Ahmadinejad ha invitato ieri il presidente statunitense Barack Obama a non interferire nelle questioni interne della Repubblica Islamica. È quanto riporta l’ emittente televisiva del Qatar ‘al Jazeerà. Le dichiarazioni di Ahmadinejad arrivano dopo la notizia di ieri secondo cui Obama ha scritto all’ ayatollah Ali Khamenei, leader supremo dell’ Iran, prima delle elezioni presidenziali del 12 giugno scorso, chiedendo un miglioramento delle relazioni tra Iran e Stati Uniti. Due giorni fa, inoltre, il presidente americano ha espresso una dura condanna per la repressione attuata dal governo iraniano contro i manifestanti che protestano per i risultati del voto.
Intanto, il grand’ ayatollah Hossein Montazeri, il più importante leader religioso dissidente dell’ Iran, ha avvertito che la repressione delle proteste può portare alla caduta del regime iraniano.”Se gli iraniani non possono parlare dei loro legittimi diritti in riunioni pacifiche che vengono invece soppresse, ci saranno complicazioni che potrebbero sradicare le fondamenta del governo, per quanto potente”, ha dichiarato Montazeri in un comunicato diffuso dalla città santa di Qom.
Montazeri ha invocato l’ istituzione di una commissione imparziale per risolvere la peggior crisi in 30 anni di storia della repubblica islamica. Montazeri, 87 anni, aveva proclamato tre giorni di lutto nazionale per le vittime delle proteste. A suo tempo fu indicato come il favorito alla successione di Ruhollah Khomeini, ma cadde in disgrazia per aver criticato le esecuzioni capitali dopo il rovesciamento dello Scià, nel 1979. È stato in prigione dal 1997 all’ inizio del 2003 per aver denunciato l’ eccessiva concentrazione di potere nelle mani della Guida suprema, l’ ayatollah Ali Khamenei.
Ma Teheran resta ancora teatro di violenze. Secondo le testimonianze raccolte sul social network Twitter, i Basij, i miliziani islamici filogovernativi, avrebbero compiuto veri e propri massacri a piazza Baharestan, durante le proteste di ieri da parte dei sostenitori del candidato moderato Mir Hossein Mousavi.
Un testimone parla di cadaveri portati via sui camion, mentre un altro riferisce che la famiglia di Neda Soltan – la ragazza uccisa in strada sabato scorso, diventata il simbolo della protesta dopo che il video della sua morte è apparso su Youtube – è stata costretta a uscire dalla propria casa dalle autorità iraniane. Un altro utente di Twitter consiglia invece ai manifestanti feriti di non recarsi in ospedale ma nelle ambasciate, mentre su Youtube si possono vedere le immagini degli scontri.
Dopo che le autorità iraniane hanno imposto una stretta censura ai media internazionali, Twitter e Youtube sono diventati canali attraverso cui ottenere informazioni da Teheran, anche se è impossibile verificare l’ attendibilità delle notizie diffuse dai testimoni.