”Dov’è stata Confindustria fino ad oggi? Cosa faceva, mentre il Governo proseguiva nella sua tassazione scellerata all’indotto industriale, con dei provvedimenti che non permettono la tanto attesa crescita?
La confederazione avrebbe dovuto iniziare, già da tempo, un dialogo costruttivo col Governo, mettendo in luce gli aspetti più critici del tessuto industriale italiano. Ad esempio, si potevano osservare più nel dettaglio i dati statistici relativi alla delocalizzazione produttiva e discutere in maniera più approfondita sulle sue conseguenze. Perché non è stato fatto?”. Antonella Silipigni, responsabile per le Attività produttive e l’Industria dell’Italia dei Diritti, commenta con tono polemico l’intervento in Parlamento di Giampaolo Galli, direttore generale di viale dell’Astronomia, il quale ha criticato il Piano nazionale di riforme proposto dalla maggioranza per consentire la ripresa dell’industria nazionale.
”Confindustria – prosegue la Silipigni – avrebbe dovuto comprendere che il sistema Italia non è più quello di quaranta o cinquanta anni fa, ma è diventato malato e si è impoverito nel tempo. Nel nostro Paese non solo non vengono attuate quelle liberalizzazioni che potrebbero dare un po’ di respiro al mercato nazionale, ma le norme governative dimostrano un’enorme inadeguatezza anche in merito al costo del lavoro”.
L’esponente del movimento guidato da Antonello De Pierro non ci sta e conclude il suo intervento così come lo aveva iniziato, attaccando sia la confederazione sia la maggioranza: ”Il ritardo di Confindustria sull’inappropriatezza delle riforme statali è ingiustificabile, dal momento che questa organizzazione avrebbe dovuto fare da tramite tra la struttura industriale nazionale e il Governo, affinché a Roma capissero, ad esempio, che una delle difficoltà maggiori delle imprese italiane è la crisi di settore.
Questa va al di là della recessione economica mondiale e non è stata mai presa in considerazione dalle forze governative che, facendo finta di nulla, hanno continuato a richiedere alle imprese un esborso di tasse iniquo, antidemocratico e provocatore di una situazione che continua a degenerare. Tutti devono comprendere che il nostro non è più un Paese basato esclusivamente sulle grandi industrie, ma che va avanti soprattutto grazie alle piccole e medie imprese, quelle che sono costantemente dimenticate sia da Confindustria sia dai Governi”.