L’ appello del Presidente della Repubblica: “Omofobia e xenofobia sono contro la Costituzione italiana”

 “La lotta contro ogni sopruso ai danni delle donne, contro la xenofobia, contro l’ omofobia fa tutt’ uno con la causa del rifiuto dell’ intolleranza e della violenza, in larga misura oggi alimentata dall’ ignoranza, dalla perdita dei valori ideali e morali, da un allontanamento spesso inconsapevole dei principi su cui la nostra Costituzione ha fondato la convivenza della nazione democratica”, ha dichiarato Giorgio Napolitano inaugurando la conferenza internazionale sulla violenza contro le donne, organizzata alla Farnesina nell’ ambito degli incontri del G8 a Presidenza italiana.

“Anche in paesi evoluti e ricchi come l’ Italia, dotati di Costituzione e di sistemi giuridici altamente sensibili ai diritti fondamentali delle donne, continuano a verificarsi fatti raccapriccianti, in particolare, negli ultimi tempi, di violenza di gruppo contro donne di ogni etnia, giovanissime e meno giovani – ha continuato Napolitano – Se nel mondo esistono fattispecie terribili di sopruso nei confronti del mondo femminile, associate a situazioni di conflitto e di emergenza o a costumi barbarici come quello delle mutilazioni genitali femminili, nondimeno troppe altre si riscontrano anche in paesi moderni avanzati” ricordando l’ elevata diffusione di aggressioni e stupri nelle nostre comunità, senza dimenticare le violenze domestiche e altre di varia natura nel mondo del lavoro.

Nel suo discorso, Giorgio Napolitano ha poi sottolineando come oggi viviamo nell’ età dei diritti, intendendo la complessità di questa espressione: diritti proclamati, diritti affermati o in via di affermazione, diritti da conquistare, diritti da rendere universali e ancora ha menzionato l’ importanza del riconoscimento dei diritti umani come condizione essenziale di convivenza civile, libera e democratica. In qualsiasi contesto il pieno riconoscimento la concreta affermazione dei diritti umani costituisce una innegabile pietra di paragone della condizione effettiva delle popolazioni e delle persone del grado di avanzamento materiale e spirituale di un Paese.

Estero. Tutto il mondo ricorda Ted Kennedy. Barack Obama: “Ho il cuore a pezzi”

 La scomparsa di Ted Kennedy ha scuscitato commozione e cordoglio negli Stati Uniti e all’ estero, indipendentemente dagli schieramenti politici. “Ho il cuore infranto, ha detto il presidente americano Barack Obama. Sapere questa mattina che il nostro caro amico, il senatore Ted Kennedy, è morto ha spezzato il mio cuore e quello di Michelle. Arriva alla fine un capitolo importante della nostra storia – ha aggiunto il capo della Casa Bianca in un comunicato diffuso da Martha’ s Vineyard, feudo del clan Kennedy – Il nostro Paese ha perso un grande leader, che ha preso il testimone dei suoi fratelli caduti ed è diventato il più grande senatore degli Stati Uniti dei nostri tempi”.

Anche l’ ex presidente Usa, il repubblicano George W. Bush, si è unito al cordoglio per la morte di una figura di grande profilo: “Mia moglie ed io siamo profondamente rattristati nell’ apprendere che Ted Kennedy ha perso la sua coraggiosa battaglia contro il cancro. Anche se non ci siamo trovati d’ accordo su molte questioni, ho sempre rispettato il suo risoluto e costante servizio per il pubblico”. Bush ha poi ricordato Kennedy come un leader che ha risposto alla chiamata al dovere per circa 47 anni, e la cui morte chiude un capitolo straordinario nella storia del Senato stesso.

Parole commosse sono state pronunciata dall’ ex first lady Nancy Reagan: “Lo consideravo un caro amico. Mi mancherà. Viste le nostre differenze politiche, la gente era spesso sorpresa per quanto eravamo legati, Ronnie ed io, alla famiglia Kennedy. Ronnie e Ted potevano sempre trovare un terreno comune, e avevano grande rispetto uno dell’ altro. Negli anni recenti, ho trovato un terreno comune con Ted sul tema della ricerca sulle staminali”.

Manovra estiva. Il decreto anticrisi è diventato legge

 Il Senato ha convertito definitivamente in legge il decreto anticrisi con 166 voti a favore, 109 contro e nessun astenuto. Il governo ha varato il nuovo decreto che contiene le correzioni al testo su Corte dei Conti, ministero dell’ Ambiente e scudo fiscale.

La tassa sull’ oro resta invece confermata: il prelievo del 6% sulle plusvalenze (cioè sul ricavato) delle riserve auree della Banca d’ Italia e degli altri istituti di credito è ancora lì, nonostante le obiezioni di Palazzo Koch e i dubbi di Giorgio Napolitano.

