Il testo del decreto Gelmini sulla scuola domani sarà approvato, in via definitiva, dal Senato nella versione che ha ottenuto il via libera alla Camera, lo hanno garantito ieri i capigruppo del Pdl di Montecitorio e Palazzo Madama, Fabrizio Cicchitto e Maurizio Gasparri.
Proprio sul decreto ieri è intervenuto il settimanale cattolico “Famiglia cristiana” che nel prossimo editoriale chiede di ritirare, o sospendere, il provvedimento «per il bene della scuola e del Paese».
“Non chiamiamo riforma un semplice taglio di spesa” è il titolo dell’editoriale di “Famiglia cristiana” che non fa sconti: «Studenti e professori hanno seri motivi per protestare. E non per il voto in condotta o il grembiulino (che possono anche andar bene), ma per i tagli indiscriminati». Nel mirino – continua il settimanale – c’è una legge approvata di corsa, in piena estate. E di fronte alle proteste nelle scuole non «si potrà pensare di ricorrere a vie autoritarie o a forze di polizia. Un Paese che guarda al futuro investe nella scuola e nella formazione, razionalizzando la spesa, eliminando sprechi, privilegi e baronie, nonché le allegre e disinvolte gestioni».
«Un Paese in crisi trova i soldi per Alitalia e banche: perché non per la scuola? – domanda il settimanale cattolico –. Si richiedono sacrifici alle famiglie, ma costi e privilegi di onorevoli e senatori restano intatti». Quello di “Famiglia cristiana” ieri non è stato l’unico intervento sul decreto da parte del mondo cattolico. «È una scelta difficile procedere su questi problemi a colpi di decreti legge, ma dall’altra parte mi sembra inutile se non addirittura dannoso intervenire agitando le piazze», ha affermato monsignor Diego Coletti, presidente della commissione Cei per la scuola, intervistato dalla Radio vaticana. «Il problema dei risparmi è certamente sul tavolo ed è ineccepibile, – ha detto Coletti – però bisogna anche dire che le riforme che si sono susseguite negli anni passati non hanno avuto la possibilità di una verifica e alcune questioni come il maestro prevalente o il controllo della disciplina e del profitto sono state abbandonate a qualche intuizione. Bene ha fatto il ministro – ha rimarcato ancora Coletti – a mettere i puntini sulle “i” su queste questioni. La risposta poteva essere anche un po’ più ragionata e pacata da parte di chi non fosse d’accordo».
Intanto, proseguono le contestazioni nelle scuole e negli atenei. Il Pd ha convocato per oggi il Governo ombra proprio per discutere di scuola e università.
E, con una scansione tambureggiante, il giorno dopo l’approvazione del decreto ci sarà lo sciopero generale della scuola. I sindacati fanno sapere che è tutto pronto per la manifestazione unitaria (promossa da Flc-Cgil, Cisl, Uil, Snals-Confsal e Gilda degli insegnanti) in programma giovedì 30 ottobre. Le organizzazioni rivendicano il valore dello sciopero come strumento di lotta e di democrazia, di fronte alle dichiarazioni del ministro Gelmini che ha definito la mobilitazione generale «il solito vecchio rito di chi difende l’indifendibile».
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