Barack Obama: un piano per rilanciare l’ economia

di isayblog4 20 views0

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Per Obama è la prima, grande scommessa. Per giocarla, chiederà il voto dei leader del Partito Repubblicano per quel pacchetto da 825 miliardi di dollari con il quale il presidente spera di evitare il baratro della recessione e rilanciare l’ economia statunitense. Il consenso dei rappresentanti del Grand Old Party non è indispensabile: i democratici hanno la maggioranza assoluta alla Camera dei Rappresentati e al Senato. Potrebbero fare passare il provvedimento senza preoccuparsi dei voti repubblicani. Ma Barack Obama vuole che i primi passi della sua amministrazione, specialmente su un terreno così delicato come quello economico, siano all’ insegna dello spirito bipartisan e ottengano il massimo del gradimento anche da parte dell’ opposizione.

Per il Paese, sarebbe un segnale forte di unità, di fronte alla grave crisi. Che però rischia di rimanere un desiderio. Il suo (ex) rivale nella corsa alla presidenza, John McCain, ha già fatto sapere che non intende dare il suo sì al pacchetto. In un’ intervista alla trasmissione Fox News Sunday, il senatore dell’ Arizona ha spiegato il suo voto contrario, criticando il piano e descrivendolo come “un’ inutile pioggia di finanziamenti a vuoto”. Il pacchetto deve essere “ridiscusso” – ha detto l’ ex candidato repubblicano alla Casa Bianca. Molti membri del suo partito lo seguiranno. Come, per esempio, il leader del GOP alla Camera dei Rappresentanti, John A.Boehner, secondo il quale il piano è destinato a “non funzionare”. In particolare, le loro critiche si concentrano sui 275 miliardi di dollari di taglio alle tasse. Barack Obama li ha voluti per il ceto medio.

Per i repubblicani, questa è una strategia insufficiente per rivitalizzare i consumi e far ripartire l’ economia. Per tutto il week end, la squadra del nuovo presidente ha fatto a gare per rilasciare interviste per convincere gli americani che questo è invece la strada da seguire. Lawrence H. Summers, il capo del Consiglio Nazionale sull’ Economia della Casa Bianca è andato in televisione per spiegare il senso, la portata, gli ingredienti e l’ obiettivo del piano. Il mix di iniziative e finanziamenti a medio – lungo termine – come gli investimenti nel settore delle energie rinnovabili, la ristrutturazione di 10.000 edifici scolastici, la digitalizzazione del sistema sanitario nazionale – e la diminuzione della pressione fiscale, secondo l’ economista di punta dell’ amministrazione, saranno in grado di produrre i primi risultati concreti entro il prossimo aprile, quando Barack Obama parteciperà alla sessione straordinaria dei G20 a Londra.

Entro un anno e mezzo – ha fatto capire Summers – il volano dell’ economia andrà in una direzione opposta all’ attuale; gli 825 miliardi del pacchetto – la maggior parte dei quali saranno spesi entro i primi 18 mesi della presidenza – daranno i loro frutti. È questo il messaggio che Obama vuole fare passare: il lavoro sarà fatto “presto e bene”. Ciò che gli interessa è che l’ opinione pubblica non sia delusa nelle sue aspettative, riprenda fiducia. Ma se il nuovo presidente vuole spargere ottimismo, rimangono comunque molte le incognite rispetto al pacchetto. All’ interno dello stesso governo, alcuni ritengono che la montagna di dollari messi sul tavolo sia non sufficiente per raggiungere il traguardo. L’ ammontare dell’ intervento dovrebbe essere superiore.

“Una parte della discussione è su quanto possiamo spendere” – ha fatto sapere una fonte anonima dell’ entourage dei vertici del Partito Democratico. L’ altro grande dubbio è sulla parte dei finanziamenti che verranno messi nelle mani delle amministrazioni locali, governatori statali e sindaci delle grandi città. Come verranno distribuiti questi soldi? Nella prossima settimana, al Congresso le trattative andranno avanti per limare i particolari del piano e cercare anche il consenso dei repubblicani. E mentre a Capitol Hill discuteranno dei dettagli del pacchetto, nelle stanze che contano alla Casa Bianca e al Dipartimento del Tesoro, Barack Obama e il suo team economico rifletteranno su altro importantissimo possibile passo da compiere: la nazionalizzazione del sistema bancario americano.

Il tema è all’ ordine del giorno, secondo il New York Times. I consiglieri più vicini al presidente si chiedono se non sia il caso di andare in quella direzione dopo che appaiono sempre più necessari nuovi interventi – ben oltre i 300 miliardi di dollari già spesi – per salvare istituti come Bank Of America e Citigroup. Allo studio sono diverse opzioni, parziali o temporanee per mettere interamente nelle mani dello stato le banche più in difficoltà. Una scelta – drastica – che potrebbe provocare notevoli ripercussioni, soprattutto per le tasche dei contribuenti. Ma che Barack Obama, nel tentativo di salvare il salvabile dell’ economia Usa, non esclude.

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