Nessun dialogo con questi individui. Così il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi chiude ogni spiraglio di un possibile confronto con l’opposizione sulla riforma dell’ordinamento giudiziario: «Fin quando sarò al governo non mi siederò mai ad un tavolo con questi individui – ha detto il premier – Ha ragione Bonaiuti quando dice che sono marxisti, leninisti. Ci vuole un cambio di generazione per avere da noi una socialdemocrazia. Non accetto di parlare con questo tipo di persone». Berlusconi, dopo aver assicurato che mai dialogherà con l’opposizione per la riforma della giustizia, lascia però aperta la via di una riforma in Parlamento. «Poi in Parlamento i gruppi parlamentari potranno decidere come più riterranno opportuno», dice.
Il premier: cambio la Carta, poi parola ai cittadini. «La Costituzione si può cambiare e poi l’ultima parola spetta ai cittadini – aggiunge Berlusconi – Ci sono due votazioni con 6 mesi di tempo l’una dall’altra poi a decidere se la riforma sarà giusta saranno i cittadini. Questa è la democrazia».
Sì alla separazione degli ordini. «Ritengo sia giusto separare gli ordini – dice ancora Berlusconi – perché un pubblico ministero deve far parte di un ordine diverso e deve avere gli stessi diritti e doveri dell’avvocato e cioè andare dal giudice, bussare alla porta e prendere un appuntamento. In questo modo i cittadini sono garantiti».
Alfano ribadisce: carriere divise e limiti all’azione penale. Principio di parità tra accusa e difesa nella separazione delle carriere e della terzietà del giudice; nessun intervento costituzionale sull’obbligatorietà dell’azione penale ma un’indicazione di priorità per i pm; nessun condono e nessun indulto, ma nuove carceri.Sono alcuni dei paletti della riforma della Giustizia, il cui progetto infiamma il dibattito tra i poli, ribaditi oggi dal ministro Angelino Alfano: «Sul piano tecnico si può chiamare separazione delle carriere, ma il principio è quello della parità tra accusa e difesa e della terzietà del giudice – ha detto – Serve un giudice che sia terzo ed equidistante, cosa che pensiamo non sempre ci sia stata. Pm e giudici fanno parte dello stesso ordine, lavorano negli stessi uffici, fanno gli stessi concorsi…».
La questione della parità tra accusa e difesa, ha detto Alfano, rappresenta la «terza fase» delle riforme, dopo quella del processo civile, «in Senato per l’approvazione definitiva», e dopo quella del processo penale «di cui ci occuperemo prima di Natale». Quindi un intervento sulla Costituzione su materie che stanno a cuore ai cittadini, come la parità tra accusa e difesa.
Per quanto riguarda l’obbligatorietà dell’azione penale, che Alfano ha definito «un principio giusto e sacrosanto», non ci sarà invece un intervento sugli aspetti costituzionali: «Ma quando il pm riceve troppe notizie di reato non ce la fa ed il principio di obbligatorietà diventa di fatto discrezionalita. Per questo – ha aggiunto il ministro – si pensa ad indicare delle priorità su cui si possa misurare anche la capacità degli uffici a perseguire reati».
Nessun condono e nessun indulto, ma nuove carceri. Alfano illustra la sua linea sulla questione dei detenuti: «Abbiamo detto che non faremo nessun nuovo indulto e nessun condono – ha detto – ma invece costruiremo nuove carceri, tante quante ne servono per contenere tutti i detenuti nel rispetto della loro persona».
La vicenda della tensione tra le procure di Salerno e Catanzaro, per Alfano indica che «c’è una tendenza da parte di alcuni magistrati che non ci si possa occupare di loro sotto il profilo disciplinare. Si è rischiato di arrivare ad un punto di non ritorno», dice Alfano e, quanto alla riforma del Csm, occorrerà «renderlo conseguente alle riforme. Si dovrà intervenire prima di tutto sugli aspetti di composizione e disciplinare».
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