Venerdì 13 febbraio sciopero generale dei metalmeccanici e dei lavoratori del pubblico impiego della Cgil. Fiom e Fp. Per otto ore hanno protestato contro la politica economica del governo per fronteggiare la recessione in atto. Ma anche per altri temi: dalla riforma sullo sciopero abbozzata dall’ esecutivo alla riforma del modello contrattuale chiusa senza la firma della Cgil, dalla politica sull’ immigrazione alla difesa della Costituzione.
E venerdì, sotto il logo “unità anticrisi”, hanno sfilato insieme, tute blu e ministeriali, in una manifestazione a Roma che per gli organizzatori si annuncia “partecipata”: la dignità del lavoro è un bene pubblico, basta precarietà, più salari, più diritti, legalità, recita lo slogan principale. Tre cortei hanno confluito nella storica piazza di S. Giovanni per ascoltare il triplice comizio finale dei leader sindacali, Gianni Rinaldini, Carlo Podda e Guglielmo Epifani, il segretario generale della confederazione di Corso Italia.
Ad appoggiare la mobilitazione, la prima di una lunga lista di manifestazioni che culmineranno il 4 aprile prossimo in un grande raduno della Cgil, anche oltre 100 politici, riuniti sotto un appello della sinistra del Pd, rappresentanti dell’ Idv, di Rifondazione comunista ed un gruppo di nomi della cultura e dello spettacolo. Un appuntamento, quello di venerdì, che irrita i sindacati cugini lontani dalle critiche che la Cgil rivolge all’ esecutivo. Assente il leader della Cisl Raffaele Bonanni che definisce questo sciopero una cultura solamente antagonistica, ribadendo l’ appello all’unità sindacale: “Occorre la condivisione sulle terapie”, ammonisce puntando il dito contro quanti insistono nel sostenere che, attraverso una piccola minoranza rumorosa, si possa imporre ad altri le polemiche, che per la verità neanche ci sono e che appartengono a un’ altra epoca.
Replica immediatamente il segretario della Cgil, Guglielmo Epifani: “È uno sciopero per chiedere un cambiamento della politica economica del governo, per le tutele ai precari e sostegno di occupazione e imprese. Non capisco cosa ci sia di antagonismo. Lui deve dirlo perché, se riconoscesse la verità, dovrebbe poi giustificare perché non si muove”. Secondo Epifani “sulle regole non si possono fare accordi separati. E non dico solo o contro la Cgil. Noi non avremmo fatto un accordo sulle regole senza o contro Cisl e Uil o Confindustria”. Oggi ci stiamo muovendo solo noi. Cisl e Uil non fanno né scioperi né mobilitazioni. Nelle imprese c’ è qualcosa in qualche settore, ma ho impressione che la presidenza di Confindustria non ci pensi proprio. Per mobilitarsi contro il governo bisogna avere autonomia nei confronti del governo: la Cgil ce l’ ha, sfido gli altri ad averne”.
Duramente critica anche la Uil, che mal tollera i toni usati nell’ appello dei parlamentari Pd a sostegno della manifestazione e contro la riforma del modello contrattuale. “Bisogna smetterla di strumentalizzare le vicende sindacali a fini politici e bisogna parlare di merito. Abbiamo lavorato per più di quattro anni alla ricerca di un’ intesa che fosse in grado di aumentare i salari dei lavoratori e alla fine l’abbiamo trovata: questa è l’ unica cosa che conta”, ribatte il leader, Luigi Angeletti. “L’ accordo per la riforma del sistema contrattuale è stato sottoscritto dalla Uil, dalla Cisl e da tutte le parti datoriali, dagli artigiani alle cooperative: tutte realtà che non credo possano considerarsi delle marionette nelle mani del Governo. Un Governo che, peraltro, ha semplicemente sottoscritto l’ intesa neanche con grande entusiasmo”, aggiunge. E a difendere le ragioni dei sindacati firmatari dell’ accordo anche l’ Ugl. “Le divisioni e le accuse reciproche non fanno bene al Paese né ai lavoratori. Stiamo attraversando un momento di grave sofferenza per l’ economia e l’ occupazione in cui non si sente davvero il bisogno di contrapposizioni, ma di contributi concreti per aiutare i lavoratori, i pensionati e le famiglie in difficoltà”, dice il segretario generale, Renata Polverini.
Ma per il sindacato, sciopero e manifestazione sono l’ unico modo per cercare di cambiare la politica del governo: “Sappiamo bene che è un momento difficile, ma per i lavoratori lo sciopero e la manifestazione sono i soli strumenti a disposizione per chiedere di riaprire la questione del lavoro e delle condizioni di vita della gente in carne e ossa”, spiegava il leader della Fiom, Gianni Rinaldini nei giorni scorsi. Non solo. È anche “una risposta al tentativo di dividere i lavoratori pubblici da quelli privati dopo l’ accordo separato sul pubblico impiego, con l’ espulsione dei precari ed il taglio dei salari, e di fronte alla crisi più devastante del comparto metalmeccanico, per il quale risposte del governo ed il temporeggiamento sugli ammortizzatori sociali sono assolutamente inadeguati”, per usare le parole di Epifani in una intervista al Manifesto. E ad appoggiare la scelta di Fiom e Fp anche i consumatori di Adusbef e Federconsumatori che “condividono le ragioni dello sciopero dei metalmeccanici e dei pubblici impiegati della Cgil a difesa dell’ occupazione, dei redditi da lavoro dipendente e dello stato sociale e sono a loro fianco”.
Il governo attacca con Brunetta
“Se gli statali della Cgil che sciopereranno sono contro l’ aumento già deciso, lo restituiscano”, è la provocazione viene dal ministro della Funzione pubblica. “Se scioperano contro i 70 euro, li invito a rifiutarli”, ha detto rispondendo ai giornalisti a Montecitorio dopo l’ approvazione del ddl di riforma del pubblico impiego.
La Cgil replica duramente alla provocazione di Brunetta. “Il ministro Brunetta – afferma in una nota il segretario generale della Fp – Cgil, Carlo Podda – forse perché il suo contratto è stato appena bocciato dai dipendenti di agenzie fiscali, ministeri e parastato, ha bisogno di ripetizioni. Gliele daranno domani le decine di migliaia di lavoratori che scenderanno in piazza per manifestare contro il suo governo e contro di lui”.