Tuttavia, subito dopo la conclusione del Consiglio dei ministri, Silvio Berlusconi ha fatto alcune precisazioni riguardo alla norma: il prelievo si potrà eseguire solo con il parere favorevole della Banca Centrale Europea e l’ assenso di Bankitalia. Altrimenti la norma non potrà essere applicata. Dunque non ci sarà nessun prelievo forzoso sull’ oro conservato nel caveau di Via Nazionale.

“È evidente – dice il presidente del Consiglio – che, nella lettera e nello spirito, la norma è pienamente rispettosa dell’ indipendenza istituzionale e finanziaria della Banca d’ Italia e del tutto coerente con i principi del Trattato e del sistema europeo delle Banche Centrali”.

A rischio le celebrazioni del 150° dell’ unità nazionale. Il presidente della Repubblica: “C’ è la necessità di decisioni urgenti”

 Carlo Azeglio Ciampi, presidente del comitato dei garanti, denuncia lo stato di paralisi in cui versa la preparazione del Giubileo della Nazione, che nel 2011 dovrebbe celebrare il 150° dell’ unità nazionale. E minaccia le dimissioni. Immediata la reazione di Giorgio Napolitano alla denuncia: “A questo punto c’ è la necessità di decisioni urgenti”.

“Se non si muoverà nulla – aveva detto l’ ex presidente della Repubblica in un’ intervista al Corriere della sera – se non ci sarà niente di nuovo da parte del governo, a settembre lascerò il comitato dei garanti per le celebrazioni”. Ciampi ha parlato di un passo ormai inevitabile, dal momento che non avverte alcuna voglia di impegnarsi seriamente in questa iniziativa.

Fu proprio Ciampi, perfettamente in linea con lo spirito della sua presidenza concentrata sul recupero e la valorizzazione della memoria condivisa, a caldeggiare il lancio di Italia 150. In seguito, il governo presieduto da Romano Prodi adottò l’ iniziativa e creò il comitato dei garanti che avrebbe dovuto coordinare le celebrazioni. Lo stesso Prodi affidò la presidenza del comitato a Ciampi, che nel 2008 presentò ufficialmente il logo dell’ iniziativa.

Oggi, a meno di un anno e mezzo dalla scadenza, mancano le idee, mancano i soldi, manca l’ impegno e tutto sembra ristagnare. Quello che manca è il cuore – ha denunciato Ciampi. La classe dirigente nazionale sembra dunque essere animata da uno tiepido afflato patriottico.

Il presidente della Repubblica scrive una lettera a Ministri e Parlamento: “Sicurezza, legge preoccupante. Il testo suscita perplessità e dubbi”

 Nel promulgare la legge sulla sicurezza approvata dal Parlamento il 2 luglio scorso, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano sottolinea tuttavia che suscita perplessità e preoccupazioni l’ insieme del provvedimento che, ampliatosi in modo rilevante nel corso dell’iter parlamentare, risulta ad un attento esame contenere numerose norme tra loro eterogenee, non poche delle quali prive dei necessari requisiti di organicità e sistematicità. In particolare, il capo dello Stato rileva la presenza nel testo di specifiche disposizioni di dubbia coerenza con i principi generali dell’ ordinamento e del sistema penale vigente.

Una lettera di cinque pagine. Giorgio Napolitano ricorre a questo strumento per indicare le rilevanti criticità della legge sull’ immigrazione, che pure promulga per non sospendere norme che rafforzano il contrasto alla criminalità organizzata. Il capo dello Stato scrive al governo e, per conoscenza, ai presidenti delle Camere. E punta l’ indice in particolare contro il reato di clandestinità e il via libera alle ronde previsti dalla legge.

“Il Presidente della Repubblica – scrive tra l’ altro nel testo che l’ ANSA è in grado di anticipare – non può restare indifferente dinanzi a dubbi di irragionevolezza e di insostenibilità che un provvedimento di rilevante complessità e evidente delicatezza solleva, per taluni aspetti, specie sul piano giuridico”.

Le nuove norme sulle espulsioni dei clandestini contenute nella legge sull’ immigrazione avranno un effetto contraddittorio e paradossale. Quello di non rendere più punibile, o al più punibile solo con un’ ammenda, la condotta del cittadino extracomunitario che fa rientro in Italia pur dopo essere stato materialmente espulso.

Pacchetto sicurezza: i dubbi del Presidente della Repubblica

 La lettera di Giorgio Napolitano sulla legge – sicurezza era stata annunciata a grandi linee attraverso il sottosegretario Gianni Letta, ma Palazzo Chigi non si aspettava un contenuto così duro. Silvio Berlusconi non si aspettava, insomma, che il Quirinale sollevasse tanti rilievi, entrando nel merito delle questioni rispetto a una legge appena approvata dal Parlamento.

