Giuliano Amato non sarà più il presidente della Commissione per lo sviluppo di Roma Capitale. A comunicare al sindaco Alemanno la decisione, che da giorni era nell’aria, è stato lo stesso ex presidente del Consiglio, dopo un incontro svoltosi nel tardo pomeriggio in Campidoglio, perché “a suo avviso – spiega una nota del Comune di Roma – sono venute a mancare le condizioni per un lavoro sereno”.
A far precipitare gli eventi, le polemiche innescate dalle dichiarazioni del primo cittadino rilasciate nel corso del suo viaggio a Gerusalemme una settimana fa in merito alle leggi razziali e al fascismo: le prime giudicate il male assoluto, non così tutto il fascismo. Parole che avevano scatenato polemiche non solo tra gli esponenti della Comunità ebraica, ma anche, ovviamente, nel mondo politico.
Secco era stato il commento del leader del Pd Walter Veltroni, che nel frattempo si era dimesso da membro della fondazione del museo della Shoah: “Ricordo ad Alemanno che il fascismo, ancor prima delle leggi razziali, cancellò la libertà dei cittadini che non la pensavano allo stesso modo, per questo morirono Antonio Gramsci e Giacomo Matteotti”. Ha avuto vita breve, dunque, la presidenza di Amato alla Commissione per lo Sviluppo di Roma Capitale, la cosiddetta Attali romana, la Commissione che doveva essere bipartisan.
Si chiude dunque un’esperienza che non poteva dunque continuare, dopo le frasi pronunciate dal sindaco di Roma e le parole del ministro della Difesa Ignazio La Russa sui “ragazzi di Salò”. Una polemica che sta ancora attraversando tutto il mondo della destra, nonostante le secche e coraggiose parole di denuncia giunte dal presidente della Camera e leader storico di An Gianfranco Fini, che, intervenendo alla festa di Azione Giovani, aveva esortato a fare “dell’antifascismo un valore per la destra italiana”.
Parole accolte con qualche mugugno dagli stessi giovani di An e con poca convinzione dagli stessi “colonnelli” del partito di destra. Al punto che si sta pian piano creando una sorta di spaccatura dentro An, con da una parte – minoritaria – il presidente Gianfranco Fini, e dall’altra una corrente che non si identifica con le parole del leader storico ma con quelle di Alemanno e La Russa. Le parole di Fini sul fascismo pronunciate ad “Atreju” non generano solo perplessità fra i ragazzi di Azione giovani, ma suscitano critiche in tutto il mondo della destra, romana in particolare. Con la conseguenza che, di contro, sale il gradimento nei confronti del sindaco Gianni Alemanno.
Ne sono chiara testimonianza le reazioni di tre esponenti della destra di certo non antifascista, che biasimano le parole del presidente della Camera: Giuliano Castellino, ex segretario romano di Fiamma Tricolore ora approdato nel Pdl con il movimento “Area identitaria romana”; Gianluca Iannone, anch’egli ex Fiamma Tricolore, fuoriuscito polemicamente dal partito per dedicarsi al
progetto Casa Pound; Martin Avaro, dirigente nazionale e responsabile romano di Forza nuova, protagonista nei mesi scorsi degli scontri con i collettivi alla Sapienza.
Dichiarazioni in cui non solo viene attaccato Fini, ma il concetto stesso di antifascismo sul quale si basa la nostra repubblica. “Parole impressionanti” secondo il deputato del PD Walter Verini, quelle dei tre esponenti dell’estrema destra romana, che “hanno espresso apprezzamenti per Alemanno e La Russa. Dichiarazioni impressionanti, non solo per il loro contenuto chiaramente apologetico rispetto alla tragedia del fascismo e ai crimini della Rsi, ma per il fatto che, a distanza di ore, non è venuta una parola di presa di distanza e di rifiuto di questi giudizi né da parte del ministro della Difesa né dal sindaco di Roma”. Per l’esponente del PD, il silenzio di Alemanno e La Russa “è una conferma di quanto in realtà, al di là di dichiarazioni rilasciate a denti stretti, le posizioni di Fini non sono quelle di tanta parte dei dirigenti del suo partito che, tra l’altro, ricoprono importanti incarichi istituzionali”.
Una critica forte in questo senso arriva anche nei confronti del ministro della Gioventù Giorgia Meloni da parte del ministro ombra delle Politiche giovanili Pina Picierno. “I giovani di An hanno preso una posizione netta contro le parole con cui il presidente della Camera Gianfranco Fini, con coraggio e rispetto della verità storica, ha condannato in maniera inequivocabile il fascismo. In proposito vorremmo conoscere la posizione del ministro Meloni, ancora oggi presidente di Azione giovani, visto che si è trincerata dietro un incomprensibile silenzio”.