Il Decreto Legge sullo Sviluppo rappresenta la negazione dei principi di tutela posti a base di interessi collettivi e a salvaguardia di beni comuni quale l’ambiente
La deregolamentazione in materia edilizia attraverso l’uso generalizzato dello strumento del silenzio-assenso anche per tutte le nuove costruzioni, le misure di premialità previste per interventi di ricostruzione anche attraverso la delocalizzazione delle volumetrie, la sostituzione della DIA con la SCIA nonché l’introduzione del diritto di superficie per le spiagge italiane, che in pratica finirebbe per consentire una sorta di privatizzazione dei beni demaniali, ad uso e consumo di chi intende speculare su di essi, sono previsioni che chiaramente contrastano con l’art. 9 Cost., che prevede che la Repubblica tuteli il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione, ma denotano altresì un uso distorto dello strumento del decreto legge nella misura in cui, contrariamente alle disposizioni di cui alla L. 400 / 1988, riguardano materie tra loro evidentemente eterogenee.