Il dato Istat sulle retribuzioni nelle grandi imprese “conferma l’esistenza di una grave questione salariale che investe il paese”. È quanto afferma il segretario confederale della Cgil, Agostino Megale, che così motiva: “Seppur formalmente al 4,6%, le retribuzioni effettive, quelle che l’istituto statistico chiama continuative, risultano essere vicino al tasso di inflazione, 3,5 – 3,6%, così come da noi anticipato nei giorni scorsi e riferito al totale degli occupati privati, e con retribuzioni nette addirittura al di sotto dell’inflazione”.
Il dirigente sindacale della Cgil evidenzia, infatti, “così come rileva la stessa nota dell’Istat, che la variazione del 4,6% comprende non solo i premi di produttività, già erogati nei primi 9 mesi dell’anno, e cioè prima dell’impatto drammatico della crisi di questi ultimi tre mesi, ma è anche comprensiva dei cosiddetti incentivi per esodi occupazionali, che determinano una variabilità consistente dell’indice, nonché di una tantum contrattuali, le quali non possono essere considerate retribuzioni continuative poiché ripagano semplicemente ritardi contrattuali precedenti”. Inoltre, continua Megale, “con circa 30mila occupati in meno nella grande impresa, solo per il mese di ottobre, le retribuzioni lievitano nominalmente seppur di poco”.