ricettivi e di ristorazione (-0,6%) e Abitazione, acqua, elettricità e combustibili (-0,4%).

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