”Il Governo Berlusconi getta la maschera con un attacco senza precedenti alle fonti rinnovabili. Con la proposta di Decreto legislativo che verrà presentata dal Ministro Romani si vogliono fermare l’eolico, il solare, e le biomasse in Italia per dare spazio al nucleare”. Questa la dichiarazione di Rossella Muroni, direttore generale di Legambiente, che ha partecipato alla conferenza stampa davanti al Ministero dello Sviluppo economico convocata da Legambiente Greenpeace, Wwf, Fondazione per lo sviluppo sostenibile, Kyoto Club, Ises, Anev, Aper, Assoenergie futuro, Assosolare. Legambiente ha analizzato nel dettaglio i contenuti della proposta di Decreto in attuazione della direttiva 2009/28/CE, che il ministro Romani presenterà al Pre-Consiglio dei Ministri oggi, 1° marzo, e che bloccherebbe inesorabilmente lo sviluppo delle Rinnovabili in Italia: per il solare fotovoltaico il Decreto prevede un tetto a 8.000 MW, dopo il quale è previsto lo stop a qualsiasi incentivo.
Limite incomprensibile, pari al fotovoltaico installato nel solo 2010 dalla Germania che ha così superato i 18.000 MW installati complessivamente puntando, in poco tempo, a raddoppiare questi obiettivi per raggiungere i target previsti dall’Unione Europea al 2020; per l’eolico, taglio retroattivo del 30% per gli incentivi in vigore: quando l‘Unione Europea ha stabilito il divieto a qualsiasi intervento retroattivo proprio perché toglierebbero certezze agli investimenti delle imprese nel settore; un fallimentare sistema di incentivi con aste per i nuovi impianti: invece di ripensare gli attuali sistemi di incentivi, o copiare i migliori sistemi in vigore nei Paesi dove le rinnovabili stanno crescendo, si vuole introdurre in Italia il sistema delle aste che ha fallito in tutti i Paesi in cui è stato introdotto; stop ai regolamenti edilizi comunali e alle leggi regionali che spingono le rinnovabili in edilizia: altro che federalismo, il Decreto prevede il divieto di indicazioni ”diverse o superiori” a quelle previste nel testo per le fonti rinnovabili in edilizia, con la conseguenza che i Comuni e le Regioni che già sono intervenute, in alcuni casi con indicazioni molto più ambiziose, dovranno fare un passo indietro senza poter, in alcun modo, intervenire in materia.
”Questo Decreto, se non verrà cambiato, sarà un autentico schiaffo da parte di Romani nei confronti del Parlamento e della stessa Unione Europea – ha continuato Rossella Muroni -. Dopo due mesi di audizioni e confronti in Parlamento, con l’approvazione di risoluzioni da parte di Camera e Senato che proponevano correttivi al primo testo presentato dal Governo, perché approvare un testo che non tiene in alcun conto queste proposte? Forse, allora, era questo l’obiettivo della campagna mediatica negativa condotta dal Governo in questi mesi contro le fonti rinnovabili? Per far partire il nucleare facendolo pagare ai cittadini in bolletta?”.
Legambiente si batterà per cambiare il provvedimento e invierà al più presto le sue osservazioni a Bruxelles, per denunciare come un Decreto che doveva attuare gli obiettivi di sviluppo delle rinnovabili (decisi dall’Unione Europea con una precisa Direttiva) ne blocchi invece lo sviluppo.
Oltretutto, questa decisione costituirebbe la chiara smentita di quanto il Governo italiano si era impegnato a fare nel Piano Nazionale – inviato solo pochi mesi fa a Bruxelles – dove ben altri erano gli obiettivi e gli interventi previsti per attuare il target obbligatorio al 2020 del 17% di contributo delle fonti rinnovabili rispetto ai consumi finali.
”Ci auguriamo – conclude il direttore di Legambiente – che almeno il Ministro Prestigiacomo intervenga e faccia valere le ragioni dell’ambiente”.
presenterà al Pre-Consiglio dei Ministri oggi, 1° marzo, e che bloccherebbe inesorabilmente lo sviluppo delle Rinnovabili in Italia: per il solare fotovoltaico il Decreto prevede un tetto a 8.000 MW, dopo il quale è previsto lo stop a qualsiasi incentivo. Limite incomprensibile, pari al fotovoltaico installato nel solo 2010 dalla Germania che ha così superato i 18.000 MW installati complessivamente puntando, in poco tempo, a raddoppiare questi obiettivi per raggiungere i target previsti dall’Unione Europea al 2020; per l’eolico, taglio retroattivo del 30% per gli incentivi in vigore: quando l’Unione Europea ha stabilito il divieto a qualsiasi intervento retroattivo proprio perché toglierebbero certezze agli investimenti delle imprese nel settore; un fallimentare sistema di incentivi con aste per i nuovi impianti: invece di ripensare gli attuali sistemi di incentivo, o copiare i migliori sistemi in vigore nei Paesi dove le rinnovabili stanno crescendo, si vuole introdurre in Italia il sistema delle aste che ha fallito in tutti i Paesi in cui è stato introdotto; stop ai regolamenti edilizi comunali e alle leggi regionali che spingono le rinnovabili in edilizia: altro che federalismo, il Decreto prevede il divieto di indicazioni ”diverse o superiori” a quelle previste nel testo per le fonti rinnovabili in edilizia, con la conseguenza che i Comuni e le Regioni che già sono intervenute, in alcuni casi con indicazioni molto più ambiziose, dovranno fare un passo indietro senza poter, in alcun modo, intervenire in materia.
”Questo Decreto, se non verrà cambiato, sarà un autentico schiaffo da parte di Romani nei confronti del Parlamento e della stessa Unione Europea – ha continuato Rossella Muroni -. Dopo due mesi di audizioni e confronti in Parlamento, con l’approvazione di risoluzioni da parte di Camera e Senato che proponevano correttivi al primo testo presentato dal Governo, perché approvare un testo che non tiene in alcun conto queste proposte? Forse, allora, era questo l’obiettivo della campagna mediatica negativa condotta dal Governo in questi mesi contro le fonti rinnovabili? Per far partire il nucleare facendolo pagare ai cittadini in bolletta?”.
Legambiente si batterà per cambiare il provvedimento e invierà al più presto le sue osservazioni a Bruxelles, per denunciare come un Decreto che doveva attuare gli obiettivi di sviluppo delle rinnovabili (decisi dall’Unione Europea con una precisa Direttiva) ne blocchi invece lo sviluppo.
Oltretutto, questa decisione costituirebbe la chiara smentita di quanto il Governo italiano si era impegnato a fare nel Piano Nazionale – inviato solo pochi mesi fa a Bruxelles – dove ben altri erano gli obiettivi e gli interventi previsti per attuare il target obbligatorio al 2020 del 17% di contributo delle fonti rinnovabili rispetto ai consumi finali.
”Ci auguriamo – conclude il direttore di Legambiente – che almeno il Ministro Prestigiacomo intervenga e faccia valere le ragioni dell’ambiente”.