Silvio Berlusconi incontra i dirigenti di Confcooperative

di isayblog4 30 views1

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Si è svolto al palazzo della Cooperazione l’incontro tra l’on.le Silvio Berlusconi e il gruppo dirigente di Confcooperative. Oltre 500 i presenti, tra questi dirigenti nazionali, territoriali ha posto una serie di riflessioni e di spunti poi affrontati nell’intervento di chiusura dall’On.le Silvio Berlusconi. Subito dopo l’introduzione di Marino, e prima dell’intervento del leader del Pdl, c’è stata una breve riflessione di Alessandro Azzi, presidente di Federcasse – Confcooperative.

È un incontro, quello tra l’on.le Berlusconi e Confcooperative, nato con l’intento di mettere al centro di tutto il prezioso ruolo che la cooperazione italiana ha nelle politiche di sviluppo del Paese, sia in termini d’incidenza sul PIL, sia in termini di occupazione con oltre 1 milione di persone impiegate.

Un momento di confronto nato per dissolvere l’immagine della cooperazione, favorita fiscalmente o vicina a questa o quella parte politica.

Un falso mito quello delle agevolazioni fiscali. Basti pensare che se, per assurdo, fosse azzerata la specificità fiscale (riconosciuta dal diritto societario approvata nel 2004) sulla totalità delle 82.000 imprese cooperative italiane si recupererebbe un gettito di appena 380 milioni di euro. Cifra, questa, che stronca sul nascere i fantomatici tesori recuperabili da una diversa imposizione fiscale. Mentre sarebbe più sano recuperare risorse dai mille sprechi della PA che è arrivata a incidere per oltre il 50% sul PIL, dalla politica del non fare che costa 14 miliardi di euro o dall’evasione fiscale, tuttora, abnorme. Destabilizzare le cooperative porterebbe alla fine a una perdita di gettito, di occupazione e di incidenza sul PIL. Rimarrebbero, infatti, i vincoli propri dell’ordinamento cooperativo, la strutturale sottocapitalizzazione e l’inaccessibilità del mercato finanziario. Verrebbe meno l’unico strumento che parzialmente bilancia questa situazione e che consente una lenta patrimonializzazione delle cooperative.

La cooperazione non deve essere strumentalizzata sul terreno di scontro tra le forze politiche. La cooperazione non deve essere e non va considerata come uno strumento di parte. Non è giusto per le 82mila imprese impegnate sul mercato, per i milioni di soci e per le cooperative che ancora devono venire alla luce.

La cooperazione non è “un’anomalia italiana”: è diffusa in tutto il mondo, è tanto più presente, laddove i Paesi sono economicamente avanzati. Perché un’economia senza cooperazione è un’economia più arretrata, meno concorrenziale, meno pluralista. In diversi grandi paesi Europei, negli Usa e in Giappone, in settori importanti, le cooperative hanno quote di mercato più grandi che in Italia e sono sostenute da norme specifiche. Confcooperative ribadisce il suo prezioso apporto della cooperazione anche in Italia.

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