Permesso di soggiorno a punti, le critiche di Zagbla

 “Provvedimento discriminatorio ed inadeguato alla realtà italiana. Il permesso di soggiorno a punti è discriminatorio e va contro il processo di integrazione degli immigrati“. Così il responsabile per l’ Immigrazione dell’ Italia dei Diritti, Emmanuel Zagbla, commenta l’ accordo tra i ministri dell’ Interno Roberto Maroni e del Welfare Maurizio Sacconi. Il progetto, che a breve sarà presentato in Consiglio dei ministri, prevede una serie di obblighi per il cittadino extracomunitario da adempiere entro due anni.

Ogm. Sentenza Consiglio di Stato autorizza coltivazione mais

 Legambiente: “A chi giova la devastazione del patrimonio agroalimentare italiano? Non si capisce, francamente, il motivo per cui si debbano introdurre coltivazioni Ogm in Italia a prescindere dalle Regioni e dall’ assunzione di regole certe a tutela del prezioso e ineguagliabile patrimonio agroalimentare di qualità che ci distingue nel mondo”. Questa l’ opinione espressa da Vittorio Cogliati Dezza, il presidente nazionale di Legambiente sulla sentenza del Consiglio di Stato sull’ introduzione delle coltivazioni biotech in Italia.

Luca Zaia. Tre italiani su quattro non vogliono gli Ogm

 Rispettiamo la sentenza del Consiglio di Stato, ma ricorreremo in tutte le sedi. Faremo opposizione anche perché siamo convinti di rappresentare fino in fondo il volere dei cittadini. E tre cittadini su quattro, in Italia, non vogliono gli Ogm. Le argomentazioni a favore sono semplici: la prima è quella in base alla quale l’ agricoltura italiana ci guadagnerà di più. Ma l’ esperienza internazionale ci dice che dove si piantano e si coltivano OGM. In realtà, questo non avviene. Non si può pensare di far fronte ai costi di un cinese che è pagato 5 euro al giorno, o di un indiano che è pagato 3 euro al giorno utilizzando gli OGM. Queste sono bugie. La verità è un’ altra: la vera sfida per la nostra economia agricola è quella della tracciabilità e dell’ origine. Cioè dare un nome e un cognome alle produzioni.

Estero. Bomba a Kabul, sei italiani morti

 Il governo, dopo l’ attentato, sta pensando a una transition strategy, non ad un ritiro del contingente militare italiano in Afghanistan.

“Noi avevamo già un progetto, sempre condiviso con gli alleati, di riportare a casa i soldati che avevamo mandato per il periodo elettorale. Poi bisognerà mettere a punto una transition strategy per caricare di maggiore responsabilità il nuovo governo” ha spiegato il presidente del Consiglio Berlusconi. Il ministro la Russa ha però avvertito che “ipotizzare in queste ore una exit strategy dall’ Afghanistan sull’ onda dell’ emotività potrebbe essere inteso come un segno di debolezza verso il terrorismo e potrebbe accrescere la violenza verso i nostri soldati”.

“C’ è la riconferma della determinazione italiana a tener fede all’ impegno preso, come impegno della comunità internazionale su mandato dell’ Onu con compiti di lotta al terrorismo a fini di pacificazione e di stabilizzazione di quell’ area” ha detto il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, da Tokyo, dopo aver sottolineato che comunque una discussione in Parlamento per rimotivare la missione è “comprensibile” e che “almeno nel Pd” non ci sono divisioni su questo tema, quanto a quelle tra Pdl e Lega “chiedete al presidente del Consiglio”.

Il Presidente del Senato, Renato Schifani, ha spiegato: “L’ Italia fa parte di una missione Nato, ma anche con un mandato espresso dall’ Onu. La riflessione su una transizione di disimpegno non può che essere vista e discussa collegialmente all’ interno di questo organismo del quale facciamo parte e nel quale siamo cooprotagonisti”.

Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi: “Al G8 nuove sanzioni contro l’ Iran”. Ma Obama intende valutare le proposte

 Al G8 de L’ Aquila probabilmente prevarrà la linea dura contro il governo iraniano. Ad accennare oggi esplicitamente a nuove possibili sanzioni nei confronti di Teheran – per la prima volta dopo la contestata rielezione del presidente Mahmud Ahmadinejad e gli scontri di piazza che ne sono seguiti – è stato il premier Silvio Berlusconi, presidente di turno del G8.

“Anche dalle recenti telefonate che ho avuto con gli altri leader mondiali credo che si andrà in questa direzione, ha anticipato il presidente del Consiglio, assicurando che “al summit dell’ Aquila il nodo iraniano sarà il primo argomento che esamineremo”.

Fonti di palazzo Chigi hanno poi precisato all’ agenzia Ansa che in questa fase le sanzioni sono una possibilità che è sul tavolo degli otto Grandi ma non è una decisione che è stata presa. Comunque, hanno aggiunto le fonti, si sta andando verso un chiaro segnale nei confronti dell’ Iran. Non a caso, ad esempio dalla Gran Bretagna, vengono pressioni affinché l’ Unione europea prenda delle posizioni comuni ad alto valore simbolico, come la chiusura delle ambasciate a Teheran.

Nel giorno in cui arriva la scontata conferma della vittoria di Ahmadinejad da parte del Consiglio dei Guardiani della costituzione dopo un limitato riconteggio dei voti, si irrigidisce quindi la posizione degli occidentali. Berlusconi ha premesso di non voler anticipare quello che accadrà all’ Aquila.

Estero. In Iran il governo smorza la polemica con Londra e libera cinque degli arrestati

 L’ Iran ha dato ieri l’ impressione di volere smorzare i toni dello scontro diplomatico in atto con la Gran Bretagna, dopo gli arresti, avvenuti venerdì, dell’ intero staff iraniano dell’ ambasciata britannica a Teheran. Cinque dei nove arrestati, ha detto il portavoce del ministero degli Esteri, Hassan Qashqavi, sono stati rilasciati.

Il ministro degli Esteri iraniano Manuchehr Mottaki (nella foto) e quello britannico David Miliband hanno avuto nelle ultime ore una conversazione telefonica, ha aggiunto il portavoce, assicurando che il governo della Repubblica islamica non ha in programma la chiusura di alcuna ambasciata europea a Teheran la riduzione del livello delle relazioni diplomatiche, nemmeno con Londra.

Gli arresti sono seguiti di una settimana all’ espulsione di due diplomatici britannici a Teheran, con l’ immediata ritorsione della Gran Bretagna, che ha espulso due diplomatici iraniani. Mottaki aveva accusato Londra di avere ordito un complotto contro le elezioni in Iran, fomentando tra l’ altro i disordini che ne sono seguiti.

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