Incontro Silvio Berlusconi – Barack Obama ieri a Washington: vertice su G8

 Un incontro “strumentale” all’ appuntamento con il G8 dell’ Aquila, un’ occasione per parlare dello scenario politico internazionale, ma anche dei rapporti tra Italia e Stati Uniti. Silvio Berlusconi, arrivato in nottata a Washington, ieri è stato alla Casa Bianca per il suo primo bilaterale con il presidente americano Barack Obama.

Priorità nell’ incontro tra Berlusconi e Obama soprattutto al G8, del quale l’ Italia quest’anno ha la presidenza. Il premier ha più volte sottolineato la necessità che il vertice dei Grandi dia il via a nuove regole dell’ economia e della finanza mondiale e suo obiettivo sarà certamente quello di incassare il consenso del capo americano sulla proposta di varare un Global legal standard, ossia un codice di regole per il mercato che eviti il ripetersi della crisi. Ma tra i temi dell’ incontro anche i cambiamenti climatici, l’ emergenza idrica e alimentare e il nodo sanitario, vista la diffusione delle recenti pandemie.

Economia, ma anche politica estera internazionale. Silvio Berlusconi ha pubblicamente elogiato le posizioni prese da Barack Obama sin dal suo insediamento, affermando che «finora non ha sbagliato una mossa e definendo bellissimo il discorso pronunciato all’ Università del Cairo. Nel colloquio, si sono presi in considerazione alcuni scenari internazionali particolarmente caldi come Afghanistan, Iran, Medioriente e Libano.

Berlusconi è pronto a rinnovare l’ impegno diplomatico e militare e a dare anche garanzia di un rafforzamento della presenza italiana, come accadrà in occasione delle prossime elezioni afghane. Tuttavia, sul tema dell’ aumento delle truppe due giorni fa il ministro della difesa La Russa puntualizzava: “Non abbiamo ancora avuto nessuna richiesta in tal senso”. Tra i temi in discussione anche il rapporto tra Usa e Russia: il Cavaliere da tempo spiega che l’ Italia è pronta a mettere a disposizione i suoi buoni rapporti con Mosca per evitare il ritorno ad un clima di guerra fredda.

Estero. Una richiesta dagli Usa all’ Italia: ospitare due prigionieri tunisini di Guantanamo

 Gli Usa considerano “vitale la collaborazione della comunità internazionale” per la chiusura di Guantanamo e hanno chiesto all’ Italia di accogliere due detenuti tunisini del super carcere nella base navale a Cuba. Ma a Roma la decisione non è stata ancora presa, anche se il ministro degli Esteri, Franco Frattini, che vedrà venerdì prossimo l’ attorney general americano Eric Holder jr. per chiedere chiarimenti in merito, fa sapere che si tratta di una richiesta da “considerare innanzitutto con spirito positivo”.

Ovviamente, ha spiegato il ministro, bisogna valutare “i singoli casi, che non conosciamo, sulla base di un quadro europeo, perché in Europa c’ è un regime di libera circolazione Schengen e quindi non possiamo prendere una persona e imprigionarla”. La posizione italiana – fanno notare fonti vicine al titolare della Farnesina – è infatti quella di esaminare caso per caso sulla base delle regole comuni europee.

La richiesta, che Washington non commenta, sarebbe stata al centro, nelle scorse settimane, di colloqui tra la diplomazia americana e rappresentanti dei ministeri degli Esteri e degli Interni italiani. “L’ assistenza della comunità internazionale è vitale per permettere di chiudere la struttura”, ha spiegato comunque in serata Dean Boyd, portavoce del ministero della Giustizia Usa, sottolineando che gli Stati Uniti continuano a lavorare in stretto contatto con i partner internazionali per ottenere questo obiettivo.

Obama deciso a chiudere il carcere militare di Guantanamo: per la sicurezza nazionale

 Il presidente americano Barack Obama ha ribadito l’ intenzione di chiudere il carcere militare a Cuba entro il prossimo gennaio: “La prigione di Guantanamo ha indebolito la sicurezza nazionale degli Stati Uniti e va quindi chiusa. Gli Stati Uniti però non metteranno in libertà alcun detenuto di Guantanamo che si riveli una minaccia per la sicurezza nazionale”.

Il presidente ha spiegato che gli attuali 240 detenuti saranno divisi in cinque categorie. Alcuni saranno processati in tribunali ordinari, altri in corti militari speciali, altri ancora saranno trasferiti all’ estero o in prigioni di massima sicurezza negli Usa. Ma resterà un nucleo di terroristi che non possono essere processati e che costituiscono un pericolo per la sicurezza, e non verranno rimessi in libertà né potranno essere sottoposti a processi: verranno sviluppate procedure per valutare cosa fare di loro.

Obama ha poi aggiunto che “Al Qaeda sta attivamente pianificando di attaccarci di nuovo e gli Stati Uniti sono in guerra con Al Qaeda e le sue affiliazioni. Sappiamo che esiste questa minaccia che sarà con noi per lungo tempo, e che dobbiamo usare tutte gli elementi in nostro potere per sconfiggerla”.

Usa. L’ ex Segretario di Stato Condoleezza Rice autorizzò l’ utilizzo del “waterboarding” a Guantanamo

 Il capitolo oscuro sull’ utilizzo di tortura negli interrogatori da parte di agenti americani si arricchisce di nuovi particolari e di una protagonista illustre, Condoleezza Rice. Nel luglio del 2002 la Rice, allora consigliere per la Sicurezza nazionale, approvò verbalmente la richiesta della Cia di utilizzare la tecnica del waterboarding (annegamento simulato) sul presunto terrorista di al Qaida Abu Zubaydah. Pochi giorni dopo, il Dipartimento di Giustizia approvò l’ utilizzo di questa tecnica, come riportano i memo segreti che l’ amministrazione Obama ha reso pubblici, tra mille polemiche, la settimana scorsa. Il ruolo dell’ ex Segretario di Stato viene descritto in un rapporto mostrato mercoledì dalla Commissione per l’ intelligence del Senato.

In questo documento vengono riportati nel dettaglio i passaggi con cui le pratiche più dure e crudeli utilizzate dalla Cia furono ideate e approvate ai più alti livelli della Casa Bianca nell’ era di George W. Bush. In questa cronologia appare chiaro come il ruolo rivestito dalla Rice fu molto più importante di quello da lei ammesso lo scorso autunno in una testimonianza scritta presentata alla Commissione armamenti del Senato. Nella sua testimonianza l’ ex Segretario di Stato sostiene di aver solo preso parte a riunioni in cui si era discusso sulle richieste di interrogatorio della Cia, ma si era poi deciso di chiedere una valutazione legale al ministro della Giustizia.

La Rice aveva detto di non ricordare i dettagli delle riunioni. Invece, il braccio destro di Bush ebbe un ruolo diretto nella vicenda dando per prima il via libera all’ allora direttore della Cia George Tenet. Pochi giorni dopo, e dopo l’ approvazione del ministero della Giustizia, come si legge nel memorandum segreto del 1 agosto 2002, il detenuto Zubaydah veniva sottoposto a waterboarding almeno 83 volte nel solo mese di agosto. Un portavoce della Rice, contattato dalla Ap, si è rifiutato di commentare la notizia.

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