MILANO – Il pm Fabio De Pasquale ha sollevato un’eccezione di costituzionalità del Lodo Alfano (la legge entrata in vigore lo scorso luglio e che riguarda l’immunità per le quattro cariche più alte dello Stato) nel processo che vede imputato, fra gli altri, il premier Silvio Berlusconi per presunte irregolarità nella compravendita dei diritti televisivi da parte di Mediaset.
«INCOSTITUZIONALE SOTTO VARI PROFILI» – Secondo il pm il lodo Alfano è costituzionalmente illegittimo sotto svariati profili. Per il rappresentante dell’accusa, tra le altre cose rimarrebbero irrisolti svariati problemi che la Corte Costituzionale pose nel 2004 quando dichiarò illegittimo in parte il cosidetto lodo Schifani-Maccanico sempre riguardante la sospensione del processo per le più alte cariche dello stato. Nel lodo Alfano, tra le altre cose, non vi sarebbe «una definizione del concetto di alte cariche nel corpo della legge», il riferimento è invece solo nel titolo.
«CONTRASTA CON L’ARTICOLO 3» – Il pm milanese De Pasquale chiede in questo modo ai giudici di mandare gli atti alla Corte costituzionale per dichiarare la nullità della norma entrata in vigore il 26 luglio scorso per tutelare la alte cariche dello Stato. Lo stesso pm chiede i giudici di dichiarare la sospensione del processo solo per l’imputato Berlusconi e di procedere oltre per gli altri 11 imputati. Secondo il pm il lodo Alfano contrasta con la Costituzione in relazione al articolo 3, uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge. Il riferimento è alla irragionevolezza perché il lodo sospende i processi per tutti i reati e automaticamente senza considerare la fase in cui si trovano i procedimenti. Un altro riferimento del pm è al trattamento diverso tra il presidente del Consiglio e i ministri e al trattamento sempre diverso tra i presidenti delle Camere da una parte e deputati e senatori dall’altra. Il pm ha poi ricordato la violazione dell’articolo 136, cioè del giudicato costituzionale in relazione alla sentenza del 2004 con cui era stato bocciato il lodo Schifani. Infine il rappresentante dell’accusa ha ricordato che al lodo Alfano si è arrivati con una legge ordinaria e non con una legge di revisione costituzionale.
GHEDINI CITA NAPOLITANO – Niccolò Ghedini, difensore di Silvio Berlusconi, replicando all’eccezione di incostituzionalità formulata dal pm ha spiegato davanti ai giudici del processo Mediaset che il lodo Alfano «rispetta la Costituzione». Per dimostrare la sua tesi Ghedini ha ricordato le parole pronunciate dal capo dello Stato Giorgio Napolitano il 28 luglio scorso. Napolitano disse nel promulgare la norma: «Il mio unico punto di riferimento è stato la sentenza della Corte costituzionale del gennaio 2004 per cui ogni altra valutazione appartiene esclusivamente alla politica». Secondo Ghedini la legge Alfano ha accolto le indicazioni che la Corte costituzionale fece in occasione dell’annullamento del lodo Schifani quattro anni fa. Sempre secondo il difensore di Berlusconi il pm «fa confusione fra la sospensione del processo e l’ummunità vera e propria». Per Ghedini «l’eccezione di costituzionalità è manifestatamente infondata».
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