Ma l’ ordine del premier è di non polemizzare con il Capo dello Stato che in diverse occasioni ha dato una mano al governo: l’ ultima delle quali è stato l’ appello alla tregua prima del G8 e al clima civile tra maggioranza e opposizione. Quindi far finta di niente, perché poteva anche andare peggio, cioè che la legge non venisse firmata e rimandata indietro, viste le osservazioni che erano state fatte nei colloqui riservati e in alcune dichiarazioni pubbliche da parte di Napolitano.

Per Berlusconi la strategia migliore è stata quella di mostrare soddisfazione e apprezzamento per la promulgazione. Aggiungendo in una nota per la stampa che i rilievi del presidente del Consiglio verranno presi in considerazione. Il ministro Maroni ha addirittura chiamato il capo dello Stato per ringraziarlo. “Certo – hanno spiegato fonti del ministero dell’ Interno – rispetto a come era partito il confronto con il Quirinale possiamo tirare un sospiro di sollievo. Ma non c’ è un precedente di un capo dello Stato che definisce la legge irrazionale, disomogenea, estemporanea e poi la promulga! È fuori dalla prassi costituzionale”.

Il presidente cinese Hu Jintao ha incontrato a Roma Giorgio Napolitano e Silvio Berlusconi

 Mattinata intensa per il presidente della Repubblica Popolare Cinese, Hu Jintao che ha incontrato a Roma Giorgio Napolitano e Silvio Berlusconi. Il capo dello Stato ha messo sul piatto la questione del rispetto dei diritti umani, a poche ore dalle notizie degli scontri con la minoranza uigura in cui sono morte 140 persone. Il premier, invece, ha preferito parlare del G8 e affrontare temi prettamente economici. Del resto, hanno precisato fonti di Palazzo Chigi, il tema dei diritti umani era stato già affrontato dal capo dello Stato e per questo motivo il presidente del Consiglio, durante i colloqui a Villa Madama, ha preferito concentrarsi sul summit in programma a L’ Aquila.

“Abbiamo concordato che lo stesso sviluppo e il progresso economico e sociale che si stanno realizzando in Cina pongono nuove esigenze in materia di diritti umani – ha detto Napolitano in una conferenza stampa congiunta con il presidente cinese -, una questione che l’ Italia ha sempre affrontato e intende affrontare nel massimo rispetto delle ragioni cinesi e dell’ integrità e autonomia di decisione della Cina e delle sue istituzioni rappresentative”.

Per il capo dello Stato “occorre il pieno riconoscimento del ruolo internazionale della Cina sviluppando, su un piano di parità, nel rispetto reciproco e con mutuo vantaggio tutte le relazioni bilaterali e globali”. La Cina, ha aggiunto Napolitano, è consapevole del nuovo posto che le spetta nel mondo e delle responsabilità a cui è chiamata di fronte a sfide che richiedono un impegno collettivo.

“Io ho auspicato che in questo quadro – ha sottolineato il presidente della Repubblica – si sviluppino maggiormente le relazioni tra Unione Europea e Cina e per questo è essenziale che l’ Europa riesca, con coerenza e coraggio, a prendere le decisioni per parlare con una voce sola”. Hu Jintao dal canto suo ha espresso soddisfazione per lo sviluppo dei rapporti tra Cina e Italia: “L’ amicizia tra i nostri popoli è radicata nella tradizione e si fonda sulla base dell’ uguaglianza, del mutuo rispetto e della fiducia reciproca”. Quindi ha invitato Napolitano a recarsi in visita in Cina l’ anno prossimo.

L’ appello di Giorgio Napolitano: “Da qui al G8 tregua alle polemiche, in vista del delicato appuntamento internazionale a L’ Aquila

 Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano da Capri, dove sta festeggiando l’ 84esimo compleanno, lancia un appello in vista del G8 dell’ Aquila: “Sarebbe giusto, di qui al G8, data la delicatezza di questo appuntamento internazionale, avere una tregua nelle polemiche”.

“Capisco le ragioni dell’ informazione e della politica – argomenta Napolitano -, ma il mio augurio e il mio auspicio in questo momento sono di una tregua nelle polemiche”. Il Presidente della Repubblica ha anche informato di avere avuto una conversazione telefonica con il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, in vista del G8 e in vista della conferenza stampa del premier a Napoli.

Le prime reazioni che giungono dal mondo politico accolgono positivamente l’ invito di Napolitano. “Il suo appello per una tregua alle polemiche in vista del G8 è saggio e va raccolto” dice il ministro per l’ Attuazione del programma di governo, Gianfranco Rotondi.

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