Un insegnante di una scuola elementare di Cremona frequentata da bambini di diverse nazionalità ha deciso di sostituire le celebrazioni per il Natale con la cosiddetta “Festa delle luci”. Un altro harakiri culturale perpetrato da un finto educatore sulla pelle dei nostri bambini. Sarebbe il caso, oltre alla dovuta solidarietà a Gesù, Giuseppe e Maria, di dare tutto l’ appoggio possibile ai bambini vittime di queste capriole buoniste. È assurdo che si decida di cancellare una festività come il Natale in nome di un principio di inclusione che ha il sapore di una ipocrisia politicamente corretta.
C’ è chi, evidentemente amando poco la storia e le tradizioni che definiscono la nostra identità, vuole eliminarne i simboli più forti e persino i nomi, sostituendoli con espressioni edulcorate e false come festa delle luci. A questo istinto di autodistruzione ci ribelliamo. Il Natale va festeggiato e va chiamato Natale, perché momento centrale della eredità cristiana in cui è radicata la nostra cultura.
Dopo la proposta di schiodare i crocifissi dalle aule, ora l’ idea di eliminare il Natale. Si vuole forse annullare la propria identità e sensibilità per non urtare quella degli altri? Sono proprio queste iniziative buoniste e ipocrite, figlie di una cultura politica decadente, che ghettizzano le varie realtà culturali che esistono oggi nel nostro Paese.
I musulmani non si sognerebbero mai, giustamente, di rinunciare alle proprie celebrazioni e ai propri riti per paura di dare fastidio a noi. Senza contare che proprio nel Corano, la Madonna e Gesù Cristo sono ampiamente citati. Bisogna celebrare il Natale, con i suoi simboli, e insegnare ai nostri figli cosa esso significhi. Le feste posticce dai nomi neutri, segno dell’ omologazione e della paura, lasciamole ad altri.
Luca Zaia
Ministro Politiche Agricole