In piazza il popolo dei call center

di isayblog4 21 views0

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Il popolo “in cuffietta telefonica” scende in piazza per protestare contro le politiche retrograde del governo. In centinaia sono arrivati a Roma da tutta la penisola per rivendicare diritti, garanzia e tutele per le migliaia di lavoratori precari che affollano l’universo dei call center. La manifestazione è stata organizzata dai Cgil, Cisl e Uil di Roma e Lazio e dai sindacati di base. “I diritti al lavoro” è slogan scelto dagli organizzatori. Il corteo, partito da piazza della Repubblica, è giunto intorno a mezzogiorno a piazza Venezia, per nulla intimorito dalla pioggia battente caduta sulla capitale. “Telefoni muti in tutto il Paese”, esclama la piazza.

Obiettivo della manifestazione è quello di sensibilizzare l’opinione pubblica e un governo, che nella finanziaria triennale varata a luglio ha fatto piazza pulita di tutti gli interventi messi in campo dal governo Prodi, che andavano nella direzione di una progressiva stabilizzazione dei lavoratori precari dei call center. Un settore da sempre simbolo della de-regulation selvaggia, del precariato usato anche quando non serve. Chiedere al governo, dunque, di riaprire il tavolo di concertazione con le parti in vista delle scadenze per la regolarizzazione dei contratti.

Le vicende degli ultimi due anni, purtroppo, non sembra aver fatto scuola. E i call center continuano ad essere terreno fertile per gli abusi più indecenti. Ultimo caso, quello delle centraliniste dell’ospedale di Legnano, la cui protesta è finita su YouTube: anche per loro, dopo tre anni di contratti precari, è arrivato il benservito. Già, perché come se non bastasse, a mettere a rischio i lavoratori ci si è messo anche il decreto 112, la manovra economica triennale del governo Berlusconi in cui vengono demolite le garanzie per i precari introdotte dal governo Prodi. Tra queste, anche l’obbligo di assunzione dopo 36 mesi di contratti: con il centrodestra al governo, i lavoratori devono accontentarsi di un risarcimento, nemmeno troppo corposo. Strada sbarrata anche per chi prova a rivolgersi a un giudice: anche qui, al massimo si otterrà qualche spicciolo, ma nessun Tribunale potrà più ordinare il reintegro dei lavoratori ingiustamente licenziati.

Da qui lo sciopero e la manifestazione che, si legge nella piattaforma, è “a difesa della buona occupazione, contro il dumping delle imprese più scorrette, per maggiori controlli ispettivi, per una maggiore responsabilità dei committenti e per la stabilizzazione dei lavoratori precari ancora presenti nel settore”. Molto è stato fatto, ricordano i sindacati, negli anni scorsi ma tutto sembra essersi fermato. “Occorre attivare nuovamente il Tavolo nazionale sui Call Center presso il Ministero del Lavoro – sottolineano Cgil, Cisl e Uil – anche per sapere che fine hanno fatto gli oltre 8 mila verbali sanzionatori frutto dell’attività ispettiva fino intrapresa”.

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