Draghi: riforme per crescita, non bacchetta magica

di isayblog4 20 views0

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Il governatore della Banca d’Italia e futuro presidente Bce Mario Draghi: “Non esiste una bacchetta magica per stimolare la crescita economica. In diversi paesi europei dove la crescita è particolarmente bassa il potenziale per attuare le riforme strutturali invocate da anni è amplissimo”.

Susanna Camusso, segretario della Cgil – intervistata da la Repubblica – a ventiquattro ore dallo sciopero indetto per protestare contro una manovra di “profondissima iniquità”, e in particolare proprio contro l’art.8, relativo alla ‘facilita” di licenziamento, che violerebbe l’accordo tra le parti sociali a cui si rivolge (Cisl, Uil, e Confindustria) affinché scelgano: “Sull’articolo 8 della manovra è pronto il ricorso alla Consulta. Ci sono evidenti profili di incostituzionalità. Ricorreremo alla Corte Costituzionale appena possibile e tuteleremo i lavoratori i cui diritti dovessero esser messi in discussione da quella legge. Poi apriremo un conflitto in tutte le aziende e i territori, con scioperi dove si tenterà di applicarla”.
”Il nostro sciopero di domani ha già salvato le pensioni, la tredicesima degli statali e le festività civili. Mai nella storia della Repubblica – prosegue Camusso – ci sono stati un governo e un ministro del Lavoro che avessero come scopo quello di abolire il contratto nazionale, lo Statuto dei lavoratori, i diritti dei lavoratori. È una vicenda che contrasteremo con tutti i mezzi. Continueremo a chiedere lo stralcio quando la discussione arriverà nell’Aula del Senato. Per noi è una norma inapplicabile. Ma d’altra parte un governo animato da uno spirito di vendetta non può fare scelte positive per il Paese. Sull’eventuale discesa in campo di Alessandro Profumo – chiude Camusso – continuo a pensare che non serva una rincorsa ad un papa straniero, anche se è condivisibile la proposta sulla patrimoniale”.
Ieri, nonostante il giorno festivo, la Commissione Bilancio ha lavorato ininterrottamente per tutta la giornata. L’obiettivo era arrivare al via libera in giornata, anche perché la preoccupazione, secondo quanto trapelato, era quella di chiudere la manovra prima dell’apertura dei mercati asiatici (Tokyo). Oggi il decreto approda in Aula e ci sarà tempo fino a sabato per l’ok definitivo. Poi la palla passerà alla Camera. Per quanto riguarda il passaggio in Aula a Palazzo Madama, ancora sono in tanti, dal segretario del Pdl Angelino Alfano al ministro degli Esteri Franco Frattini, ad escludere il ricorso alla fiducia.
Il ministro dello sviluppo economico Paolo Romani: “Se la fiducia è necessaria – afferma – come sempre può essere messa. È una decisione che verrà presa in settimana. In ogni caso, allo stato delle cose non si può dire una parola definitiva: dipenderà infatti, è quanto trapela al Senato, dal numero degli emendamenti che arriveranno. Se l’opposizione ha visto passare in questi giorni diversi emendamenti presentati – primo tra tutti quello sulla cosiddetta ‘spending review’ di Enrico Morando del Pd, che aveva subito ricevuto la ‘benedizione’ di Giulio Tremonti – resta l’insoddisfazione per una manovra che, secondo Finocchiaro, fa pensare che “il governo, troppo preso dai litigi interni, si sia dimenticato dell’Italia”.
Il testo arriva ora in Aula con diverse novità. A partire dall’articolo 8, con le modifiche votate proprio ieri, che consentono a contratti aziendali e territoriali di derogare a leggi e contratti nazionali. Anche sulla delicata questione del licenziamento, ovvero dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. La Commissione si è incagliata nel pomeriggio sulla questione delle banche di credito cooperativo. Lega e Pdl avevano presentato un emendamento-fotocopia per esentare gli istituti dalla stretta sulle coop. Ma la norma, secondo quanto si apprende, non aveva sufficiente copertura e alla fine gli emendamenti sono stati ritirati. Via libera infine con qualche modifica al pacchetto fiscale firmato dal ministro Tremonti.
Salta in particolare l’obbligo di indicare il nome della banca sulla dichiarazione dei redditi: una modifica criticata da Giovanni Legnini del Pd che vi vede una “mezza marcia indietro” nella lotta all’evasione. Inoltre i controlli del Fisco sui conti correnti bancari potranno scattare anche in via preventiva e non solo in caso di accertamento. I Comuni potranno pubblicare online le dichiarazioni dei redditi, ma per categorie di soggetti, senza dunque una identificazione esplicita del contribuente. Infine la norma sul carcere per i super evasori (oltre 3 milioni di euro) non sarà retroattiva.

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