È la prima, cauta apertura a un’ ipotesi – ritiro da Kabul che arriva dal premier, dopo giorni di polemiche nella maggioranza, cominciate a partire dalle dichiarazioni del leader della Lega, Umberto Bossi: “Io li porterei a casa tutti, la missione costa un sacco di soldi e visti i risultati e i costi bisognerebbe pensarci su”.
Il ministro del Carroccio, Roberto Calderoli è d’ accordo: “Il Libano e i Balcani intanto lasciamoli. E sull’ Afghanistan ragioniamo”. “Bossi ragiona da papà, ma noi siamo ministri, il commento del ministro della Difesa, Ignazio La Russa. La presenza dei nostri militari in Afghanistan è imprescindibile”. Sulla stessa linea il collega del Pdl titolare degli Esteri, Franco Frattini: “In Afghanistan si lavora anche per la sicurezza dell’ Italia e quindi di Calderoli”.
Finp a due giorni fa il premier Berlusconi è stato categorico: La nostra linea non cambia. Poi, mercoledì, per la prima volta, ha prospettato un termine oltre al quale è lecito cominciare a parlare di uscita dall’ Afghanistan: Dopo le elezioni, cioè dopo agosto, e solamente concordata con gli altri partner. A partire da americani e inglesi: pronta ad aggiungere truppe ai novemila già inviati la Gran Bretagna.
“Penso che gli inglesi continueranno a stare in questa missione perché c’ è una strategia chiara e una chiara determinazione da parte degli Stati Uniti e gli altri membri della coalizione ad arrivare fino in fondo. Gli inglesi sanno quanto sia vitale questa missione perché sanno che l’ Afghanistan è stato l’ incubatore del terrorismo globale”, ha spiegato ieri a Washington il ministro degli Esteri britannico David Miliband, incontrando il segretario di Stato americano, Hillary Clinton.
“È una fase molto dura per tutti i Paesi che si trovano in Aghanistan in questo momento, però voglio essere assolutamente chiaro: abbiamo cominciato questa missione insieme e la finiremo insieme, perché insieme siamo più forti”. Dagli Stati Uniti, poi, stanno arrivando in Afghanistan quattromila uomini in più, secondo il piano varato dal presidente Obama, che punta a salire da 38 mila a 59 mila uomini.
“Con lui c’ è una grande collaborazione. È un uomo colto e preparato, simpatico e con un grande amore per la famiglia”, lo loda Berlusconi. Oggi è previsto alle Commissioni Esteri e Difesa del Senato il voto definitivo sul rifinanziamento delle missioni per i prossimi quattro mesi. E poi Berlusconi ha ricordato che al momento si resta in missione.
“Chi di noi non vorrebbe che i nostri soldati tornassero a casa? Ma i giornali devono riempire le pagine e guardate cosa è successo quando Bossi ha fatto una battuta, ma noi dobbiamo essere là e far crescere una democrazia”. Soddisfatto comunque della cauta apertura il leghista Roberto Cota: “Si dimostra che la riflessione fatta da Bossi è giusta e anche molto ponderata”.