Luca Zaia, Napolitano ha ragione. Federalismo vittima di una ruvida censura
Come sempre colgono nel segno le parole del Presidente Napolitano sulla figura e la rilevanza storica di Carlo Cattaneo. Non sono tanti quelli che, in un clima diffuso di neocentralismo, si ricordano di Cattaneo, il quale, come tanti altri illustri federalisti, è stato cancellato dai libri di storia e quindi dalla memoria collettiva di questa nazione. Riconosciuto quel che è doveroso riconoscere al Presidente Napolitano non si tratta certo di una dimenticanza casuale. Tutto il movimento federalista, da Cattaneo a Gioberti, fino ad arrivare ad Einaudi e Sturzo, non è stato solo dimenticato: il termine più adatto per definire questo processo di rimozione è ‘censura’.
Come molte altre cose avvenute in questo squarcio di storia italiana, anche l’emarginazione culturale del movimento federalista è figlio di una censura deliberata, il prodotto di quel pensiero unico che si è voluto instillare nelle scuole, nelle università, attraverso i libri e i manuali, fino a innestarsi nel sentire comune. Cosicché l’unico valore riconosciuto è diventato quello del centralismo, che ha ruvidamente tagliato fuori tutto ciò che non era incasellabile o riproducibile in questo schema. È arrivato il momento di far entrare aria nuova nelle stanze della storia e della cultura popolare. È l’aria nuova del federalismo, del resto, già redatta dai padri costituenti e mai applicata in questi sessant’anni. Bisogna riscoprire il valore vivissimo di un pensiero che nell’autonomia e quindi in una struttura federale vedeva, giustamente, l’unica possibilità di libertà e di autentica unità per la nazione.