”Un vero ostracismo. Gravissimo perché chi rappresenta la fetta maggiore degli operatori di settore viene tenuta fuori dalle consultazioni in corso al ministero sul nuovo conto energia”.
Asso Energie Future denuncia, in una nota, l’esclusione propria e delle altre associazioni del fotovoltaico (Assosolare, Aper, Ises), dal tavolo al quale si stanno scrivendo le nuove norme che governeranno gli incentivi. Norme che, spiega il presidente di Aef Massimo Sapienza, ”minacciano di avere impatti pesantissimi sulle imprese, i lavoratori e gli operatori dell’indotto, come già avvenuto col decreto ammazza rinnovabili firmato dal ministro Romani a marzo”.
Il ministro, prosegue Sapienza, ”si ostina a tenere fuori dal confronto il grosso delle imprese, e ad ascoltare solo il Gifi (Gruppo imprese fotovoltaiche) della Confindustria. Perché? Perché evita di incontrarci e ignora le nostre richieste? Non si possono fare consultazioni – continua Asso Energie Future – e ascoltare solo un rappresentanza minoritaria dei soggetti interessati dal provvedimento. Tra l’altro, la stessa assemblea del Gifi si è divisa – come si legge sugli organi di stampa – sul testo dell’accordo contrattato con il ministero dello Sviluppo economico: nel 30% di aziende che hanno votato ‘no’ ci sono gli operatori industriali reali, mentre la maggioranza dei ‘sì’ proviene da piccoli e piccolissimi installatori. È ben strano che a fare la politica sul fotovoltaico di quella che è l’associazione dell’industria siano le mini-aziende. Resta il sospetto che a Confindustria, o agli oligopolisti dell’energia, le rinnovabili proprio non piacciano”.
Resta il fatto che le associazioni rappresentative della maggior parte del sistema fotovoltaico non sono state chiamate a nessun confronto di merito, sulla bozza di decreto che dovrebbe già essere inoltrata alla Conferenza Stato Regioni della prossima settimana. “Il governo ascolti, come si usa fare in tutte le democrazie liberali, le forze sociali coinvolte: non può scegliersi solo interlocutori di comodo. A meno di non avere alcun interesse per il futuro di uno dei settori più promettenti dell’industria italiana, per chi vi investe, per i lavoratori e le loro famiglie”.
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