“Paghiamo 140.000 miliardi di vecchie lire di interesse solo sul debito pubblico, abbiamo una politica debole, istituzioni deboli e investimenti pubblici non adeguati”.
A Cernobbio il ministro per lo sviluppo economico Pierluigi Bersani ha elencato i problemi italiani: “Primo l’inadeguata stabilità degli investimenti. Poi abbiamo risorse che sono sempre troppo poche, non abbiamo soldi per fare tutto quanto avremmo bisogno, mentre il nostro debito vola”. Tuttavia l’esponente del PD non è pessimista: “Si possono ridurre le spese nella pubblica amministrazione. E’ virtuosa quando ha meno risorse, se a questo aggiungiamo anche la buona fedeltà fiscale che si sta facendo largo nel Paese icredo di poter dire che siamo in grado di affrontare anche questa tempesta”.
Molta fiducia Bersani la ripone nel parlamento venturo. “Diciamocelo chiaro – ha detto – se siamo tre o quattro partiti io non ho dubbi che affronteremo rapidamente il tema della riforma elettorale, quello della riforma costituzionale, quello di un taglio dei centri
decisionali per velocizzare la politica e i servizi che essa deve dare, costruire un sistema di trasferimenti più efficiente nei centri di spesa”. Per Bersani bisognerà continuare anche la politica di liberalizzazioni avviata nel 2006. “Il programma del Popolo della Libertà costa il doppio del nostro. Tremonti dice che noi siamo a Disneyland mentre c’è la crisi. Com’è, allora, che il loro programma costa il doppio del nostro? Come si fa a dire che noi immaginiamo Disneyland se loro vedono le nuvole?'”.
L’euro forte è stato un bene, ora più flessibilità. “Il sistema dell’euro forte è stato un’asticella, l’abbiamo saltata: non lamentiamoci di una politica rigorosa dal lato dell’euro perchè alla fine fa bene. Il problema – ha aggiunto Bersani – è quando l’asticella comincia ad arrivare a un livello in cui viene l’istinto di passarci sotto. Per questo credo che a questo punto un elemento di maggiore flessibilità nelle valutazioni della Bce sarebbe, auspicabile”.
Dal centrodestra un’Alitalia disastrata. “La situazione lasciata in mano agli ipercritici per cinque anni ci ha consegnato un’Alitalia al disastro e un sistema aeroportuale che si è sviluppato in modo anarchico sino a vanificare il concetto stesso di hub di Malpensa”. Bersani è stato infatti ministro dei Trasporti fino al 2001: “Quando sono andato via, negli ultimi tre anni, Alitalia aveva i conti in nero e non in rosso, aveva fatto il trasferimento dei voli a Malpensa, con opposizioni da ogni lato, e con la clausola trattata con l’Ue per ridiscutere il sistema aeroportuale”.
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