L’ assegno di disoccupazione per tutti è una carta che il leader del Pd ha giocato dopo l’ intesa tra governo e regioni rosse sulla tutela dei disoccupati delle Pmi: una mossa che non gli era andata giù. L’ ingresso del Pd nel populismo deciso e attuato da Dario Franceschini con la sua proposta “un assegno di disoccupazione per tutti” non è un bel segnale. Ma è il segno della debolezza di pensiero delle classi dirigenti dell’ opposizione. Perché la linea non è affatto di Franceschini, né della vecchia o della nuova segreteria del Pd. Il neoleader del partito si è limitato a far proprio e a rilanciare in grande stile, come sua prima proposta politica di rilievo, quanto da oltre sei mesi lo stato maggiore della Voce.info proponeva.
Gli economisti da mesi ripetono che al governo Berlusconi bisognava chiedere innanzitutto una riforma organica degli ammortizzatori sociali tesa a dare piena copertura a tutti. Secondo il pensiero economico che da un paio d’ anni ha ormai stravinto nel circuito dell’ informazione italiana (Repubblica, Corriere della Sera, Stampa e spesso il Sole 24 Ore ne lanciano commenti ed analisi), la riforma stessa una volta a regime sarebbe in pratica gratis cioè autopagantesi e costerebbe solo 4 o 5 miliardi di euro nel periodo transitorio. Naturalmente, non si dice che questa autosostenibilità avverrebbe con maggiori contributi versati, quando il problema italiano è di abbassarli.
Estendere in via generalista la copertura a tutti dipenderebbe naturalmente da quale copertura, ma se si adottasse la proporzione che oggi vale per la Cig straordinaria nella manifattura, in un anno come purtroppo ormai si profila il 2009, il costo a carico della fiscalità generale potrebbe schizzare abbondantemente sopra il punto di Pil. Non solo. La proposta viene avanzata sapendo bene quale sarebbe il suo vero effetto immediato: accendere uno scontro tra governo e Cgil sui requisiti della copertura generalista, sul suo ammontare e sulla sua durata. La proposta, in realtà, è una scaltra trovata politica volta a indicare alla sinistra come più agevolmente tesaurizzare la protesta sociale. Consentendo al neosegretario del Pd di scavalcare a sinistra buona parte dello stesso stato maggiore delle diverse correnti interne.
Il terzo difetto sostanziale della proposta è che essa non è stata avanzata mentre il governo rimaneva indifferente davanti al picco di nuovi disoccupati. L’ esecutivo, a fine 2008, ha infatti finanziato un accrescimento del fondo ad hoc per un miliardo di euro, poi ha promosso e realizzato un grande accordo con le Regioni per destinare altri 8 miliardi alla copertura di disoccupati nella piccola impresa, che erano sprovvisti di coperture. Ed è proprio questo accordo, sottoscritto anche da presidenti di regioni “rosse”, che non è andato bene a molti nel Pd, e ha indotto Franceschini a giocare la carta della demagogia.