Si difende Guido Bertolaso in una lettera aperta alle donne e agli uomini della Protezione civile,nella quale dice con dolore e rabbia che si sente un alluvionato simile a quelli conosciuti sul campo, ma travolto da una tempesta provocata ad arte, dove c’ è chi getta fango nelle pale del ventilatore, dice. “Un uomo messo su un patibolo che non ho nè scelto nè meritato, che potrà aver commesso qualche errore e omissione, ma reati no. Bertolasosi difende, perchè il fango diretto contro di lui, colpisce anche le migliaia di persone che lavorano nella Protezione Civile. Conferma che, comunque, resterà al suo posto, anche se si si considera parte lesa.
Dolore e rabbia nella sua lettera. “Da giorni i giornali titolano non sospetti su di me, ma certezze; pubblicano intercettazioni usandole non come elementi indiziari, ma come prove di colpe commesse. Questa è giustizia sommaria e la verità è l’ ultima cosa che interessa: si cercano emozioni, pruderie, notizie sfiziose sui difetti, le debolezze, le leggerezze”. Bertolaso ammette che mancanze di controlli, gente che ha lavorato con noi in modo disonesto possano anche esserci stati.
Ma rispetto a tutto questo, l’ uomo simbolo della Protezione civile si considera parte lesa, non coimputato o colpevole. Quanto a possibili errori e omissioni, di cui si dice fin d’ ora responsabile, fino a prova contraria non sono reati, congiure, atti intenzionali e voluti. È in atto un’ operazione contro di me, dice, che colpisce anche le migliaia di persone che lavorano nella Protezione Civile italiana.