La sicurezza, il quoziente familiare, l’emergenza rifiuti. Ma anche le liberalizzazioni, la ristrutturazione della spesa, l’abolizione delle province e del Cnel.
Sono questi i temi, illustrati a Montecitorio dal leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini, nel corso della sua dichiarazione di voto sulla fiducia, su cui l’Udc attende al varco il governo.
Nel ribadire che quella dell’Udc sarà “un’opposizione repubblicana”, “non pregiudiziale” ma “sui contenuti” perché se il Governo lavorerà bene “farà il bene dell’Italia”, Casini ha sottolineato che “é difficile dissentire dalle dichiarazioni programmatiche del governo”.
Tuttavia, l’Udc non voterà la fiducia al governo Berlusconi IV anche perché il problema “non è cosa fare, ma come fare”.
“Avete vinto – ha ricordato il leader centrista- e avete il compito di non deludere i cittadini e il nostro compito è quello di aiutarvi a non deluderli”.
“Il premier del nostro Paese – ha sottolineato infatti Casini – non può essere condizionato da un’opposizione che lo vede come un nemico”.
E l’opposizione “per troppo tempo ha accettato di costruire le sue fortune politiche sulla demonizzazione dell’avversario”. Quella “stagione è finita. Dunque, da opposizione, facciamo gli auguri al premier”.
Casini si è anche soffermato sulla legittimazione reciproca di maggioranza e opposizione: “Non è Berlusconi che può legittimare Veltroni, né Veltroni che può essere legittimato da Berlusconi, né, ancora, noi possiamo pensare di essere legittimati dall’uno o dall’altro. Ciascuno di noi infatti è legittimato dagli elettori” che hanno semplificato col loro voto il quadro politico.
Tuttavia, ha avvertito il leader dell’Udc, “in Italia non c’è il bipartitismo” dal momento che “un terzo degli elettori non ha votato né Pd né Pdl”.
Fra i temi da affrontare, Casini parte dal pacchetto sicurezza suggerendo a Berlusconi di mettere mano non a un decreto ma a una proposta di legge che possa essere discussa in Parlamento.
Poi il quoziente familiare: “Sulla questione demografica le chiacchiere stanno a zero – ha scandito Casini.- Avete proposto il quoziente familiare e va bene anche perché il bonus bebè è un palliativo”. “Il quoziente familiare – ha aggiunto – è una grande trasformazione a favore delle famiglie italiane che non ce la fanno ad arrivare a fine mese”.
E ancora le liberalizzazioni, sulle quali, ha attaccato Casini “lei Presidente ha detto una piccolissima bugia sul fatto che noi vi avremmo impedito di farle. Non è stata l’Udc a bloccarle – ha ricordato- ma comunque va bene: non parliamo più del passato. Ora, però, fatele”. E, ha osservato Casini, “bisogna farle a partire dai servizi pubblici locali, a partire dal ddl Lanzillotta perché in Italia abbiamo le tariffe più alte d’Europa proprio perché c’è il monopolio dei servizi pubblici locali”.
Nell’intervento dell’ex presidente della Camera, un accenno anche al nucleare, con l’invito a tornare a questo tipo di energia e a “costruire le centrali in Italia e non in Albania”, dicendo “basta alla politica dei ‘no’ ai rigassificatori”.
E ancora il leader dell’Udc ha chiesto un “collegamento con provvedimenti duri anche contro il lavoro nero e lo sfruttamento di persone in condizioni di bisogno” perché “lo Stato non può essere forte coi deboli e debole con i forti”.
Infine l’ economia. La detassazione degli straordinari, innanzitutto, sulla quale Casini si è detto “preoccupato” perché “partire dalla riduzione delle entrate e non dalla spesa, non è un bel segnale”.
“E’ giusto abolire l’Ici, ma senza un provvedimento preventivo di nuove risorse si obbligano i comuni ad aumentare le tasse. Abolire le province o il Cnel sarebbe stato invece un segnale molto forte”, ha spiegato.
Un invito a stare attenti anche sulle pensioni “perché sappiamo tutti che il sistema così com’è non regge e sappiamo anche che, se vogliamo fare le grandi riforme dobbiamo incidere sui centri di spesa”.
Quanto alle riforme, sì a quelle costituzionali no a quella elettorale perché‚ la legge in vigore ha prodotto, secondo Casini, quella riforma che “tanti apprendisti stregoni non sono stati in grado di fare”.
“Basta riporre attese messianiche in riforme della legge elettorale” ha detto il leader dell’Udc, quando è dimostrato dalle ultime elezioni che “la legge elettorale uscente che a sinistra ritenevano la madre di tutti i mali”, non è stata così e la politica è stata in grado di riformarsi, “senza bisogno di lambiccarsi in formule come il Vassallum”. A questo punto, ha aggiunto, “è inutile che ci avventuriamo in forzature istituzionali”.
Mentre diverso è il discorso per le questioni della “riduzione del numero dei parlamentari o il federalismo solidale”.
Quindi una raccomandazione: “Signor Presidente, il destino e gli italiani le hanno dato più potere di quanto ne abbia mai avuto alcuno dei suoi predecessori. Nemmeno De Gasperi ha avuto il potere che lei ha adesso, ne faccia buon uso”.
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