L’intervento del Presidente Napolitano all’inaugurazione della XXI edizione della Fiera Internazionale del Libro

di isayblog4 14 views0

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Sono qui per testimoniare con animo sereno come questa Fiera, di anno in anno, onori e coltivi i valori della cultura. Lo stesso stimolo alla lettura rappresenta un importante contributo all’arricchimento della persona perché possa conseguire – come vuole la nostra Costituzione – il suo pieno sviluppo. E il valore essenziale che la Fiera esprime, attraverso un’offerta sempre più riccamente pluralistica, è quello del confronto e del dialogo tra culture, posizioni di pensiero, esperienze creative, senza confini impenetrabili e senza preclusioni.
Si tratta di un contesto e di un clima, che non possono essere turbati e deviati da contese politiche, da intrusioni pretestuose. Non può certo essere assunta come pretesto la scelta del paese da invitare ogni anno come ospite d’onore. Lo si invita – così si è invitato a questa edizione Israele – per il patrimonio storico-culturale che rappresenta, per il suo apporto all’evoluzione della ricerca, dell’elaborazione culturale, dei linguaggi espressivi in molteplici ambiti e in una prospettiva comune. E lo si è fatto cogliendo la speciale occasione del 60° anniversario della fondazione dello Stato di Israele, deliberata dall’Assemblea delle Nazioni Unite.
Non c’è nulla, in ciò, che possa essere contestato come appiattimento politico di un grande evento culturale come quello che qui ora si inaugura. È vero piuttosto che si stravolge politicamente e culturalmente quest’evento pretendendo di introdurvi la problematica del drammatico conflitto arabo-israeliano in chiave di esasperata partigianeria, di negazione dei termini obiettivi di un dialogo più che mai necessario.
Perché non c’è dialogo se si muove dal rifiuto della legittimità dello Stato di Israele, delle ragioni della sua nascita, del suo diritto ad esistere nella pace e nella sicurezza. Un diritto che può e deve combinarsi con il diritto del popolo palestinese a dare vita a un suo Stato.
Sono questi i termini entro cui si colloca ogni sforzo di mediazione e d’intesa, con la partecipazione del governo di Israele e dell’autorità palestinese, col contributo dell’Unione europea, delle Nazioni Unite, di altri protagonisti della politica internazionale.
Tutt’altra cosa è la libertà di critica nei confronti della politica, ovvero di indirizzi e comportamenti concreti del governo di Israele: libertà che è riconosciuta innanzitutto in Israele in quanto Stato democratico.
In effetti, proprio i valori culturali che questa Fiera del Libro esprime e trasmette dovrebbero indurre tutti a riflettere sulle parole conclusive del saggio “Contro il fanatismo” di Amoz Oz, uno dei rappresentanti più alti della grande letteratura israeliana di questi decenni. E cito: “Se fossi europeo, starei bene attento a non puntare il dito contro nulla e nessuno. Invece di far questo, apostrofando ingiuriosamente Israele o i palestinesi, per favore fate tutto quello che potete per aiutare entrambe le parti, perché tutte e due sono in procinto di prendere la più tormentosa decisione della loro storia… Non dovete più scegliere fra essere pro Israele o pro Palestina. Dovete essere per la pace”.
Ecco, questo è, io credo, lo spirito della Fiera di Torino, della Fiera del Libro, il cui programma rispecchierà i valori della tolleranza, del rispetto reciproco e dello scambio fecondo, dell’autonomia della cultura da condizionamenti ideologici e da contrapposizioni laceranti.
A voi, dunque, un augurio vivissimo di buon lavoro e di successo.

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