Il presidente della Cei: ”La Chiesa paga l’Ici, i vescovi non fanno la cresta sull’8 per mille, le polemiche a riguardo non hanno fondamento. E se si rendessero necessarie delle precisazioni alla legge che fissa il quadro delle esenzioni per gli enti no profit, la Cei è disponibile. Ici? Polemica infondata, ma siamo disponibili per chiarimenti”. Il card. Angelo Bagnasco, capo dei vescovi italiani e arcivescovo di Genova, vuole chiarire una volta per tutte la continua polemica sui presunti privilegi fiscali della Chiesa. Consapevole che la polemica è dilagante, il cardinale vuole fare le opportune precisazioni e parla con i giornalisti.
”Spero che la trasparenza dei dati possa spegnere ogni polemica perché non ha fondamento. Certamente non esiste la cresta dei vescovi perché tutto quello che dell’8 per mille non va per il sostentamento del clero va per la carità delle diocesi, in Italia come all’estero, per le mense, per le varie opere di assistenza e solidarietà che la Chiesa fa da sempre, per le opere pastorali, gli oratori e la manutenzione delle chiese”.
Il presidente della Cei, card. Angelo Bagnasco, si è detto disponibile a ”chiarire, a fare alcune precisazioni laddove nella formulazione di qualche punto della legge che stabilisce esenzioni Ici per gli enti no profit, queste precisazioni si rivelino necessarie. Io spero che la trasparenza dei dati sul pagamento dell’Ici da parte della Chiesa, pubblicati a più riprese in questi giorni dal quotidiano dei vescovi Avvenire, possa spegnere ogni polemica perché non ha fondamento”.
“Mi pare – ha aggiunto il capo dei vescovi italiani – che i dati forniti da Avvenire frequentemente, quasi ogni giorno e in realtà non da adesso ma almeno dall’agosto scorso quando è nata questa polemica, mettano in evidenza la realtà delle cose, cioè quella del regolare pagamento delle tasse da parte della Chiesa”.
“I nostri stipendi – ha proseguito Bagnasco – sono all’incirca di quest’ordine, cioè circa 1.300 euro, ed anche se qualcuno di autorevole dice che sono troppo modesti per noi sono più che sufficienti e ringraziamo il Signore per poterli dare. Tutto quanto è trasparente come risulta dai bilanci e dai conti pubblici che sono pubblicati sul sito della Conferenza episcopale italiana”.
Il cardinale Angelo Bagnasco, al Corriere della Sera in un’intervista in cui fa chiarezza sulla questione dell’Ici e la Chiesa, così dichiara: ”L’auspicio nei confronti del governo Monti è che possa realizzare quel risanamento dei conti pubblici senza il quale l’Italia rischia tutto. La Chiesa paga l’Ici! Occorre dirlo visto che si parte sempre dall’assunto contrario. Le tasse non sono un optional. Detto questo, l’esenzione dall’Ici per talune categorie di enti e di attività non è un privilegio. È il riconoscimento del valore sociale dell’attività che viene esentata e non riguarda solo la Chiesa, ma anche altre confessioni religiose e una miriade di realtà non profit. Si tratta di chiedersi se il mondo della solidarietà debba essere tassato al pari di quello del business”.
Il presidente della Cei, inoltre, si dice disponibile ad una valutazione della situazione e afferma: “Siamo disposti a valutare la chiarezza delle formule normative vigenti. Certo a forza di calunniare qualcosa resta. Ho letto e ho sentito dire in tv che la Chiesa riceve un miliardo di euro e spende 350 milioni per gli stipendi, il resto è la cresta dei vescovi”.
Il cardinale Bagnasco, dunque, specifica come vengono distribuite le entrate: “Lo stipendio di un giovane sacerdote è di 800 euro. Quello di un parroco intorno ai 1.000. Quello di un vescovo 1.300. I restanti 650 milioni sono spesi per la Caritas, per i beni culturali, per il Terzo Mondo. Una quota è riservata alle vittime di calamità naturali; ad esempio abbiamo speso un milione per gli alluvionati in Liguria. Ed è tutto pubblicato su Internet. Tutto trasparente”.