Dopo una riunione durata più di tre ore, Bertolaso e i sindaci hanno raggiunto un accordo per una tregua di 24 ore.
Martedì 27 maggio i tecnici dell’Arpac, della Asl e gli altri tecnici nominati dal commissariato per l’emergenza rifiuti in Campania entreranno nel sito di Chiaiano per effettuare gli esami tecnici che faranno chiarezza sulla reale possibilità di realizzare una discarica da 700mila tonnellate nelle cave di tufo.
E’ quanto emerso dal tavolo convocato nel pomeriggio in prefettura a Napoli a cui hanno preso parte il sottosegretario per l’emergenza rifiuti Guido Bertolaso, il prefetto di Napoli Alessandro Pansa, i sindaci di Marano, Salvatore Perrotta, quello di Mugnano, Daniele Palumbo, il presidente dell’ottava municipalità di Napoli, Carmine Malinconico, i rappresentanti del comune di Napoli, i rappresentanti dei comitati civici dei cittadini contrari alla realizzazione della discarica a Chiaiano.
A breve partirà dunque il tavolo tecnico che si occuperà di tutte le indagini all’interno del sito di Chiaiano e di cui Bertolaso ha illustrato la volontà e la modalità di costituzione: “Di tale organismo faranno parte anche i tecnici di fiducia – si legge in una nota diffusa al termine del vertice – nominati dalle comunità locali e dai comitati dei cittadini e da alcuni cittadini in numero massimo di cinque. A conclusione delle analisi e all’acquisizione dei risultati tecnici che dovranno essere ultimati entro 20 giorni, le parti saranno ulteriormente convocate per riprendere il confronto sulla decisione finale alla luce delle risultanze delle analisi stesse”.
“La realizzazione della discarica di Chiaiano, come di qualsiasi altra discarica individuata – ribadisce la nota – è subordinata a tutte le indagini tecniche, nel pieno rispetto della normativa comunitaria di settore, nonché di tutte le prove tecniche che il tavolo tecnico riterrà necessarie sempre nel rispetto della normativa europea”.
Intanto il governo va avanti con la linea della fermezza sostanzialmente appoggiata anche da Udc, Idv e Pd: solo quando si sarà posto fine alle opposizioni violente e si sarà fatto capire che la scelta dei siti non è negoziabile, si potrà dialogare con i cittadini e dare loro le assicurazioni necessarie.
“Andremo fino in fondo. E’ l’unico modo per risolvere una tragedia nazionale”, ha detto il ministro Roberto Maroni.
“Ora che è stata riportata la sovranità dello Stato, ci auguriamo che prevalga la moderazione e finisca ogni manifestazione di violenza e si possa finalmente ragionare. In ogni caso nessuno può pensare che lo Stato arretri di fronte a prove di forza messe in atto da violenti organizzati e non”, ha fatto sapere anche Fabrizio Cicchitto, capogruppo Pdl alla Camera.
Sulla linea della fermezza anche Idv, con Nello Formisano e Massimo Donadi, e l’Udc, con Francesco Pionati secondo il quale “è giusto dialogare, è doveroso spiegare, convincere e coinvolgere popolazioni e amministrazioni locali nel progetto per la soluzione complessiva dell’emergenza rifiuti, ma su una cosa non si può scendere a patti: il rispetto della legge. Altrimenti lo Stato non esiste più”.
Ma non aiuta certo a far passare la linea della fermezza la presenza tra i contestatori di esponenti della maggioranza di governo.
Fra loro Alessandra Mussolini, secondo la quale “il destino di Chiaiano ancora non è scritto e nonostante il decreto saranno le verifiche tecniche a decidere il da farsi”.
E dal Pd, che nei giorni scorsi ha sostenuto le scelte impopolari del governo, oggi si è levata la voce di Massimo D’Alema che si è detto “preoccupato” per gli scontri: “Temo che ci si affidi in modo esclusivo all’uso della forza, che potrebbe lasciare un segno nei rapporti tra cittadini e istituzioni”.
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