Obiettivo: colpire le transazioni finanziarie per alleggerire la pressione fiscale sulle famiglie e le imprese. Mario Monti ha già comunicato a Bruxelles di essere ora favorevole a una tassazione delle operazioni finanziarie e spiega: ”Uno dei modi per arrivare non dico al basta tasse, ma almeno al meno tasse per le famiglie e le imprese è quello di avere una fiscalità estesa anche al mondo della finanza, con la possibilità di tassare le grandi operazioni finanziarie. Ho quindi notificato in sede europea che l’Italia è disposta a cambiare la posizione tenuta dal precedente governo contro la cosiddetta Tobin tax”.
Monti illustra ai senatori i risultati del consiglio europeo dell’8 e 9 dicembre, dove sono state poste le basi per la nascita dell’unione fiscale, con il ritiro della Gran Bretagna. Poi dice: ”L’Italia ha avuto un ruolo attivo, che è stato possibile giocare anche grazie alla maggiore credibilità conquistata con il varo delle misure anticrisi. Con questa rinnovata fiducia da parte del consesso europeo, ho potuto permettermi qualche critica a Germania e Francia. I primi paesi che, nel 2003, hanno vulnerato il patto di stabilità e hanno chiesto di non essere sanzionati, sono stati la Germania e la Francia. Dunque è molto difficile tracciare un confine netto tra paesi totalmente virtuosi e paesi totalmente peccaminosi”.
Monti esprime un giudizio moderatamente positivo sulle conclusioni del vertice: ”I risultati non sono stati all’altezza delle nostre aspettative ma sono stati comunque abbastanza significativi. Nonostante la contrarietà della Merkel, colgo ugualmente segni di apertura sugli eurobond. Ci sono due finestre aperte che sarà nostra cura coltivare: il meccanismo di informazione tra Stati membri sui programmi di debito pubblico, presupposto di una futura emissione comune, e la decisione di presentare entro marzo del rapporto sui modi con cui approfondire l’unione fiscale”.
Monti dice di aver cercato di spiegare alla Merkel: ”Nel progetto degli eurobond non si cela la volontà subdola di evitare la disciplina finanziaria Gli eurobond sono strumenti per favorire la crescita. E l’Europa farebbe male se si infliggesse da sé il male di privarsi di un grande mercato finanziario. Non si vede perché l’Europa, che si sforza di essere sempre più unita, debba privarsi dei vantaggi di questa unione. Il no agli eurobond può avere conseguenze indesiderate: la Bce rischia infatti di doversi caricare di titoli scadenti provenienti dai paesi in difficoltà”.
”Il principale problema dell’Europa è la crescita e l’occupazione. È doveroso avere uno strumentario di politica economica più orientato in questo senso: ma questo non significa più crescita con maggiore disavanzo, perché né l’Italia né l’Europa se lo potrebbe permettere. Significa invece avere più crescita attraverso riforme strutturali come quelle che sono all’attenzione del Parlamento”, conclude Monti.