L’ accordo inorgoglisce tutta l’ Italia, “fiera del riconoscimento” ottenuto negli Usa, e che, come dice l’ ad Sergio Marchionne, sposta ora il mirino in un’ altra direzione, verso Opel. Il giorno dopo l’ intesa Fiat – Chrysler, che ha avuto l’ imprimatur dello stesso Obama, e mentre a New York cominciano le udienze per la bancarotta Chrysler, è il capo dello Stato Giorgio Napolitano a commentare l’ accordo, definendolo “un riconoscimento straordinario per i dirigenti, i tecnici, le maestranze tutte”.
“Oggi l’ Italia può essere fiera del riconoscimento che una nostra grande impresa ha ottenuto in America e nel mondo», ha detto Napolitano nel corso della celebrazione della festa del lavoro al Quirinale. “È una spinta per uscire dalla crisi“, sottolinea per parte sua il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, secondo il quale l’ intesa dimostra che bisogna “cercare di essere più fiduciosi e avere un sano ottimismo”.
Archiviato il capitolo Chrysler, definito dai vertici del Lingotto prioritario, ora la partita si sposta in Europa: “Adesso dobbiamo concentrarci sulla Opel: sono loro i nostri partner ideali”, ha detto infatti Marchionne. Secondo i media tedeschi, l’ ad Fiat è oggi a Berlino per parlare con i vertici del governo tedesco. Il Sueddeutsche Zeitung e Focus scrivono che Marchionne discuterà dell’ ipotesi Opel con il ministro degli Esteri, il socialdemocratico Frank – Walter Steinmeier e con il ministro dell’ Economia, Karl – Theodor zu Guttenberg che in un’ intervista al settimanale Der Spiegel aveva detto che “ilgoverno tedesco esaminerà molto attentamente il piano di Fiat”, ma dal Lingotto non arriva nessuna conferma. In corsa per rilevare l’ azienda tedesca, trascinata in crisi dalla casa – madre General Motors, c’ è anche il fornitore austro – canadese Magna.
Intanto Chrysler, che ha chiuso tutti i suoi impianti, punta a incassare a breve termine il via libera del giudice all’ alleanza e la vendita alla Nuova Chrylser della maggior parte dei suoi asset per 2 miliardi, oltre ai 4,5 miliardi di dollari dal governo Usa. Mentre in Italia i sindacati, che pure hanno salutato con favore l’ intesa, chiedono garanzie per le fabbriche.
“Bisogna pensare anche alle produzioni italiane, che danno tanto lavoro non solo a Torino ma anche e soprattutto nel centro – sud», dice Raffaele Bonanni, numero uno della Cisl, chiedendo garanzie che non ci siano delocalizzazioni. E uguale chiarezza chiede Renata Polverini, leader dell’ Ugl, avvertendo che “per la prima volta dal 2005 Marchionne non dice apertamente che lascerà aperti tutti gli stabilimenti Fiat in Italia”.