Rai, Telecom, banda larga, par condicio, digitale terrestre e tlc. Questi i temi toccati da Corrado Calabrò presidente dell’Autorità per le Comunicazioni, nella Relazione annuale al Parlamento. Nel suo lungo intervento Calabrò ha lanciato le priorità: la riforma della Rai, che “non e’ più rinviabile”, perchè l’azienda non può competere ”impacciata” dalle norme amministrativo-contabili e insieme ”paralizzata da spinte e controspinte politiche”. Una riforma da realizzare il prima possibile ,” puntando sull’efficienza, magari enucleando e anticipando alcune norme indifferibili che coniughino il carattere imprenditoriale della governance con il perseguimento degli obiettivi di fondo di un servizio pubblico con marcate finalità d’interesse generale, svincolato dall’abbraccio dei partiti”. Una Rai, dunque libera dalle logiche di partito, per la quale ci sia una legge ad hoc che non rientri in una riforma più vasta dell’emittenza e che abbia tempi di approvazione certi e rapidi.
La riforma di Viale Mazzini, insiste Calabro’, ”e’ un tema importante sotto l’aspetto ideologico-politico e urgente sul piano pratico”.
Concorda Paolo Gentiloni, responsabile Comunicazione del PD, con Calabrò sull’urgenza della riforma Rai “ispirata a criteri di efficienza e di autonomia dai partiti”. Gentiloni chiarisce anche che si tratta di “un richiamo che il PD condivide appieno in particolare quando il presidente dell’Agcom propone che alcuni aspetti indifferibili della riforma vengano anticipati stralciando alcune norme piu’ urgenti”. Per Giovanna Melandri, ministro delle Comunicazioni del Governo Ombra del PD, dalla relazione Agcom “e’ venuta una inequivocabile descrizione critica del servizio pubblico le cui differenze oramai dal servizio commerciale sono ‘evanescenti’”. Il ministro ombra si augura che la riforma della Rai calendarizzata al più presto nell’agenda politica riformando la legge Gasparri a cui mi auguro che la maggioranza metta presto mano predisponendosi ad un confronto”.
Calabrò ha evidenziato chiaramente come il servizio pubblico sia vittima di una «omologazione al ribasso che ne sbiadisce la missione». Secondo Calabrò, il livello della tv pubblica è «al di sotto di altre televisioni europee” da qui l’augurio che «entro i prossimi 24 mesi oltre metà della popolazione italiana possa usufruire del passaggio alla tecnologia digitale».
Dalla relazione del presidente emerge nuovamente la passione degli italiani per la telefonia mobile. «Lo sviluppo delle settore delle tlc – ha spiegato Calabrò – è stato, fino a tempi recentissimi, a getto continuo» ribadendo anche che«siamo all’avanguardia nell’innovazione ed evoluzione tecnologica e nelle offerte innovative. Al primo posto in Europa e al secondo nel mondo per diffusione dei servizi mobili di terza generazione ; leader mondiale nel mercato dei contenuti e servizi per la telefonia mobile (con un fatturato di 1,2 miliardi di euro e un tasso di crescita del 15%, quasi invariato rispetto al 2006) e in particolare per la televisione su cellulare». «L’espansione del settore tlc con le vecchie tecnologie, che pure ha registrato tanti successi, è ormai giunta al capolinea» chiude Calabrò, secondo il quale «senza il passaggio alla banda larga il digital divide» si estenderà.
Telecom
Telecom Italia mantiene il suo primato storico di ex monopolista nella telefonia fissa, ma negli ultimi tre anni la sua quota di mercato è scesa di 10 punti, dal 94 all’84%, rimanendo ciò nonostante più elevata che altrove. Tracciando il bilancio del fisso nell’ultimo triennio, dove la quota dell’84% attribuita a Telecom è riferita alla linee di accesso alla rete fissa (nella spesa totale la quota dell’operatore è invece del 70%, nei ricavi da servizi voce del 76%), Calabrò ha spiegato che in parallelo vi è stato «un deciso recupero di redditività degli operatori alternativi a Telecom, con incrementi che arrivano al 60%».
E, ancora, «per la normalizzazione del mercato sarebbe opportuno, come ho già segnalato nella passata legislaturaa, sopprimere la tassa di concessione governativa sugli abbonamenti», conclude Calabrò.
Televisione e pubblicità
Per la prima volta, nel 2007, i ricavi da pubblicità sono scesi sotto la soglia del 50% del totale dei ricavi del settore televisivo. In particolare, si sono attestati a al 48,8% rispetto al 50,2% del 2006, mentre continua la crescita della pay tv, da 28,2% a 28,8% e si assiste ad una lieve riduzione percentuale del canone, da 19,6% a 19,4%. Sul fronte dei ricavi, osserva Calabrò, sono «ormai tre i soggetti in posizione comparabile»: nel 2007 la Rai ha registrato ricavi per 2.739 mln, Rti per 2.411 mln, Sky per 2.347 mln.
Par condicio
Una revisione della legge sulla par condicio. È la richiesta che torna ad avanzare Corrado Calabrò nella Relazione annuale. «Le difficoltà riscontrate nell’applicazione della legge vigente, difficoltà che hanno sfiorato l’impraticabilità, confermano la necessità della sua revisione, che è necessaria per adeguare la legge sia alla realtà cui intendeva riferirsi sia al mutamento tecnologico intervenuto (basta pensare a internet)», afferma.
Digitale terrestre
«L’auspicio è che entro i prossimi 24 mesi oltre la metà della popolazione italiana possa fruire del passaggio al digitale». Nel frattempo, ricorda l’Autorità delle telecomunicazioni, «ha preso l’iniziativa per consentire a nuovi fornitori di contenuti indipendenti di fare ingresso nel sistema televisivo». Il che, scandisce Calabrò, «può rappresentare una svolta».
In particolare, il presidente dell’Autorità si riferisce «alla gara per l’assegnazione del 40% della capacità trasmissiva dei maggiori broadcaster integrati (Rai, Mediaset e Telecom Italia)»: «siamo ormai alle battute finali della procedura di selezione ad evidenza pubblica, che ha visto la presentazione di 25 domande da parte di 18 soggetti (molti stranieri)», spiega.
L’Autorità, poi, «darà puntuale esecuzione – nei limiti della sua competenza – alle sentenze del Consiglio di Stato del 6 maggio di quest’anno sui ricorsi proposti da Europa 7 e fornirà supporto tecnico al Ministero dello sviluppo economico per gli adempimenti ad esso demandati».
Editoria: un codice unico per i media
Un codice unico per i media, nel quale confluisca anche «la riforma della stampa che aspetta da tempo di essere varata2, un’altra urgente riforma auspicata da Calabrò. «Nella prospettiva di una legislatura -spiega – si può avviare una stagione normativa di razionalizzazione e semplificazione che porti alla stesura di un codice unico dei media, nel quale può confluire anche la riforma della stampa che aspetta da tempo di essere varata».