Neppure dopo lo sfogo sul caso Boffo Silvio Berlusconi smette di attaccare i giornali. È in atto “una campagna eversiva feroce” che punta alle dimissioni del governo e del presidente del Consiglio, ha denunciato il premier nel corso di un’ intervista a Maurizio Belpietro su Canale 5.
Il presidente del Consiglio ha auspicato che si interrompa qualsiasi campagna che attacca chiunque su basi false e calunniose. “Per quanto mi riguarda, oltre alla feroce campagna per chiedere di fatto le mie dimissioni contro la volontà del popolo mi vedo attribuire quotidianamente delle cose che non ho mai detto e neppure pensato. L’ ho detto e lo ripeto con forza: con questa informazione, povera Italia”.
Berlusconi è intervenuto anche sulle proteste seguite alle sue azioni giudiziarie contro La Repubblica e L’ Unità. Ha criticato senza mezzi termini chi denuncia l’ assenza di libertà di stampa definendola una barzelletta di una minoranza comunista e cattocomunista. Minoranza che detiene la proprietà del 90% dei giornali.
“Loro intendono la libertà di stampa come libertà di mistificare, di insultare e di calunniare e quindi sono stato costretto a rivolgermi alla magistratura per difendere il principio importante della libertà di stampa. Se c’ è un pericolo, è quello degli attacchi alla riservatezza delle persone”.
Interpellato sulle candidature alle regionali del 2010 Berlusconi ha fatto il punto delle trattative con la Lega: “Devo ancora fare una riunione con gli esponenti del Pdl per mettere a posto la strategia. Cominceremo a discuterne”, ha detto e ha sottolineato di essere in contatto con Bossi praticamente ogni giorno. Ma quanto alle candidature, il premier dice che è prematuro parlarne, almeno prima della fine di settembre, perchè il Popolo della libertà deve ancora definire una strategia e decidere i nomi.
Berlusconi ha poi rivendicato l’ operato del governo: “Sono orgoglioso di questi primi 14 mesi, di cui è già stato dato un bilancio dagli elettori con i loro voti”. A conferma del giudizio positivo degli italiani Berlusconi ha fatto riferimento a sondaggi secondo i quali, ha detto, veleggiamo verso il 70% dei consensi.
“Sulla tensione tra governo e Chiesa con rapporti quasi nulli in seguito alla vicenda dell’ ex direttore di Avvenire, si sono dette tante bugie, ha ribadito il presidente del Consiglio, sottolineando che i rapporti del governo e i miei personali con chi guida la Chiesa sono eccellenti e sono alimentati da un dialogo continuo. Anche per questo non ci sarà alcun incontro con Tarcisio Bertone”.
“Non è in agenda – ha spiegato il premier a Maurizio Belpietro – e non ne vedo la necessità. La stampa, di sinistra e cattocomunista si è inventata tutti questi incontri che avrei chiesto ma io non ho chiesto nulla perché non c’ era nulla da chiedere”, ha concluso ricordando che a tenere rapporti diretti con il Vaticano ci pensa Gianni Letta.
La replica del Pd è immediata. Il vicepresidente dei senatori Zanda accusa Berlusconi di voler manipolare l’ opinione pubblica: “Sono mesi che il Presidente del Consiglio cerca quotidianamente di coprire la crisi della sua politica e l’ inizio del suo personale declino diffondendo stratosferiche percentuali del consenso di cui godrebbe nel Paese. Bisogna che gli italiani sappiano che a nessuna di queste cifre può essere dato credito”. Per il senatore del Pd Vincenzo Vita le ultime esternazioni di Berlusconi sono disperate e tipiche di un re in declino. Anche l’ Italia dei Valori bolla l’ ennesima provocazione del premier come una vera e pericolosa strategia.
“Criticare sui giornali gli atti di un Governo è e resta un carattere irrinunciabile della democrazia”: è quanto si legge in un editoriale di Famiglia Cristiana di questa settimana, che torna, ancora una volta, sul caso Boffo, definito un brutale attacco alla libertà di critica. Il settimanale dei Paolini si chiede chi veramente vi sia dietro il confezionamento di quell’ informativa sulla personalità dell’ ex direttore di Avvenire, che il Giornale, quotidiano di proprietà della famiglia Berlusconi, ha pubblicato nel suo attacco a Boffo.
“La domanda legittima – spiega l’ editoriale, firmato da Beppe del Colle – è questa: chi ha confezionato quel documento, ma soprattutto chi se ne è servito per suscitare una polemica estremamente delicata, si è reso conto che coinvolgere direttamente e scioccamente la Chiesa in un evidente conflitto con lo Stato – che nè la Chiesa nè lo Stato possono permettersi per non tornare indietro di un secolo – è un’ offesa al bene comune di un Paese che di ben altre questioni deve discutere nelle sedi giuste? In ogni modo, se si tratta di un’ intimidazione o di avvertimento, sia ben chiaro che criticare sui giornali gli atti di un Governo, senza scendere in sconci pettegolezzi di natura personale, è e resta un carattere irrinunciabile della democrazia”.
Fonte: La Stampa