Trattato di Lisbona, il Cdm lo approva ma la Lega pensa al referendum

di isayblog4 14 views0

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Tutti pronti a perdere l’identità nazionale in nome di una Europa unita. Già ma unita a che e a chi? Unica forza parlamentare a porre qualche dubbio la Lega Nord. Intanto il Consiglio dei ministri ha approvato il disegno di legge per la ratifica del Trattato di Lisbona, che modifica il Trattato sull’Unione europea e il Trattato che istituisce la Comunità europea. Lo riferisce il ministro per la Semplificazione normativa Roberto Calderoli, lasciando Palazzo Chigi al termine della riunione.

«Il mio è stato un sì con riserva – ha commentato Calderoli -. E le riserve sono rispetto alla perdita di sovranità. Ci sono stati notevoli miglioramenti rispetto alla convenzione, ma con il voto di maggioranza c’è una perdita di sovranità notevole. Pensiamo che la consultazione popolare, su questo punto, non possa e non debba essere evitata. Per questo proporremo in sede parlamentare una legge costituzionale ad hoc per consentire il referendum». La Lega è da sempre il più «euroscettico» tra i partiti del centrodestra e anche giovedì nel primo voto alla Camera, quello sui cosiddetti «obblighi comunitari», nella dichiarazione di voto gli esponenti del Carroccio hanno preso le distanze da Bruxelles.
Il voto del governo è di fatto il varo del disegno di legge che dovrà poi essere approvato da Camera e Senato, un percorso che potrebbe arrivare alla meta entro il mese di luglio.

Referendum?
Al momento sono quindici i Paesi che hanno già votato l’adozione del nuovo testo base dell’Unione. L’ultima adesione in ordine di tempo, giovedì, è stata quella del Lussemburgo. Ma sul completamento del processo di ratifiche del trattato di Lisbona continua a pesare l’incogna più grande, cioè quella derivante dall’esito del referendum che si terrà il 12 giugno prossimo in Irlanda. L’unica consultazione popolare rimasta sulla strada del trattato tiene tutti con il fiato sospeso: nel 2005 il «no» dei cittadini francesi prima e quello degli olandesi poi affossarono in maniera irreversibile il trattato costituzionale. Ci sono voluti circa due anni e una maratona negoziale in occasione del Consiglio europeo del giugno 2007, per ridare all’Europa, attraverso il trattato di Lisbona, la prospettiva di realizzare quelle riforme istituzionali necessarie per rispondere alle nuove sfide dell’allargamento dei confini dell’Unione e a quelle che devono essere fronteggiate sui fronti della politica estera, dell’economia e dell’immigrazione. La Lega vorrebbe però che anche il sì dell’Italia, oltre che dal Parlamento, passasse per una preventiva consultazione dei cittadini.

Gli altri?
Il primo Paese ad aver ratificato il nuovo trattato è stata l’Ungheria, seguita a ruota dalla Slovenia, Paese che detiene, fino al 30 giugno, la presidenza di turno dell’Ue. Tra i membri fondatori della Comunità europea hanno già provveduto ad adottare il nuovo testo la Francia e la Germania. Gli altri partner dell’Unione ad aver già aderito a Lisbona sono: Malta, Romania, Bulgaria, Polonia, Slovacchia, Portogallo, Danimarca, Austria, Lettonia e Lituania. La Gran Bretagna, che in sede di negoziato ha ottenuto diverse, importanti esenzioni (opting out) rispetto alle disposizioni previste dal nuovo trattato, deve ancora ratificarlo, ma il rischio che l’approvazione venga subordinata allo svolgimento di un referendum è stato definitivamente disinnescato.

Quando entrerà in vigore?
Il trattato di Lisbona dovrebbe entrare in vigore all’inizio dell’anno prossimo e, sebbene depotenziato – almeno nominalmente – rispetto alla precedente progetto di Costituzione, prevede l’introduzioni di importanti novità. Come l’istituzone della figura del presidente permanente dell’Ue che resterà in carica per due anni e mezzo e potrà essere riconfermato per un secondo mandato. E il potenziamento delle funzioni dell’Alto rappresentante Ue per la politica estera e di sicurezza, che sarà anche vicepresidente della Commissione europea. Previsto poi un marcato ampliamento delle materie sulle quali il Consiglio dei ministri Ue potrà decidere a maggioranza e non più all’unanimità e un potenziamento dei ruoli del Parlamento europeo e di quelli nazionali.

www.ladestranews.it

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