Intervento del capo dello Stato da Modena, nella sede della Fondazione dedicata a Marco Biagi. Giorgio Napolitano parla del mercato del lavoro ma anche del giuslavorista bolognese e afferma: “Ha pagato anche, e prima, per lo spirito di fazione”. Per il capo dello Stato Marco Biagi è stato vittima della criminale aggressività del terrorismo brigatista, ma ha pagato anche, e prima, per lo spirito di fazione che da tempo avvelena la lotta politica e sociale nel nostro Paese.
Uno spirito di fazione che impedisce ogni riconoscimento obiettivo del valore di ricerche e di proposte come quelle portate avanti da Marco Biagi, con lo stesso disinteresse e spirito costruttivo, con la stessa indipendenza di giudizio, in due diverse fasi politiche.
“Uno spirito di fazione che impedisce di vedere e apprezzare gli elementi di continuità che si possono presentare in un campo dell’ azione di governo e parlamentare come quello delle politiche del lavoro. E invece sarebbe necessario uno sforzo comune – cui nessuna delle parti in causa si sottragga – per riconoscere e coltivare questi elementi di continuità e le possibilità di convergenza che vi si legano – pur in una corretta dialettica tra diversi ed opposti schieramenti politici – di fronte a problemi ancora attuali e nuovi, come quelli che Marco Biagi ha affrontato suggerendo lungimiranti ipotesi di soluzione e prospettive di sviluppo, e dunque come quelli che state per discutere nel Convegno a lui dedicato”.
“Il punto di riferimento – continua il presidente – e d’ incontro dovrebbe consistere nella consapevolezza, da diffondere finalmente nel mondo del lavoro, dell’ esigenza di uscire da logiche puramente difensive, di non farsi guidare da vecchi riflessi di arroccamento attorno a visioni e conquiste del passato, rispetto a mutamenti obbiettivi innegabili e a scelte ineludibili di riequilibrio e rinnovamento nel sistema delle garanzie e delle tutele, a favore, soprattutto, dei meno protetti. Procedere in questo senso, liberarsi dallo spirito di fazione, significherebbe dare quel segno di maturità della nostra vita democratica che da troppo tempo si attende”.